La storia dei Manga

Quando nel 1814 il pittore Katsushisa Hokusai coniò il termine manga, certo non immaginava che oltre cent’anni dopo sarebbe stato così largamente usato dai suoi connazionali. Hokusai congiunse gli ideogrammi “man” (immagine) e “ga” (satireggiante) per dare il titolo ad una sua raccolta di disegni e schizzi, Hokusai Manga, ma successivamente il termine è stato utilizzato per indicare tutti i disegni satirici (dalle vignette alle strisce) e in seguito i fumetti… ops, i Manga!

Difficile stabilire la data di nascita del fumetto giapponese, comunque tra gli anni da ricordarvi è il 1862, quando a Yokohama nasce The Japan Punch, rivista satirica fondata dall’ inglese Charles Wirgman, e contenente strisce e caricature. Si tratta di una pubblicazione in stile europeo, ma che forgerà i primi disegnatori nipponici.

Del 1914 è invece la prima rivista dedicata ai fumetti, chiamata Shonen Club ed è pubblicata da Kodansha. All’ inizio del secolo però, i fumetti giapponesi non sono ancora ben definiti Tra i primi a nascere vi è Norakuro, un cane randagio arruolato nell’ esercito imperiale che vive divertenti avventure scritte e disegnate da Suiho Tagawa, e che in caso di bisogno si trasforma in un utile mezzo di propaganda negli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Ma è nel dopoguerra che i manga cominciano a divenire numerosi e diffusissimi presso la popolazione giovanile. Gran parte del merito spetta a Osamu Tezuka, che con la sua prima opera da professionista, Shin Takarajima (La nuova isola del tesoro), crea le basi per il fumetto giapponese. Forse ispirato da Astroboy dello stesso Tezuka (di cui avremo modo di parlare).

Un altro grande mangaka di quel periodo, Shotaro Ishinomori, nel 1964 crea Cyborg 009, storia di un gruppo di ragazzi che, nonostante siano stati trasformati in cyborg contro la loro volontà, combattono per il bene dell’ umanità. Sampei Shirato si specializza in storie di ninja, nel 1964 crea Kamuiden, e lo riprende nel 1965 col titolo Ninpu Kamui Gaiden (Kamui), scrivendo e disegnando le incredibili gesta del ninja Kamui.

Leiji Matsumoto diviene celebre grazie alle sue saghe spaziali, romantiche e appassionanti: Uchu Kaizoku Capitan Harlock (Capian Harlock), Ginga Tetudo999 (Galaxy Express 999) e Uchu Senkan Yamato (Starblazers) del 1974.

Go Nagai, invece, dopo gli esordi legati a manga scollacciati ed umoristici, all’ inizio degli anni settanta con Mazinger Z (Mazinga Z) dà il via al filone dei robot giganti, che tanto successo avrà nelle versioni animate per la televisione.

E sono proprio gli anni settanta a rappresentare il nuovo boom dei manga!

Dopo gli autori classici arrivano le nuove leve, artisti che desiderano esplorare nuove vie, toccare nuove tematiche, sperimentare nuovi stili di disegno.
Rumiko Takahashi crea Urusei Yatsura (Lamù), Maison Ikkoku (Cara dolce Kyoko), Ranma 1/2.

Tsukasa Hojo, dal morbido tratto, ama le serie investigative e realizza Cat’s Eye (Occhi di gatto) e City Hunter.

kira Toriyama diventa celebre grazie al demenziale (senza offesa per nessuno!) Dr. Slump e Aralechan (Dr.Slump), per poi bissare il successo e portarlo in scala internazionale con Dragon Ball.

Un ulteriore scossone arriva negli anni ottanta, quando le storie distruttive ed il disegno accuratissimo si fanno largo in manga di fantascienza e fantasy. Katsuhiro Otomo spopola in patria ed all’ estero col suo Akira.
Nel 1985 Masamune Shirow segue la scia, e con Appleseed realizza un manga, ancora in svolgimento, in cui la fantascienza è ipertecnologica, i disegni elaboratissimi, la trama complicatissima.

