La Bovinicoltura da latte

La Bovinicoltura da latte

I fattori che influenzano la produzione quali-quantitativa del latte sono:

Endogeni:

- Età della vacca

- Numero delle lattazioni

- Morfologia della mammella

- Condizioni fisiologiche (tare genetiche )

- Base genetica

Esogene

- Tecniche di mungitura

- Tecnica di allevamento (- Modalità costruttive - Condizioni igienico – sanitarie

- Alimentazione

L'alimentazione

Una corretta alimentazione consente di:

- Ottenere una produzione di latte maggiore sia sotto l'aspetto quantitativo sia qualitativo.

- Riproduzione più facilitata.

- Riduzione delle spese mediche.

La razione alimentare

La razione alimentare è il quantitativo di alimento che deve essere somministrato giornalmente all'animale.

Una razione alimentare deve soddisfare i fabbisogni energetici (U.F.; Kcal), fabbisogni proteici (gr x proteine digeribili), fabbisogno di ingombro (UF/S.S.), fabbisogno di sali minerali (gr; mg;) e fabbisogni vitaminici (u.I.; mg).

Col razionamento, inoltre, si fornisce agli animali la necessaria quantità di sostanze nutritive indispensabili ad assicurare il normale funzionamento dell'organismo per dar luogo alle prestazioni attese.

Nel corso del processo digestivo i prodotti insolubili dell'alimento vengono espulsi con la defecazione, mentre i prodotti solubili passano attraverso le pareti ruminali (papille ruminali) e intestinali, con conseguente immissione in circolo ematico e, tramite questo, nel resto del corpo.

Nelle varie cellule dell'organismo questi prodotti vanno incontro ad un gran numero di reazioni biochimiche, i cui effetti possono essere:

  1. demolizione di una parte dei prodotti digerenti al fine di liberare l'energia in essi contenuta, necessaria alle funzioni corporee con produzioni di composti molto semplici (acqua, anidride carbonica, urea, azoto molecolare, ecc.) che vengono escreti tramite le urine, il respiro e le eruttazioni.
  2. La rimanente parte è impiegata nella sintesi delle sostanze, che vanno a comporre le parti del corpo animale, come la base muscolare, il grasso o secreti come il latte.

In base a queste considerazioni si distinguono:

- la razione di mantenimento:

consiste nella quantità di alimento che un animale deve ricevere giornalmente per rispondere alle esigenze del metabolismo basale, ossia la produzione del calore necessario a mantenere costante la temperatura corporea, fornire l'energia necessaria alle varie funzioni vitali, per riparare l'usura dei tessuti.

Altro dato da non trascurare è quello dei dispendi energetici improduttivi, cioè i movimenti improduttivi all'interno delle stalle, al pascolo, per percorrere la strada che separa la stalla dalla sala mungitura ecc. ecc.

La razione di mantenimento è in funzione del peso vivo dell'animale, dell'età, dell'attitudine produttiva, del tipo di allevamento e del clima.

- la razione di produzione:

corrisponde alla razione di mantenimento integrata dalle quantità di alimenti necessaria alle produzioni che sono lo scopo dell'allevamento.

La razione di produzione varia secondo l'indirizzo produttivo (carneo latte) e l'entità della produzione (ad esempio, secondo i litri di latte forniti giornalmente da una vacca).

La trasformazione di questa razione alimentare in prodotti è la vera finalità dell'allevamento che, per realizzare il massimo tornaconto, non deve dar luogo né a sprechi né a deficienze: si tenga presente che il costo dell'alimentazione incide mediamente per il 60 - 70% sul costo totale delle produzioni zootecniche.

Per risolvere razionalmente il problema del razionamento è necessario conoscere esattamente il reale valore nutritivo degli alimenti e le esigenze dei singoli soggetti allevati.

Una razione ben fatta deve:

  1. - apportare all'animale una quantità sufficiente di principi energetici;
  2. - contenere le sostanze azotate (proteine) necessarie, come quantità e qualità, per i
  3. processi plastici.
  4. - assicura un'alimentazione sufficientemente ricca di sali minerali e vitamine;
  5. - essere appetitosa e priva di sostanze tossiche;
  6. - presentare un volume né troppo grande né troppo ridotto, ma adeguato all'apparato digerente dell’animale.

Alle condizioni tecniche su esposte vanno aggiunte altre di natura economica e pratica:

  1. la razione deve essere la meno costosa possibile;
  2. la razione deve poter essere preparata e somministrata comodamente.

Nel calcolare la razione giornaliera, come già detto, si cerca prima di tutto di soddisfare I fabbisogni degli animali in princiòopi energetici, sostsanze azotate, ecc; successivamente si verifica che le altre condizioni, soprattutto il volume di ingombro, siano soddisfatte: in caso negativo si apportano piccole correzioni alla razione inizialmente stabilita.

I PRINCIPI NUTRITIVI DEGLI ALIMENTI

Acqua

Tutti gli alimenti ne contengono; a seconda che il contenuto d'acqua sia inferiore al 20% o superiore al 20% si dividono in alimenti secchi o acquosi.

Le erbe fresche ne contengono circa l'80%, il fieno il 15%, le granaglie il 10%, certe erbe o certe radici carnose fin oltre il 90%. Un giudizio sommario del valore nutritivo di un alimento può essere fatto conoscendo il suo contenuto percentuale d'acqua o, ciò che più conta, il contenuto percentuale di sostanza secca, ossia ciò che resta dell'alimento dopo aver eliminato tutta l'acqua. La sostanza secca ha determinate caratteristiche: maggiore conservabilità, maggiore valore nutritivo, coefficiente d'ingombro maggiore nella pancia. Sazietà maggiore, scarsa digeribilità. (+ S.S. - digeribilità)

La sostanza secca si determina in stufa a 105° fino a peso costante o per 18 h.

La sostanza secca inoltre composta da glucidi o idrati di carbonio, sostanze azotate, grassi o lipidi, sali minerali e vitamine.

