2^ Guerra del Golfo
(1990-1991)
Iraq contro Kuwait e un'amplissima coalizione internazionale sotto la bandiera dell'ONU e comando statunitense
Obiettivo dell'Iraq
Il Kuwait e gli Emirati Arabi, aumentando unilateralmente le vendite oltre i limiti fissati dall’O.P.E.C. (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), avevano provocato un ribasso del prezzo del greggio.
L’Iraq, che era gravato da debiti ingenti, non era in grado di provvedere alla propria ricostruzione dopo il conflitto con l’Iran e neppure di smobilitare le truppe, destinate ad incrementare la disoccupazione a causa della recessione economica.
Con pressioni diplomatiche e militari, Saddan Hussein aveva ottenuto un rialzo dei prezzi e un prestito di 10 miliardi di dollari dal Kuwait e dall’Arabia Saudita.
Ma il Kuwait reclamava una revisione delle frontiere.
L’Iraq faceva affidamento sulla neutralità americana in caso di conflitto, poiché da anni esisteva un’alleanza Iraq-Stati Uniti in funzione anti-iraniana.
Gli Stati Uniti, però, non si schierarono a favore dell’Iraq.
Si rivelerà pure inutile il tentativo iracheno di rompere l’ampia coalizione formatosi sotto il controllo dell’ O.N.U. con la minaccia di una escalation (peggioramento) del conflitto arabo-americano.
Obiettivo della Coalizione
Evitare l'affermarsi di una potenza regionale svincolata dall'Occidente in un'area fondamentale per il fabbisogno energetico dell'Occidente. Ristabilire gli equilibri che erano stati sconvolti prima dalla rivoluzione komeinista e poi dalla guerra Iraq-Iran.
ANDAMENTO DEL CONFLITTO
1990
Dopo neanche due anni di calma, la regione è sconvolta da una nuova guerra, scatenata dall'occupazione del Kuwait da parte dell'esercito iracheno il 2 agosto 1990; questa però è di portata internazionale.
L’ONU condannò l’Iraq e decretò il blocco economico, navale ed aereo, di questo paese per impedirgli di esportare il suo petrolio e di ricevere aiuti e rifornimenti dall’estero.
Subito dopo (29 novembre, risoluzione n. 678) l’ONU impose a Saddam di ritirarsi dal Kuwait, autorizzando le forze internazionale a usare le armi per sloggiarlo.
Gli Stati Uniti ammassarono in Arabia truppe, navi e aerei raccogliendo un esercito più potente di quello che aveva combattuto in Vietnam. A queste forze si unirono quelle dei vari stati europei (fra cui l’Italia) e arabi.
1991
Il 17 gennaio 1991, scaduto l’ultimatum dell’ONU, la coalizione internazionale attacca l’Iraq impegnando la più gigantesca battaglia aerea e tecnologica della storia che vede impegnati anche i Tornado italiani.
Per 38 lunghi giorni, senza soste, l’esercito e le principali città irachene sono investite da una tempesta di fuoco, che fa decine di migliaia di vittime anche fra la popolazione civile. Saddam rispose attaccando a sua volta Israele con l’intenzione di coinvolgerlo nella guerra.
18 gennaio: l’Iraq lancia i primi missili Scud contro Israele.
19 gennaio: gli Stati Uniti inviano in Israele alcune batterie di missili terra-aria Patriot, con lo scopo di intercettare gli Scud iracheni.
26 gennaio: gli aerei iracheni iniziano a rifugiarsi in Iran.
13 febbraio: uno stormo di F 111 americani bombarda un rifugio sotterraneo a Baghdad, causando la morte di 300 civili.
22 febbraio: gli iracheni incendiano i pozzi petroliferi del Kuwait. I sovietici propongono un piano di pace in 8 punti, che Bush non accetta.
24 febbraio: inizia l’offensiva terrestre della coalizione.
25 febbraio: Saddan Hussein ordina alle truppe irachene di ritirarsi sulle posizioni del 1 agosto 1990. I sovietici presentano un nuovo piano di pace, rifiutato anch’esso dagli Stati Uniti.
26 febbraio: l’esercito dell’Iraq si ritira. Il numero dei prigionieri iracheni sale a 63.000. Le truppe della coalizione raggiungono la valle dell’Eufrate, completando l’accerchiamento delle truppe irachene.
27 febbraio: Bush annuncia la sospensione delle operazioni belliche per le cinque del mattino del 28 febbraio.
28 febbraio: l’Iraq accetta le condizioni americane per il cessate il fuoco.
CONSEGUENZE
La guerra del Golfo ha provocato, secondo alcune ipotesi, almeno trecentomila morti e un numero imprecisabile di feriti specie tra la popolazione civile irachena, e ingenti danni ecologici per l'incendio dei pozzi petroliferi. Non vanno neppure ignorate le migliaia di casi di soldati americani colpiti dalla «sindrome della guerra del golfo» e rimasti intossicati dalle armi batteriologiche e chimiche con ogni probabilità sperimentate in quel conflitto dagli stessi statunitensi.
La guerra provocò delle perdite umane estremamente sproporzionate nei due campi: 150 soldati americani uccisi contro 150.000 iracheni.
Questa guerra ha reso necessaria una presenza militare americana permanente nel Medio Oriente, che comporta una progressiva subordinazione dell'area agli interessi degli Stati Uniti.
Il successo dell’operazione "Tempesta nel deserto" non risolse nessuno dei problemi dell'area. Infatti, l'esercito della coalizione, forte di oltre 500 mila soldati sostenuti da un imponente apparato tecnologico, distrusse nel giro di poche settimane l’esercito iracheno ma non per questo diminuì la diffusione dell’integralismo islamico nel Medio Oriente, nell’Africa settentrionale, né si allentarono le tensioni suscitate dal mancato riconoscimento dei diritti del popolo palestinese.