La Bomba Atomica

La Bomba Atomica

La realizzazione delle bombe nucleari è dovuta a numerosi scienziati e a una catena di successive scoperte, iniziate da Enrico Fermi nel 1934.

Molti scienziati tedeschi, per evitare le persecuzioni naziste, si erano trasferiti negli Stati Uniti.

Anche in Italia la politica razziale del regime fascista aveva costretto all'esilio molti intellettuali e scienziati, fra questi, il fisico E. Fermi, sposato con un'ebrea, che approfittando del viaggio in Svezia per ritirare il premio Nobel (1938), cercò rifugiò negli Stati Uniti.

Qui si costituì una comunità di scienziati d'altissimo livello che mise a disposizione del governo le proprie conoscenze in materia di scienza applicata all'industria bellica e alla guerra.

Albert Einstein, altro fisico tedesco emigrato, il 2 agosto 1939, indirizzò una lettera al presidente Roosevelt con la quale lo informava della possibilità di costruire un nuovo tipo di bomba basata sulla fissione nucleare. Con l'ingresso in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941, prese avvio il programma nucleare denominato "Progetto Manhattan".

A capo del progetto venne posto il generale Leslie Richard Groves; ciò significava che i militari ne avrebbero controllato pienamente lo sviluppo.

Di fronte al malumore dei ricercatori per la scelta compiuta dal governo, Groves venne affiancato dallo scienziato Julius Robert Oppenheimer. Il centro segreto di ricerca fu installato a Los Alamos (Nuovo Messico).

Nel marzo 1943 venne avviato il progetto di studi sulla bomba: gli scienziati lavorarono nel timore di essere preceduti dai tedeschi, timore in gran parte infondato, come testimoniavano alcuni documenti nazisti caduti in mano alleata nel novembre del 1944, i quali rivelarono il ritardo dei colleghi tedeschi impegnati nei loro studi sulla bomba. Di fronte al mutato scenario bellico e scientifico che si presentò nel 1945, gli scienziati cominciarono a dubitare dell'utilità dell'impresa, anche in considerazione del tracollo militare giapponese

Morto Roosevelt il 12 aprile 1945, spettava al successore Harry Truman la decisione dell'impiego della bomba. Questi formò un comitato di assistenza presieduto da Henry Lewis Stimson, affiancato da un sottocomitato consultivo composto dai maggiori responsabili del "progetto Manhattan". Il 1° giugno 1945 il comitato suggerì al Presidente di sganciare la nuova arma su una città giapponese per colpire installazioni militari, circondate da edifici danneggiabili onde verificarne gli effetti.

Il 15 e il 16 giugno ci fu l'ultima riunione. Al termine di una discussione lunga e serrata si delinearono tre posizioni: la prima suggeriva di investire nell'energia nucleare, di ridurre al minimo il segreto su tali tipi di studi e di intraprendere una politica internazionale di controllo degli armamenti; il secondo rapporto consigliava di proseguire nel "Progetto Manhattan"; la terza posizione, sostenuta da Fermi, Lawrence ed Oppenheimer, riteneva corretta la decisione di impiegare la bomba a scopi militari soltanto in mancanza di alternative.

Il comitato degli scienziati, venuto a conoscenza degli orientamenti della Casa Bianca, inviò nel giugno del 1945 un memorandum a Truman nel quale si deprecava l'uso della bomba a scopi militari, uso che, per giunta, non trovava giustificazione nemmeno nella motivazione dell'accorciamento della guerra, in un momento in cui non esisteva neppure il pericolo dell'atomica tedesca. Ad avviso degli scienziati era assai più importante porre attenzione alle conseguenze sociali e nei rapporti internazionali che lo sgancio della bomba sul Giappone avrebbe determinato, preoccupazione condivisa, tra i tanti firmatari del memorandum, da Einstein e da Niels Bohr.

Il 16 luglio 1945 tutto era pronto per il primo test atomico della storia: nel deserto del Nuovo Messico, a 100 chilometri di Alamagordo, collocata alla sommità di una torre d'acciaio, a 30 metri di altezza, si trovava la bomba pronta ad esplodere. Contrari all'impiego della bomba su Hiroshima, gli scienziati rimasero sconvolti di fronte alla sua replica su Nagasaki; enorme fu il loro disagio morale ed intellettuale nel constatare i risultati del proprio brillante lavoro utilizzati senza valida giustificazione militare.

Oppenheimer (che venne poi accusato di filocomunismo), Einstein e Fermi rettificarono la loro originaria visione della scienza, neutrale rispetto alle decisioni politiche e militari. In una delle tante dichiarazioni da loro rilasciate si legge: "Noi scienziati, il cui tragico destino è stato quello di aiutare a costruire i mezzi di distruzione più raccapriccianti ed efficienti, dobbiamo considerare come nostro dovere solenne e supremo fare tutto ciò che è in nostro potere per impedire che queste armi siano usate per gli scopi brutali per i quali sono state inventate".

Come funziona la bomba

L'esplosivo nucleare utilizzato nelle bombe a fissione era costituito da uranio e plutonio, due materiali fissili.

Ogni qual volta un nucleo si divide per l'urto con un neutrone, produce almeno due nuovi neutroni, che nel caso di un'esigua massa di materiale fissile, sfuggono senza indurre ulteriori fissioni. Se però si accumula una quantità di plutonio e uranio arricchito, sufficientemente puro e tale da superare la cosiddetta massa critica, si innesca un processo a catena incontrollata, in cui le fissioni di nuovi nuclei si susseguono. La liberazione di energia che ne deriva ha carattere esplosivo.

È necessario però che la massa critica rimanga insieme per un tempo sufficientemente lungo prima di disperdersi nell'esplosione, in caso contrario si avrebbe l'esplosione imperfetta con resa molto bassa.

La bomba di Hiroshima era costituita da due masse di uranio, in ciascuna delle quali lo sviluppo della superficie in rapporto alla massa era tale da non raggiungere la criticità. Una volta accostate le basi delle due parti ne derivava una massa in condizioni critiche. In essa, era usata una carica esplosiva convenzionale per spingere una metà della massa di uranio contro l'altra metà lungo un tubo; superata così quella critica, la massa esplose con la potenza equivalente a 12-13 mila tonnellate di tritolo.

La bomba di Nagasaki utilizzò il fatto che la massa critica si riduce se il materiale fissile viene compresso così da fare aumentare la sua densità. Una massa sottocritica di plutonio venne circondata da cariche di esplosivo convenzionale che, fatte esplodere, compressero il plutonio in condizioni supercritiche e produssero un’esplosione equivalente a 20 mila tonnellate di tritolo.

La produzione delle bombe ed i test nucleari

Dopo l’esplosione dei due ordigni nucleari americani sul Giappone e la fine del secondo conflitto mondiale, furono in molti ad esprimere il timore che sarebbe stato difficile resistere alla tentazione di diffondere la costruzione della bomba, infatti l’Unione Sovietica fece esplodere il suo primo ordigno nucleare segnando l’inizio della corsa agli armamenti. Si pensi che la Russia dispone oggi di quasi 8500 testate nucleari per un totale di 3600 megaton. Gli Stati Uniti oggi dispongono di quasi 7800 testate nucleari per un totale di circa 2150 Megaton.

Lo sviluppo di bombe sempre più potenti e perfezionate ha richiesto un impressionante numero di esperimenti nucleari condotti negli ultimi 50 anni nell’atmosfera, nello spazio, negli oceani e nel sottosuolo. Le cinque nazioni con dichiarate capacità offensive nucleari hanno effettuato più di duemila esplosioni nucleari dal 1945.