GLUCIDI O IDRATI DI CARBONIO

Questi composti, costituiti da carbonio, idrogeno e ossigeno, costituiscono la maggior parte dei tessuti vegetali di cui constano gli alimenti zootecnici e possono trovarsi sotto forme facilmente digeribili (zuccheri e amido) oppure sotto forme più complesse difficilmente o parzialmente assimilabili (cellulosa, emicellulosa, fibra grezza).

Alimenti molto ricchi di amido e poveri di fibra sono la granella dei cereali e i tuberi (patata, manioca, ecc.), mentre alimenti ricchi di fibra sono i foraggi e, soprattutto, certi sottoprodotti come la paglia e la pula dei cereali.

I glucidi sono alimenti energetici (1 gr apporta circa 4 Kcal), che assumono grande importanza per gli animali da lavoro e da ingrasso.

L'analisi chimica degli alimenti distingue i glucidi in fibra grezza (comprendente cellulosa, emicellulosa, pectine, lignine, ecc.) ed estratti inazotati (amido e zuccheri, calcolati per differenza togliendo dalla sostanza organica la proteina grezza, la fibra grezza e l'estratto etereo).

La fibra grezza, nell'alimentazione bovina, riveste un'importanza fondamentale, poiché assume una funzione meccanica e biochimica. La funzione meccanica consiste in una maggiore funzionalità ruminale (movimenti ritmici del rumine) e nella peristalsi intestinale (movimento ondulatorio), mentre la funzione biochimica consente la sintesi, da parte dei batteri cellulosolitici, della cellulosa in acidi grassi, fondamentali per l'ottenimento di latte e qualità.

Il contenuto di fibra grezza è importantissimo perché c'è una correlazione negativa tra contenuto in fibra e digeribilità degli alimenti.

Sostanze azotate

Sono sostanze costituite da carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto; spesso è presente anche lo zolfo.

Le più importanti sostanze azotate sono le proteine, composti caratteristici della materia vivente, ad alto peso molecolare, che si formano per sintesi di composti più semplici, gli aminoacidi.

La combinazione, in vari rapporti, di diversi aminoacidi produce gli innumerevoli tipi di proteine che si riscontrano negli esseri viventi.

Le proteine rappresentano dal 15 al 20% del peso secco del corpo dell'animale e sono presenti nel latte nella misura del 3,5%. Razioni particolarmente ricche di proteine sono richieste per animali giovani in fase di accrescimento, per femmine in gestazione e per la produzione di latte.

Gli organismi animali fabbricano le loro proteine a partire dagli aminoacidi presenti nel sangue provenienti dalla digestione delle proteine dell'alimento. E' perciò importante la composizione aminoacidica di questo, in quanto se certi aminoacidi (aminoacidi essenziali) scarseggiano la sintesi proteica dell'animale è rallentata.

Gli aminoacidi essenziali non vengono composti dall'organismo animale, ma vengono assunti dall'animale tramite l'alimentazione. Gli aminoacidi essenziali sono 8-9, mentre quelli non essenziali, che vengono definiti banali, sono circa 13.

Per i ruminanti, comunque, la composizione aminoacidica non ha molta importanza, in quanto essi utilizzano le proteine di sintesi microbica che si formano nel rumine.

Gli alimenti ricchi in proteine, che si impiegano nell'alimentazione animale sono i panelli e le farine di estrazione dei semi oleosi (soia, arachide, girasole, ecc.), le farine di carne di pesce, i semi di leguminose da granella (favetta, pisello, lupino, ecc.), i foraggi di leguminose.

L'analisi chimica indica le sostanze azotate totali con la voce proteina grezza.

Grassi o lipidi

I grassi o lipidi hanno un ruolo importante nella struttura cellulare degli organismi e sono una fonte di energia estremamente concentrata (1 gr. apporta 9,3 Kcal.). Essi ,quindi, hanno un potere energetico e ingrassante di grande rilevanza, che però non ha un'importanza di primo piano nell'alimentazione, poiché questa funzione energetica può essere svolta in gran parte dai glucidi.

Il ruolo dei grassi, in sintesi, può essere così riassunto:

  1. - funzione energetica (ciclo di Kreebs);
  2. - costituiscono una riserva energetica (grazie al tessuto adiposo);
  3. - entrano nella composizione delle principali vitamine liposolubili (A, D, E, K);
  4. - lipidi cellulari (fosfolipidi e sinapsi).
  5. L'analisi chimica comprende i grassi nella dizione estratto etereo.

Sali minerali

Sono sempre presenti negli alimenti anche se in quantità molto variabile ed hanno somma importanza per la nutrizione degli animali, in quanto lo scheletro, il sangue, il latte e tutti i tessuti contengono un gran numero di elementi minerali differenti. Particolare importanza hanno il fosforo e il calcio, che intervengono largamente nella costituzione dello scheletro, ma anche il sodio, il magnesio, il ferro, ecc.. Se insufficientemente presenti nella razione, possono dar luogo a disturbi, a cali di produzione e, addirittura alla morte. L'analisi chimica indica il contenuto di sali minerali sotto la voce ceneri.

Vitamine

Sono sostanze di diversa natura che agiscono sullo sviluppo e la salute degli animali a dosi straordinariamente piccole, non svolgendo un'azione direttamente nutritiva, ma permettendo lo svolgimento dei complessi processi vitali che avvengono nelle cellule (respirazione, accrescimento, calcificazione ecc.). L'insufficienza di una vitamina nella razione provoca la avitaminosi, disturbo che porta al deperimento e alla morte dell'animale.

Le principali vitamine che interessano la produzione animale sono le seguenti: vitamina A (con funzione auxiniche, epitelio protettiva, antixeroftalmica), vitamina D (con funzione calciofissatrice e antirachitica), E (della fecondità), K (antiemorragica), ecc.

DIGERIBILITA' DEGLI ALIMENTI

L'analisi chimica di un alimento dà un'indicazione molto sommaria del suo valore nutritivo per gli animali, poiché questi possono utilizzare solo quelle quote dell'alimento suscettibili d'essere digerite.

Di un alimento è quindi necessario conoscere la digeribilità. La digeribilità varia moltissimo da alimento ad alimento e in uno stesso alimento (ad esempio, erba) con l'età della pianta.

