Il Decadentismo

Il movimento storico letterario del Decadentismo ha origine in Francia verso il 1880, nei cenacoli dei poeti bohémiens, che furono definiti decadenti in senso dispregiativo, dalla critica borghese, in quanto esprimevano la crisi dei valori e la perplessità delle coscienze.

Ma in seguito il termine perdette la sua accezione moralistica e negativa e venne esteso per definire un movimento culturale e spirituale che segue alla crisi del Positivismo ed investe, nell'ampiezza e profondità delle sue implicazioni, sensibilità ed il pensiero di mezzo secolo, interessando in modo decisivo tutte le esperienze artistiche del '900.

Verso la fine dell'Ottocento aveva avuto inizio la crisi del Positivismo: la scienza, che dai positivisti era considerata infallibile mezzo di conoscenza del reale, di una verità cioè oggettiva e valida assolutamente, non era stata in grado, in realtà, di dare risposte circa le cause profonde dell'esistenza.

Le spiegazioni della ragione e della scienza avevano quindi lasciato insoddisfatte le istanze dello spirito, e le leggi dello scientismo positivistico soffocando entro rigidi schemi l'aspirazione dell'uomo per i valori spirituali.

Non si erano inoltre avverati né il preannunciato dai positivisti, né l'affermazione della ragione.

Al contrario, la realtà europea era travagliata da una profonda crisi: sotto la spinta delle esigenze determinate dallo sviluppo industriale, i maggiori stati europei conducevano una politica imperialistica di prepotenza e sopraffazione, alimentando pericolose tendenze nazionalistiche avverse alle istituzioni parlamentari.

Manifeste espressioni di individualismo e di irrazionalismo contrastavano la fiducia nella ragione ed il culto della libertà, preannunciando il primo conflitto mondiale.

Il sentimento diffuso dominante è dunque quello di una crisi esistenziale che si va via via approfondendo nella prima metà del secolo, in seguito alle esperienze tragiche di guerre, dittature, rivoluzioni ed anche di scoperte scientifiche che mettono in crisi una civiltà millenaria e la visione stessa dell'uomo nella cultura occidentale.

Caduta dunque la fede nella libertà e nella ragione, si verifica un ritorno all'affermazione della volontà, della spiritualità umana e degli impulsi più segreti dell' animo contro gli aridi schemi della razionalità (anche in seguito alle scoperte di Freud).

Si abbandona perciò l'osservazione della realtà esterna, per calarsi nell'animo umano, scandagliandone sentimenti, ansie, dubbi, passioni, aspirazioni, alla ricerca della più autentica verità interiore.

Gli aspetti fondamentali della concezione decadente sono di conseguenza il senso della realtà come mistero e la scoperta di una dimensione nuova dello spirito, quella dell'inconscio e dell'istinto, concepita come superiore alla razionalità.

Si tratta essenzialmente di una rivolta antirealistica, che nega gli aspetti quotidiani dell'esistenza ed afferma la solitudine dell'individuo, esaltando l'io soggettivo e l'abbandono alla suggestione dei sensi che ci pongono in comunione diretta con le radici dell'essere. Sono alcuni motivi che vengono portati ad estreme conseguenze: il sentimento del mistero, l'irrazionalismo e l'individualismo. Allo scienziato che si è dimostrato impotente ad aprire la via della verità, si sostituisce il poeta (Il termine poeta, è utilizzato con l'intenzione d'intendere qualsiasi tipo di letterato, e non solamente coloro che si occupano del determinato campo al quale la parola fa riferimento) che, per intuito arazionale, quasi per virtù magica, sa cogliere un senso, un perchè nel mistero indecifrabile delle cose. Al misticismo romantico succede un desiderio di rifluire nel buio remoto delle origini; si tratta di un'ansia religiosa destinata a restare inappagata e che scopre invece la condizione umana come angoscia.

La realtà infatti è inconoscibile, è una selva di simboli che solo il poeta può decifrare con immediatezza intuitiva; ma la vita non è più sentita come divenire e creazione progressiva di civiltà: è solo una successione di attimi e di rivelazioni improvvise in cui si realizza la fusione con l'ignoto, ed il resto della vita quotidiana è grigiore senza senso.

