Charles Darwin

CHARLES DARWIN
(1809-1882)

I fringuelli delle Galapagos e il mistero dell’origine della specie

La mattinata era fredda, piovigginosa, si sentiva nell’aria che era dicembre.

Il 27 dicembre del 1831, per la precisione.

Il “Beagle”, un piccolo vascello inglese, partiva dal porto di Portsmouth per un lungo viaggio di cinque anni che l’avrebbe portato a toccare i posti più remoti del globo terrestre.

A bordo c’era un giovane, Charles Darwin, che grazie a quel viaggio sarebbe diventato famoso.

Aveva abbandonato gli studi di medicina e a soli 22 anni si era imbarcato per dedicarsi alla sua grande passione, la Natura. 

In quei cinque anni Darwin osservò, raccolse e catalogò una quantità impressionante di minerali, piante e soprattutto animali.

Una curiosità smisurata, come ogni scienziato che si rispetti. Il giovane naturalista fu colpito soprattutto dal fatto che c’erano, sparse per tutto il mondo, numerose specie di animali che si assomigliavano moltissimo tra di loro.

Questo lo portò a pensare a lontani progenitori comuni.

D’altra parte i resti fossili che aveva osservato nelle rocce somigliavano proprio ad antichi animali estinti: che fossero loro quei progenitori comuni?

Le riflessioni di Darwin si scontravano però con le teorie in voga all’epoca, secondo cui i fossili erano nient’altro che scherzi di natura e secondo cui tutti gli animali avevano conservato quelle caratteristiche che Dio aveva dato loro all’inizio della creazione.

L’idea che potessero comparire specie nuove, o che le specie vecchie si modificassero col tempo, non sfiorava nessuno; eppure razze miste venivano prodotte dai floricoltori e dagli allevatori anche nell’Ottocento!

Ma se un’evoluzione -come pensavano Darwin e pochi altri- c’era realmente stata, nascevano altri interrogativi: come si erano trasformati quegli uccelli primitivi nei fringuelli che Darwin ora osservava nelle isole Galapagos? E perché c’era una specie diversa di fringuello per ogni isola dell’arcipelago?

Fu proprio la presenza, su isole vicine tra loro, di specie che differivano di piccoli particolari a suggerirgli la risposta.

Probabilmente -pensò Darwin- la causa di questa diversità stava nell’influenza dell’ambiente esterno. Gli animali, cioè, si adattavano alla natura circostante.

Ma come? Lamarck, uno zoologo francese, già qualche anno prima aveva avanzato delle ipotesi sull’evoluzione degli animali.

Secondo la sua teoria le giraffe, per esempio, avevano collo e gambe più lunghi a forza di allungarsi per brucare le foglie degli alberi.

E trasmettevano queste caratteristiche ai loro piccoli. 

Darwin conosceva la teoria di Lamarck, però non ne era rimasto soddisfatto: se io faccio flessioni tutta la vita diventerò magari muscolosissimo, ma i miei figli non nasceranno per questo muscolosissimi! Pensò allora ad una spiegazione differente: un piccolo numero di giraffe nascevano -per caso- con il collo e le gambe un po’ più lunghe del normale.

Proprio come qualcuno di noi è più alto, o più basso, dei propri genitori. Queste giraffe avevano dei vantaggi sulle altre, quello di potere raggiungere le foglie dei rami più alti in caso di scarsità di cibo, e quello di scappare più veloci davanti a un leone o un leopardo. Avevano perciò rispetto alle altre più possibilità di sopravvivere, e quindi di avere dei piccoli (che avrebbero avuto il collo e le gambe più lunghi degli altri).

Ovviamente se un gruppo di queste giraffe si fosse spostate in una zona dove gli alberi erano più alti, o i leopardi più veloci, a lungo andare colli e gambe si sarebbero dovuti allungare ancora di più, altrimenti le possibilità di sopravvivenza sarebbero state minime.

Questo spiegava come le specie si trasformavano, e il motivo per cui le caratteristiche delle specie erano diverse da luogo a luogo.

Nasceva così la teoria della selezione naturale, che Darwin rese nota più di 20 anni dopo nel famosissimo libro “L’origine della specie”.

Fu la prudenza che gli suggerì di aspettare così tanto, e non aveva torto. Infatti, non appena pubblicato, il libro scatenò feroci polemiche, soprattutto da parte della Chiesa. La teoria di Darwin sosteneva che gli animali si evolvevano “a caso”, seguendo una crudele competizione naturale in cui sopravvivevano solo i migliori.

Ma ancora più grave era una dei punti della nuova teoria: l’uomo e le scimmie avevano gli stessi antenati! Allora non era vero che Dio aveva creato in origine Adamo ed Eva, come diceva la Bibbia. Aveva creato delle scimmie da cui poi saremmo discesi tutti noi, con i nostri cugini babbuini, orango-tango e scimpanzé!

La stretta parentela tra uomo e scimmia era difficile da mandare giù. Il lavoro di Darwin incontrò resistenze anche da parte di moltissimi uomini di scienza, e ci vollero molti anni prima che venisse accettato completamente.

Eppure la somiglianza tra uomo e scimmia non era così difficile da vedere, sarebbe bastato far guardare loro certe trasmissioni televisive di oggi...