In genere la digeribilità è fortemente influenzata dal contenuto di fibra: non solo la fibra è di per sé poco digeribile, ma con la sua presenza abbassa la digeribilità anche degli altri principi nutritivi (per questa ragione alla razione alimentare viene aggiunta dell'urea, che spezza il legame cellulosa-lignina, rendendo più facilmente attaccabile dalla microflora e la microfauna ruminale).

Gli animali poligastrici o ruminanti, comunque, valorizzano anche gli alimenti più fibrosi o grossolani, grazie all'attacco di questi da parte della microflora ruminale e alla successiva digestione intestinale della biomassa microbica da parte dell'animale.

VALORE NUTRITIVO DEGLI ALIMENTI

Come si è visto non tutta l'energia e i principi nutritivi degli alimenti vengono utilizzati dagli animali per i loro scopi fisiologici e produttivi. Una parte va persa con le feci, le urine, i gas di fermentazione ruminale e intestinale, e con il calore prodottosi nel corso delle fermentazioni stesse e dei processi metabolici digestivi.

L'energia totale (o lorda) dell'alimento meno l'energia contenuta nelle feci dà l'energia digeribile; l'energia digeribile meno le perdite dovute ai gas di fermentazione e lavoro digestivo dà l'energia metabolizzabile; l'energia metabilizzabile meno l'energia delle urine e l'ADS (Azione Dinamica Specifica, cioè l'energia usata per la sintesi di sostanze complesse partendo da sostanze semplici, ad esempio: aminoacidi-proteine, trigliceridi-lipidi) dà l'energia netta. Quella netta è l'energia effettivamente utilizzabile per il mantenimento e la produzione, che rappresenta in genere dal 25 al 40% (da 25 a 40 Kcal su 100) dell'energia totale (i valori più alti vengono per gli alimenti concentrati, più bassi per quelli grossolani).

I valori di energia sono espressi in termini di calorie (cal) o di multipli Kilo-calorie (Kcal = 1000 cal) o mega calorie (Mcal o Therm = 1 milione di calorie). A livello pratico rimane più comodo importare il razionamento su un'unità di misura convenzionale basata su una stima indiretta del valore energetico: l'unità foraggiera (U.F.) o unità scandinava, poiché fu studiata e messa a punto per la prima volta in Svezia. Questo metodo stima il valore nutritivo di un alimento nella produzione del latte e adotta come unità di misura il contenuto energetico di 1 Kg. d'orzo o di 2,5 Kg di fieno normale di prato stabile, che forniscono un apporto energetico pari a 1660 Kcal. Attualmente si tende a suddividere le U.F. in U.F.L. (Unità Foraggiere Latte) e U.F.C. (Unità Foraggiere Carne), poiché la prima premia maggiormente gli alimenti grossolani, infatti, le vacche da latte utilizzano meglio gli alimenti con fibra grezza e cellulosa, mentre quelli da carne premiano più gli alimenti concentrati, quali farine di cereali e sottoprodotti dell'industria olearia (farine di soia, arachidi e panelli di girasole).

I fabbisogno di mantenimento, in unità foraggiere, si calcola:

ADULTI:

0,8 UF • q.le PV Stabulazione fissa

0,8 UF • q.le PV • 1,1 Stabulazione libera

0,8 UF • q.le PV + 1 UF/DIE Semibrado / brado / pascolo


GIOVANI:

0,5 UF • q.le PV + 1,5 UF Stabulazione fissa

0,5 UF • q.le PV (+ 1,5 UF) • 1,1 Stabulazione libera

0,5 UF • q.le PV + 1,5 + 0,5 UF Semibrado / brado / pascolo


Fabbisogno di produzione

Produzione di latte:

- 0,33 UF • Kg di latte vacche con bassa produzione, quali quelle da

carne (10-12 Kg.)

- 0,38 UF • Kg di latte vacche con elevata produzione

Gravidanza

- VII mese = 0,5 UF • DIE

- VIII mese = 1,0 UF • DIE

- IX mese = 1,5 UF • DIE

Incremento

- 2-3 UF • 1 Kg IMG

- 0,2-0,3 UF • gr. IMG

Da non trascurare, oltre alle unità foraggiere, l'importanza che rivestono nell'alimentazione, i protidi digeribili.

I quantitativi di protidi digeribili sono:

Produzione di latte:

- 60-70 gr di PD • Kg di latte prodotto

Gravidanza

- VII mese = + 150 gr.

- VIII mese = + 225 gr.

- IX mese = + 300 gr.

Accrescimento  30-40 gr di PD • 100 gr. di IMG

ALIMENTI DEL BESTIAME

Gli alimenti per uso zootecnico vengono di solito suddivisi in foraggi e concentrati o mangimi. Generalmente vengono distinti come segue:

Foraggi verdi:

comprendono le erbe allo stato fresco, o consumate sul posto (pascolo) o consumate in stalla, previa falciatura. L'erba ha valore nutritivo diversissimo a seconda della specie botanica, dell'età, della fertilità e natura del terreno, ecc. L'erba giovane è acquosa, ma molto digeribile e ricca di proteine, sali minerali e vitamine. L'erba fresca, quindi, rappresenta un alimento eccellente per gli animali.

Nel gruppo dei foraggi verdi vanno compresi anche materiali diversi dall'erba, ma succulenti come ad esempio radici (di barbabietola, di carota) o tuberi (patata).

Foraggi secchi:

sono costituiti essenzialmente dal fieno, cioè dall'erba falciata fatta essiccare naturalmente e conservata; rientrano in questo novero foraggi secondario come le paglie dei cereali o delle leguminose da seme, di limitato valore alimentare, e l'erba disidratata, cioè essiccata molto rapidamente in essiccatoi speciali ad altissima temperatura, che ne conservano integralmente l'elevato valore nutritivo.

Foraggi fermentati:

sono costituiti dall'erba insilata, ossia conservata mediante una fermentazione spontanea entro speciali costruzioni dette sili. Gli insilati hanno un valore alimentare molto diverso secondo l'umidità, la natura del foraggio, il tipo di fermentazione subito, lo stato di maturazione al momento della raccolta.