E mentre l'inconscio romantico è la scoperta dell'integrazione dell'uomo a tutto l'universo (in uno slancio del del reale in nome dell'ideale, per un recupero dell'armonia con l'Assoluto), caduto questo slancio, l'uomo si trova in balia di una solitudine senza rimedio. L'inconscio spogliato d'ogni illusione sentimentale si presenta nella nuda funzione di ricettacolo degli istinti, in cui fermentano le energie primigenie della natura.

Così, mentre l'individualismo romantico era giustificato nella sua realizzazione di valori personali e sociali, l'io decadente non ha nobili mete da raggiungere: caduta ogni fede valori tradizionali ed apertasi una dissociazione fra l'artista e la società, l'individualismo diventa solitudine, smarrimento e sgomenta contemplazione degli istinti. Dalla consapevolezza della vanità di ogni soluzione, dell'abisso in cui è travolto ogni pensiero, deriva prima di tutto il rifugiarsi del poeta in un colloquio esclusivo con se stesso. Nella vanità di ogni costruzione, l'Io si dispiega orgogliosamente nella dispiegazione dei propri istinti, oppure si abbandona all'ombra dell'inconoscibile, in ascolto di sensazioni e vibrazioni ineffabili.

La letteratura decadente, protesa verso le zone dell'inconscio, produce una completa rivoluzione sia nei contenuti sia nelle tecniche, negata all'esperienza, alle scienze ed alla ragione la possibilità di far conoscere la realtà, il decadente ritiene che solo la poesia, per il suo carattere di intuizione immediata, possa attingere al mistero.

La poesia quindi diventa la forma più alta di conoscenza. Caduta l'illusione positivistica di una realtà a sé stante, interpretabile progressivamente dalla ragione, è la poesia a godere il privilegio di una maggiore possibilità di penetrare nel mistero delle cose: il poeta, attraverso la sua sensibilità, è in grado di penetrare nelle zone al di là della realtà dove non possono giungere le categorie razionali. Ma egli non rappresenta più immagini e sentimenti concreti, non racconta, non diffonde ideali: la sua parola sarà solo illuminazione momentanea del mistero, rivelazione attraverso la sua capacità evocativa e suggestiva.

La parola non è più usata come elemento del discorso logico, ma assume la funzione di avvicinamento all'essenza misteriosa delle cose. Non si tratta quindi più del linguaggio come mimesi della realtà: realtà e linguaggio coincidono, sono la stessa cosa. La parola è come una musica che suggerisce, evoca, senza far ragionare, suscitando vibrazioni indefinite.

Così è infranta ogni struttura intellettuale e sintattica e la poesia si fa frammento rapido, carico di significati simbolici che promuovono un'immediata partecipazione del mistero. Il poeta non è più il vate romantico, coscienza e guida dei popoli, ma il veggente. La caratteristica di fondo dello stile di poesia, pur nella varietà delle correnti e delle esperienze personali, è il ricorso all'analogia, che consiste in un accostamento delle immagini, non tanto per somiglianza naturalistica, quanto per comune appartenenza a nascoste significazioni simboliche.

E' il linguaggio del sogno che viene utilizzato, non solo nella poesia decadente fa riferimento alle pulsioni della vita inconscia, ma anche nella narrativa.

A livello di macrostrutture narrative (trama, personaggi, situazioni) il sogno ha insegnato ad utilizzare le condizioni di mancanza di spazio, tempo e casualità che gli sono peculiari. La poesia come illuminazione dunque (immagini intense e brevi senza il supporto di una trama narrativa) ed il simbolismo (poesia che suggerisce, attraverso i simboli, il senso arcano della realtà), sono i caratteri fondamentali della lirica decadente.

La narrativa, in conseguenza della crisi del rapporto io-mondo, segna la fine del romanzo d'impianto naturalistico, con il conseguente scardinamento di tutte le strutture tradizionali.