Katsushi Hagiwara nel 1988 stravolge il genere fantasy con Bastard!!, manga in cui il terribile stregone Dark Schneider è indifferente ai concetti di male e di bene, mostra una potenza distruttiva inaudita ed una grande passione per le belle ragazze

Kia Asamiya é meno innovativo, ma sforna un gran numero di moderne serie fantascientifiche, tra cui la più famosa é Silent Mobius, ambientato in un cupo futuro con tanto di corpo di polizia antidemone.Hokuto no Ken (Ken il guerriero) disegnato da Tetsuo Hara, trasporta invece il lettore in un violento mondo post olocausto.

Come è noto i manga sono legati a doppio filo agli anime, i cartoni animati, così moltissime serie beneficiano di una colorata trasposizione in animazione ed altre nascono direttamente per il cinema o per la TV.

Tra i produttori più longevi e famosi del panorama giapponese vi è la Tatsunoko, che già negli anni sessanta, sfidava il solito Astroboy di Tezuka (che nel 1963, ebbe l’ onore di vedersi dedicata la prima seri televisiva giapponese). In Shinzoningen Kyashan (Kyashan il cigno) del 1973, la Tatsunoko, racconta la triste storia di Tetsuya, ragazzo trasformato in cyborg per affrontare l’ esercito di robot che sta conquistando la terra.

Nel ciclo delle Time Bokan (macchine del tempo, calendar man), invece troviamo le divertenti avventure di alcuni viaggiatori del tempo, ostacolati da un trio di nemici buffi e pasticcioni, con mezzi meccanici che sembrano giocattoli giganti.

Tra le più importanti serie animate giapponesi va sicuramente ricordata, Kidoo Senshi Gundam (Gundam), questa fortunata serie del 1979 darà vita a molti sequel più o meno riusciti.

Anche gli anime sportivi sono molto popolari e spesso tratti da manga. Attack n.1 (Mimì e le ragazze della pallavolo), Captain Tsubasa (Holly e Bengy) preferisce il calcio, mentre Tsurikichi Sapei (Sampei) si concentra sulla pesca.

Tra gli anime storici mensione d’onore per la bella serie Versailles no Bara (Lady Oscar), che fornisce un accurato spaccato della rivoluzione francese.
La mitologia greca è invece il piatto forte dei Saint Seya (Cavalieri dello Zodiaco); la serie Tv The secret of blu water (il mistero della pietra azzurra) trasporta invece lo spettatore in un mondo alternativo, realizzato dallo Studio Gainax, famoso per aver rinnovato il genere robotico grazie alla serie Evangelion.

E Quanto ancora si potrebbe parlare citando Ashita no Joe(Rocky Joe), Doraemon, Lupin III, fino ad arrivare alle paladine della giustizia Sailor Moon ed a Dragon Ball!

Per concludere con la parte dedicata ai manga direi che è obbligatorio ricordare il più rappresentativo fumettista nipponico: il re del manga Osamu Tezuka.

La sua vita coincide quasi perfettamente con quella dell’ era Showa (1926-1989): nasce infatti nei pressi di Osaka il 3 novembre del 1928 e muore il 9 febbraio del 1989 a meno di un mese dalla morte dell’ imperatore, ma ricevendo molta più attenzione dai media e dai numerosi fan.

Fama decretata anche dalla retrospettiva tenuta nel prestigioso National Museum of Modern Art di Tokyo nel 1990 e soprattutto dall’ apertura dell’ Osamu Tezuka Manga Museum nella cittadina di Takarazuka nel 1994, e subito visitato da una miriade di appassionati.

Alcuni dei suoi lavori più famosi in Italia sono Jungle Taitei (Kimba il leone bianco), e Ribon no Kishi (La principessa Zaffiro). Con quest’ ultimo, Tezuka, fu il primo a creare lo Shojo Manga ossia il manga per ragazze. Infatti, l’ eroina in questione, era una ragazza nata con due cuori (uno maschile ed uno femminile) che veniva allevata come un maschio allo scopo di poter governare un regno fantastico (anche nella fantasia pare che i regni spettino solo ai primogeniti maschio!).

Per rivendicare quindi anche i grandi lavori che sono stati fatti da donne e che hanno avuto enorme successo non posso non citare Rumiko Takahashi, la quale si merita almeno l’appellativo di “principessa dei manga” per aver creato Urusei Yatsura (i casinisti della stella Uru, conosciuto in Italia come “Lamù”).