Alimenti concentrati (o mangimi):

contengono in poco peso e volume una notevole quantità di sostanze facilmente digeribili. Comprendono diversi tipi di prodotti che possono essere classificati come segue:

- alimenti energetici (protidi grezzi _ 15%): granella di cereali, sottoprodotti dell'industria molitoria (crusca, tritello, ecc.), residui dell'industria zuccheriera (polpe secche di barbabietola, melasso) e radici (bietole di foraggio).

- alimenti proteici (protidi di grezzi _ 25%): panelli e farine di estrazione, farine di carne e di pesce.

- alimenti energetico proteici (protidi grezzi 15-25%): semi di leguminose (fava, piselli), panello di germe di mais, farine di erba medica, ecc., mescolando opportunamente due o più mangimi semplici si ottengono i mangimi composti, preparati per lo più da ditte specializzate seguendo il concetto fondamentale di fornire in un unico alimento tutti i principi nutritivi e biologici nelle quantità, proporzioni e forme più adatte alla natura e alle esigenze, all'indirizzo produttivo dell'animale: si hanno così tipi per vacche da latte, da carne, per vitello, ecc..

I mangimi composti si presentano come uno sfarinato costituito da associazioni di granella di cereali e leguminose macinata, di panelli vari, di farine di carne o di pesce, di crusche o cruschelli; il tutto può essere integrato, secondo il criterio della più rigorosa razionalità, con vitamine e sali minerali (mangimi integrati) e, in certi casi, con sostanze antibiotiche (mangimi integrati medicati).

RELAZIONE NUTRITIVA

Per definire meglio un alimento, utile riesce anche l'indicazione della relazione nutritiva, che si definisce come il rapporto tra le quantità digeribili di sostanze non azotate (glucidi e grassi) e di proteine.

Quando in un alimento tale rapporto è inferiore a 6 si dice che ha relazione nutritiva stretta, vale a dire che contiene notevoli quantità di proteine; quando è superiore a 6 si dice che la relazione è larga, cioè che l'alimento è povero di proteine, tanto più quanto più alto è il numero.

E' opportuno non fare confusione fra valore nutritivo e relazione nutritiva: ad esempio la granella di mais e la farina d'estrazione di soia hanno lo stesso valore nutritivo (110 U.F. • 100Kg), mentre la loro relazione nutritiva è diversissima: 11 nel caso del mais, 1 nel caso della soia. E' evidente che il mais è un alimento molto energetico e poco proteico adatto ad animali da ingrasso o da lavoro, mentre la farina di soia è un concentrato proteico adatto ad animali esigenti in fatto di proteine (galline ovaiole, vacche lattifere, ecc.)

VOLUME D'INGOMBRO

La razione deve presentare un volume d'ingombro adeguato all'apparato digestivo dell'animale e alla sua capacità di assunzione. Se la relazione è troppo voluminosa, perché costituita da foraggi grossolani (fieni cattivi, paglie, polpe secche di barbabietola) o molto acquosi (certi insilati), l'assunzione ne è limitata, il tubo digestivo si affatica, la digestione diventa difficile e, nei giovani, il corpo si deforma. Se al contrario, la razione è troppo concentrata, come accade se si alimenta solo con farine e panelli, lo stomaco non si riempie completamente, l'animale resta insoddisfatto e l'apparato digerente si impigrisce.

Per ottenere il volume ottimale si mescoleranno opportunamente foraggi grossolani con mangimi concentrati, foraggi acquosi con foraggi ricchi di sostanza secca, ecc.

PREPARAZIONE DEGLI ALIMENTI

Foraggi e mangimi possono essere somministrati come si trovano, ma spesso è conveniente sottoporli a preparazioni particolari che consentono di conseguire i vantaggi seguenti:

a) renderli più appetitosi;

b) aumentare la loro digeribilità;

c) facilitarne il mescolamento;

d) evitare o ridurre gli sprechi;

e) diminuire il lavoro di masticazione;

f) arricchirli di determinati principi biologici;

g) eliminare o ridurre eventuali principi tossici.

I trattamenti cui più spesso vengono sottoposti i foraggi sono:

- trinciatura dei foraggi grossolani, in modo che possano essere mangiati completamente mescolati con facilità;

- mescolanza di foraggi diversi in modo da renderli meglio accettati dal bestiame;

- schiacciatura e sfarinatura delle granelle di avena, orzo, mais, fava, in modo da facilitarne la masticazione ed aumentare la digeribilità;

- ammollamento e macerazione di farine, panelli e fieno o paglia con acqua calda.

ALIMENTAZIONE “STAGIONALE” O “COSTANTE TUTTO L‘ANNO”

Come è noto la trasformazione degli alimenti somministrati è tanto più vantaggiosa quanto più efficienti risultano le complesse attività che avvengono nel rumine e la “resa” è massima allorché le condizioni in cui si svolge il biochimismo ruminale si mantengono costanti il più a lungo possibile. Tali considerazioni ridimensionano molto l'accesa discussione, tuttora in atto, se sia meglio un'alimentazione uniforme tutto l'anno rispetto a quella tradizionale che utilizza i foraggi stagionali. Ciò che emerge chiaramente è la necessità di un passaggio graduale da un tipo di razionamento a un altro; ad esempio: da una razione invernale a quella primaverile-estiva, cioè da una razione costituita prevalentemente da foraggi conservati (fieni e insilati) a una razione la cui base foraggiera è rappresentata da foraggi verdi.

Inoltre al variare del razionamento deve corrispondere puntualmente una revisione degli apporti alimentari in sostanza secca, energia, proteine, sali minerali e vitamine. Diventa quindi indispensabile conoscere l'analisi chimica e il valore nutritivo dei foraggi prodotti in azienda che, a seconda della stagione, entrano a far parte della razione; solo così si potrà mettere a punto un mangime complementare adatto per quel periodo.

E' chiaro che qualora la razione cambi frequentemente diventa difficile correggere in maniera tempestiva le carenze o gli eccessi che si riscontrano allorché si procede al calcolo del bilancio nutritivo. Ecco il motivo per cui ormai in molte aziende si è affermata una tecnica alimentare che prevede un razionamento uniforme e costante per tutto l'anno e che quindi non usufruisce più della produzione stagionale dei foraggi verdi.

Chi non adotta la tecnica alimentare del tipo “tutto secco tutto l'anno” deve comunque prevedere passaggi di dieta il più possibile graduali e, in ogni caso, limitare l'erba a 25-30Kg. giornalieri/capo; razioni d'erba superiori alla quantità indicata provocherebbero, a breve o a medio termine, una serie di problemi di varia natura negativi per l'efficienza produttiva e riproduttiva.

TECNICHE DI SOMMINISTRAZIONE DEGLI ALIMENTI

Un altro aspetto estremamente interessante è quello relativo alla tecnica di somministrazione degli alimenti. Quando le vacche avevano produzioni di latte basse (15-20 Kg di latte al giorno) il problema dell'integrazione energetica della razione era di poco conto.

La razione era costituita per lo più da foraggi con minimo apporto di concentrati. La necessità di somministrare quantità più elevate di concentrati per andare incontro agli aumenti fabbisogni di ogni bovina ha fatto sviluppare una serie di tecnologie. Ricordiamo per prima la somministrazione di concentrati in sala di mungitura che permetteva un'esatta integrazione energetica individuale in rapporto ai fabbisogni di produzione; tuttavia l'ingestione di grandi quantità di mangimi (3-5 Kg.) in pochi minuti oltre a portare una “distrazione” della bovina con conseguenti difficoltà nelle operazioni di mungitura, creava uno scompenso a livello delle fermentazioni ruminali. E' stato infatti dimostrato che la razione, oltre a portare principi nutritivi necessari a coprire i fabbisogni degli animali, deve anche garantire la massima efficienza delle fermentazioni ruminali e che ciò è permesso da un afflusso regolare ed uniforme dei vari principi nutritivi fermentescibili. In pratica si tratta di evitare l'apporto massiccio di alcuni principi alimentari fermentescibili (ad esempio: l'amido dei mangimi) che possono indurre fermentazioni anomale.

Dato il costo dell'impianto e i risultati poco soddisfacenti che si ottenevano, la somministrazione di mangimi in sala di mungitura è stata ormai abbandonata. Attualmente due sono le tecnologie più accettabili e più esattamente l'uso degli autoalimentatori e la tecnica dell'UNIFEED che, pur se in maniera differente, riescono a coprire i fabbisogni e a soddisfare tuttavia le esigenze della modularità delle fermentazioni ruminali.

GLI AUTOALIMENTATORI COMPUTERIZZATI

Lo sviluppo dell'elettronica e dell'informatica ha messo a disposizione delle aziende zootecniche sistemi computerizzati, che permettono un'alimentazione personalizzata della vacca da latte. Quindi la possibilità di somministrare a ogni bovina la quantità di alimento che le spetta in base alla produzione di latte, e al suo tenore in grasso, all'età e alle condizioni fisiologiche, ha diffuso l'impiego degli autoalimentatori computerizzati.

Il sistema è costituito da una centralina computerizzata, da punti di distribuzione di alimenti (concentrati e foraggi) e da collari magnetici per il riconoscimento di ogni singolo animale. L'allevatore stabilisce la quantità di alimento che ogni singola vacca può mangiare nell'arco della giornata; Quando la bovina si presenta ad un punto di distribuzione viene identificato e riceve la dose (generalmente 200-500 gr.) la volta può fare richieste ad intervalli di tempo prefissati fino a quando ha consumato la quantità stabilita dall'allevatore, dopodiché la macchina rifiuta ulteriori somministrazioni.

Tutti i giorni si possono aggiornare le razioni in rapporto ai fabbisogni e si può fare un controllo dei consumi effettivi il ché permette, ad esempio, di evidenziare le vacche che non abbiano ingerito la razione prefissata e fare così gli opportuni interventi. Il sistema è estremamente valido, in quanto permette la copertura individuale dei fabbisogni, mentre la somministrazione di piccole quantità per volta di concentrati porta ad un buon andamento delle fermentazioni ruminali. Tale sistema di somministrazione del mangime consente un miglior indice di conversione in latte del concentrato quando questo è erogato con l'autoalimentatore (individualmente)rispetto a quando è somministrato in corsia (al gruppo).

Inoltre, l'esperienza acquisita in diversi allevamenti, cha hanno adottato il sistema elettronico per la regolazione individuale di concentrato messo giornalmente a disposizione della bovina, ci permette di affermare che esso consente all'allevatore di seguire con maggiore attenzione ciascun capo presente in stalla, programmando con accuratezza l'alimentazione sulla base delle singole curve di lattazione e dei controlli della produzione lattea compiuti periodicamente (ad esempio: ogni 7-10 gg.), va comunque tenuto presente, che adottando gli alimentatori, è bene mantenere piuttosto alta la base di latte coperta con gli alimenti somministrati in corsia: orientativamente il 90% della produzione media reale della mandria (nel caso del gruppo unico) o del rispettivo gruppo (in caso di due o più gruppi di produzione). Per esempio, per una stalla con un solo gruppo di vacche in lattazione e con una media effettiva di 28 Kg di latte al giorno per vacca in mungitura, la razione in corsa è bene che copra i fabbisogni di 25 Kg.. In questo modo si riduce la quota di mangime erogato all'autoalimentatore e di conseguenza il rischio che la vacca, assumendo elevate dosi di concentrato all'autoalimentatore, riduca troppo l'ingestione alla mangiatoia e quindi di fibra, non raggiungendo più la quota di fibra di foraggi minima per non incorrere in dismelabolie di varia natura.

La bovina ha infatti un limite fisico-fisiologico di ingestione di SS per cui è normale che aumentando il consumo di concentrato all'autoalimentatore (o al limite in sala mungitura) tenda a ridurre l'ingestione in corsa, in particolare la ridurrà di quel tanto che basterà a raggiungere il massimo di sostanza secca ingeribile a quel peso corporeo e a quel livello produttivo.

L'unico problema, che costituisce un fattore limitativo all'impiego di questo macchinario, è il costo dell'attrezzatura che è piuttosto rilevante, quindi, l'impiego di questo sistema è giustificabile solo per aziende di grande dimensione.

L'UNIFEED

Un criterio di alimentazione che ha destato un certo interesse e ottenuto grande successo, soprattutto per le razze da latte di alta produzione, è quello noto con il nome di «UNIFEED». UNIFEED è l'abbreviazione di «Unique Feed» (alimento unico). Con tale tecnica ci si riferisce dunque a una tecnica adottata inizialmente in Israele circa 20 anni fa, che prevede la somministrazione in mangiatoia di tutti gli alimenti mescolati assieme in unica “miscelata”. Gli americani la chiamano “Total Mixed Ration” (TMR), più che non Unifeed, esprime bene l'assenza di tale tecnica. E' errato, quindi, parlare di Unifeed quando, oltre alla razione alimentare somministrata in corsia, si somministra alle bovine del mangime in sala mungitura o con gli autoalimentatori, oppure del fieno a parte, fuori dal carro: si parla propriamente di Unifeed solo quando l'unico alimento a disposizione delle vacche è costituito dalla razione somministrata sotto forma di miscelata in corsia di alimentazione. In tal caso le bovine non possono scegliere i singoli ingredienti della razione consumandone in maggior quantità alcuni a scapito di altri (ad esempio, più concentrato o meno foraggio).

I foraggi sono ridotti a particelle di 4-5 cm. di lunghezza, dimensione questa che riduce molto il loro ingombro e ne consente una buona miscelazione con i concentrati mantenendone però al contempo la peculiare “fibrosità” e la funzione di stimolo alla masticazione e ruminazione.

La tecnica Unifeed richiede l'uso del carro trinciamiscelatore (o miscelatore abbinato a una trincia) che è fondamentale sia dotato di pesa automatica: solo così infatti è possibile dosare ogni volta i diversi alimenti della razione nella quantità esatta. L'esperienza dice che sia facile sbagliare al riguardo e come solo pensando ogni volta i vari foraggi e concentrati sia possibile evitare errori grossolani.

Al successo e alla diffusione notevole e continua di tale tecnica ha certamente contribuito il silomais che, sotto molti aspetti, rappresenta la base foraggiera ideale per un'alimentazione Unifeed di vacche in lattazione: esso apporta, infatti, contemporaneamente, struttura e voluminosità, fibra, umidità ed energia alla razione.

L'impiego di silomais non è però indispensabile per l'adozione dell'Unifeed e diverse stalle, soprattutto in Nord-Europa (dove l'insolazione e la temperatura sono insufficienti per produrre del buon silomais) adoperano insilato di erba, fienosico, polpe surpressate di bietola o trebbie di birra quali alimenti base della miscela Unifeed. Anche nell'area del Parmiggiano-reggiano si stanno realizzando soddisfacenti razioni Unifeed senza insilati, mediante aggiunta di acqua (8-10 litri/capo giorno) nel carro miscelatore.

Nella preparazione dell'Unifeed il criterio cui attenersi nell'impostazione del razionamento non è più quello tradizionale di calcolo degli apporti giornalieri di principi nutritivi e energia; analogamente a come si opera per volatili e suini si tratta, invece, di calcolare la razione in termini di concentrazione (UFL/Kg. SS, % di protidi grezzi, di NDF, ecc. sulla SS totale della razione).

I molteplici vantaggi dell'Unifeed si possono così riassumere:

  1. - evitare brusche variazioni nella dieta dell'animale;
  2. - facilitare le operazioni di preparazione e somministrazione della razione;
  3. - regolare l'equilibrio della microflora e microfauna ruminale;
  4. - standardizzare la produzione del latte, assicurando una fornitura costante sul piano
  5. quali – quantitativo.
  6. - aumento dell'ingestione di SS (5-10%);
  7. - aumento della produzione di latte (5-8%);
  8. - migliore efficienza di utilizzazione degli alimenti (4-5%);
  9. - aumento del contenuto lipidico e spesso anche proteico del latte;
  10. - maggior persistenza della curva di lattazione;
  11. - riduzione delle forme di chetosi e acidosi;
  12. - minor calo ponderale della bovina all'inizio della lattazione;
  13. - maggior peso delle primipare a fine lattazione;
  14. - minor incidenza di mastiti e malattie podali;
  15. - minore incidenza delle forme di infertilità;
  16. - maggiore possibilità di impiego dei sottoprodotti in azienda.

Detto questo però va precisato:

Una buona o anche ottima conduzione della stalla non è esclusiva di chi pratica l’unifeed

l'applicazione corretta dell'Unifeed non è così semplice come può forse sembrare: fare l'Unifeed è relativamente facile, farlo bene è meno facile e può richiedere mesi di correzioni e aggiustamenti per arrivare alla soluzione ottimale per l'azienda.

L'adozione della tecnica alimentare Unifeed pone oggettivamente il problema della variabilità all'interno dei gruppi medesimi. In una stalla con due gruppi di bovine in mungitura potranno esserci, ad esempio, vacche da 60 e da 30 Kg nel 1° gruppo e vacche da 28 e da 8 Kg nel 2° gruppo.

La variabilità nel livello produttivo (e quindi nei fabbisogni alimentari che ne derivano) all'interno di ogni gruppo sarà meno accentuata all'aumentare del numero dei gruppi in cui le vacche sono suddivise, mentre sarà massima nel caso del gruppo unico..

Per evitare di penalizzare le bovine più produttive all'interno di ciascun gruppo anziché formulare una razione che soddisfi i fabbisogni medi del gruppo, si formula una razione per coprire i fabbisogni di una produzione superiore a quella media utilizzando dei coefficienti moltiplicatori applicati dai tecnici statunitensi (che li chiamano Lead Factors); in pratica si moltiplica la media effettiva individuale di latte giornalmente prodotto dal gruppo per il coefficiente moltiplicatore corrispondente e si formula la razione per il livello produttivo risultante.

Ovviamente i coefficienti sono tanto più piccoli quanto più numerosi sono i gruppi in lattazione e maggiore il numero di vacche (e quindi la variabilità) al loro interno.

SISTEMA TRADIZIONALE

Questo sistema, considerato ormai vetusto e sconveniente, è stato soppiantato dai sopraccitati autoalimentatori computerizzati e Unifeed. Tale sistema prevede la somministrazione separata dei diversi componenti della razione: il fieno, l'insilato, l'erba, il mangime o i singoli alimenti concentrati. La bovina opera di fatto una scelta tra i vari alimenti, se questi vengono elargiti in quantità sufficiente, e ciò non favorisce certo il mantenimento di una razione equilibrata e costante nel tempo. Inoltre l'ingestione dei vari alimenti in tempi diversi determina variazioni sensibili del pH ruminale nel corso della giornata e favorisce il prevalere di una certa popolazione batterica e dei prodotti delle sue fermentazioni in dati momenti e di altre popolazioni microbiche con relative fermentazioni in altri momenti. Si aggiunga il maggior impegno di tempo per la somministrazione dei vari alimenti nel corso della giornata. Al sistema tradizionale si sono quindi via via sostituiti, nella maggior parte di aziende, sistemi più pratici e meglio rispondenti all'esigenza di somministrare razioni costanti, bilanciate nei diversi apporti di principi alimentari e nutritivi, in grado di sostenere l'elevata produzione della bovina nella fase a maggior produzione lattea, limitando la perdita di peso corporeo.

TEMPERATURA AMBIENTALE

Un'altra temperatura ambientale, specie se associata a elevati tenori di umidità relativa (afa), deprimono fortemente l'appetito e di conseguenza l'ingestione di SS da parte della bovina, determinando cali produttivi anche eclatanti.

A prescindere dai vantaggi ottenibili, in tal senso, con l'impiego di ventilatori, umidificatori o altro, la soluzione fisiologica determinata da tale situazione ambientale e analoga a quella della bovina fresca di parto. E' quindi consigliabile, anche in questo caso, concentrare maggiormente i diversi principi alimentari/nutritivi della dieta, tenendo conto che la vacca ingerirà il 10, il 20 o addirittura il 30% in meno! Buona norma in tal caso è la somministrazione degli alimenti in corsia più volte al giorno preferendo comunque le ore serali a quelle del mattino: di notte la temperatura si abbassa e l'appetito viene meno depresso.

La somministrazione alimentare effettuata più volte nell'arco della giornata è decisamente consigliabile nel periodo estivo, allorché le condizioni ambientali favoriscono i processi fermentativi negli alimenti in greppia, soprattutto a carico delle frazioni amidacee e zuccherine, con forti perdite di SS e di valore nutritivo della “miscelata” in corsia.

ERRORI ALIMENTARI E DISORDINI FISIOLOGICI

Affinché i fenomeni vitali negli animali possano svolgersi in forma ordinata e regolare, così che gli animali stessi siano in grado di corrispondere alle esigenze della produttività occorre che tutti i vari processi fisiologici abbiano un idoneo e ordinato andamento.

Ove la dieta, nella sua composizione qualitativa e quantitativa non si presenti atta a fornire, nelle giuste quantità e proporzioni, tutte le sostanze richieste dall'organismo animale, possono instaurarsi fenomeni di disfunzioni e disordini fisiologici che, se continui e intensi, causano vere e proprie forme morbose.

Di questi disordini, alcuni sono strettamente legati all'andamento delle fermentazioni ruminali e limitati nel loro evolversi a questa porzione dell'apparato digerente. Altri sono dipendenti da un alterato svolgimento dei fenomeni metabolici e danno origine a forme morbose che possono causare danni economici anche gravi per perdita di produttività, per morbilità, per morte; disordini metabolici possono essere considerate:

  1. - chetosi
  2. - alcalosi
  3. - acidosi
  4. - timpanismo o meteorismo
  5. - collasso puerperale.

Chetosi

Sintomatologia:

Si verifica un aumento di corpi chetonici nel sangue, causato dall'eccesso di acido  chetoglucarico, originatosi dallo svolgimento dei lipidi. Ciò porta inevitabilmente a un calo di peso.

Inoltre, questa dismetabolia comporta un'intossicazione e ridotta funzionalità di fegato, mammelle e ovaie. Nel caso in cui le ovaie divengono organo bersaglio può verificarsi anche un fenomeno di sterilità.

Questa dismetabolia si presenta principalmente nel periodo post-partum e quando si verifica l'animale difficilmente riprende forza e ricomincia la lattazione.

Eziologia:

La causa di questa dismetabolia è la ridotta presenza di zuccheri nella dieta. Quindi, bisogna fornire agli animali insilati e concentrati.

Profilassi:

Evitare la somministrazione di alimenti carenti di zuccheri, soprattutto nella fase precedente al parto. Lo steaming up riduce il rischio di chetosi.

Terapia:

Ristabilire immediatamente il tenore di zuccheri fermentescibili che vengono trasformati in energia. Inoltre bisogna somministrare vitamine liposolubili e ridurre il tenore proteico della dieta.

Alcalosi

Sintomatologia:

Percezione di un forte odore di ammoniaca in stalla, arti gonfi a causa della ritenzione idrica (edematosi), eccesso di ammoniaca nel sangue, stasi ruminale con blocco della ruminazione, innalzamento del pH ruminale.

Gli animali si presentano offuscati, in stato di torpore, che nei casi più gravi, può portare al coma e, di conseguenza alla morte.

Eziologia:

L'alcalosi è una dismetabolia causata da eccessi proteici, che si manifesta con ridotta funzionalità ruminale e con eccessiva produzione di ammoniaca, che si riversa nel sangue. Quando si verifica un iperproduzione di ammoniaca la causa va ricercata in un errore di alimentazione, come, ad esempio, l'eccessiva somministrazione di urea. Il sovra dosaggio di urea, oltre a causare l'innalzamento del pH ruminale, determina, come già detto, un'eccessiva produzione di ammoniaca che verrà assorbita dalle papille ruminali e immessa in circolo ematico.

Profilassi:

Bisogna evitare la somministrazione di foraggi di leguminose e limitare o razionalizzare l'apporto di urea. L'urea, generalmente, va addizionata agli alimenti poco proteici, come gli insilati.

La quantità raccomandata è di 500 gr. di urea per ogni q.le di insilati circa.

Terapia:

La terapia consiste nel ridurre le proteine nella dieta e somministrare alimenti ricchi di zuccheri, che fermentando abbassano il pH e consentono il recupero degli acidi.

Acidosi

Sintomatologia:

L'acidosi è una dismetabolia traducentesi in un abbassamento del pH ruminale causato da un'intossicazione da presenza di acidi organici (acido lattico, acido butirrico e acido propionico). La presenza dei suddetti acidi è responsabile di stasi ruminali, di mastiti alimentari e della ridotta funzionalità ovarica. Le ovaie, infatti, subiscono un'intossicazione cellulare, che determina una ridotta ovulazione e cisti ovariche, limitando la funzione ovarica.

Tra gli altri organi bersaglio figura anche il fegato.

Eziologia:

La causa è l'eccessiva presenza, nella dieta dell'animale, di farine di cereali di insilati, che sono carenti di proteine. Gli insilati, inoltre, hanno un pH di 4,2.

Profilassi:

Per evitare di incappare in casi di acidosi non si devono somministrare massicce dosi di farine cereali (soprattutto in sala mungitura). Inoltre, bisogna fornire alimenti che garantiscano un buon apporto proteico (foraggi di leguminose e concentrati).

Terapia:

Bisogna somministrare, oltre ad alimenti proteici, anche dei sali minerali (carbonati e bicarbonati) per abbassare il pH.

Timpanismo o meteorismo

Sintomatologia:

In questa dismetabolia i sintomi consistono in un rigonfiamento e stasi del rumine, causati da eccessiva presenza di alcuni gas, quali metano (CH2), anidride carbonica (CO2) e azoto molecolare (N2).

Eziologia:

Questa dismetabolia si verifica soprattutto nel caso di animali al pascolo, in quanto assumono foraggi con alto titolo di zuccheri fermentescibili (trifoglio o medica bagnati). Gli alimenti assunti, una volta nel rumine, vengono attaccati da batteri, che danno luogo a una fermentazione tumultuosa, da cui si originerà metano e uno schiumeggiamento. La schiuma originatasi ostruirà la valvola esofago-ruminale, bloccando il passaggio al metano.

Profilassi;

Per scongiurare questa dismetabolia bisogna somministrare, prima o dopo il pascolamento, fieno o paglia (che garantiscano un buon apporto di fibra grezza), in quanto facilitano i movimenti peristaltici e ritmici del rumine.

Terapia:

La terapia prevede la somministrazione di tensioattivi per ridurre lo schiumeggiamento oppure praticare una fistola ruminale per favorire la fuoriuscita del gas.

Collasso puerperale

Sintomatologia;

Dopo poche ore dal parto si verifica un collasso dovuto alla contrazione smodata del cuore, che conduce alla morte.

Eziologia:

Il collasso puerperale è una dismetabolia minerale, dovuta ad un calo del tasso calcemico nel sangue, dovuto ad un repentino abbassamento delle paratiroidi (il calcio svolge la funzione di regolatore dell'eccitazione muscolare e le contrazioni tetaniche).

Profilassi:

Somministrare prima e durante la gravidanza, per via orale, vitamina D. Inoltre, negli ultimi due mesi di gravidanza bisogna ridurre l'apporto di foraggi di leguminose, poiché, essendo alimenti ricchi di calcio, impediscono lo stimolo delle paratiroidi.

Terapia:

Somministrare calcio organico (ossalati di calcio) e vitamina D per endovena per capi più pregiati.

RELAZIONI TRA ALIMENTAZIONE E MASTITI

Indubbiamente non si può parlare di un rapporto diretto tra alimentazione e mastiti.

Tuttavia, esistono elementi concreti che fanno ritenere plausibile un coinvolgimento degli errori alimentari nell'aumento del rischio incorrere in tali malattie (in occasione di cambiamenti di razione, per difetti di «fibra», per eccessi proteici, ecc.). Inoltre, la capacità di difesa del tessuto mammario, essenziale a riguardo, potrebbe non essere adeguata se sul piano alimentare non si pone attenzione:

- alla disponibilità in misura ottimale dei principi nutritivi coinvolti, quali aminoacidi essenziali, vitamine e oligoelementi (in particolare vitamina A, vitamina E, selenio, rame e zinco);

- alla riduzione, per quanto possibile, di anomalie digestive, ruminali e/o intestinali, che da un lato accrescono numero e virulenza di enterobatteri (agenti causali delle mastiti ambientali) e dall'altro inducono alterazioni endocrino-metaboliche, specie al livello epatico, che possono rendere l'organismo più sensibile ai patogeni.

Utili nelle anomalie digestive sono i modulatori dei processi fermentativi, quali i tamponi, ma soprattutto quelli attivi nell'intestino.

Calcio carbonato, ossido di magnesio, sodio bicarbonato e solfato di zinco possono essere impiegati in ragione variabile a seconda delle razioni. Ad esempio si utilizzano dosaggi per razioni piuttosto ricche di carbonati fermentescibili, rispettivamente, di 100 g., 60 g., 30g. e 5 g nell'ordine.

Interessante è pure l'uso di antibiotici attivi solo nel digerente, in quanto poco o nulla assortiti come l'avoparcina e il monensin (quest'ultimo non autorizzato per le lattifere, mentre dell'avoparcina ne è stata sospesa l'autorizzazione) e le sostanze ad azione adsorbente nei confronti di ammoniaca e altri «tossici», quali le argille attive.

- ad assicurare tutte quelle regole tese a prevenire malattie (metaboliche e non) che, specie nel periodo del puerperio, possono comportare un danno più o meno grave alla funzionalità epatica; chetosi-steatosi, lesioni podali, ritenzione di placenta, collasso puerperale, dislocazione dell'ambomaso ecc. predisponendo così alla mastite.

In tal senso, oltre alle regole generali di razionamento, pare utile richiamare il fatto che le grandi produttrici debbono ricevere nei primi mesi di lattazione un'alimentazione pressoché continua. Ciò significa che, con razioni Unifeed, è bene avere un certo residuo ogni giorno (0,5-1,5 Kg./capo), mentre con gli autoalimentatori di stalle fisse è bene non lasciare gli animali senza concentrati per più di 4-5 ore, in tal modo si riduce al minimo il periodo senza nutrienti provenienti direttamente dal digerente e pertanto viene impedita una forte mobilizzazione delle riserve.