Il Naturalismo in Italia: i Macchiaioli

La pittura fiorentina

La situazione all’inizio della metà dell’800 è completamente diversa da quella francese.

Non ci sono le premesse economiche, politiche e culturali perché si affermi un movimento come quello del realismo coubertiano.

In Italia non c’è il proletariato, non c’è industria e coscienza proletaria, ma anche qui si sente l’esigenza di cambiamento e una forte avversione per la pittura accademica.

Si ha notizia della pittura di paesaggio francese romantica (30-40), più libera.

Si ritrovano a Firenze giovani artisti per sfuggire al rigore poliziesco dei loro governi nel momento della reazione ai moti risorgimentali, che trovano nel governo granducale dei Lorena una maggiore apertura politica.

Firenze si libera dall’ultimo granducato nel 1859 e si unisce al resto d’Italia nel1860, divenendone capitale dal 65 al 71.

Il luogo d’incontro è una saletta del caffè Michelangelo in V. Larga (V. Cavour)

Insegna in ricordo del caffè Michelangelo:

“In questo stabile ebbe sede il Caffè Michelangelo(1), geniale ritrovo d’un gruppo di liberi artisti che l’arguzia fiorentina soprannominò Macchiaioli(2) e le cui opere note tra le lotte politiche e gli eroismi guerrieri del risorgimento nazionale(3) perpetuarono il lume della tradizione pittorica italiana rinnovandone gli spiriti”(4)

(1) Presero l’accordo di lavorare sui colori luce accostati ai colori ombra.
All’aria aperta per osservare la realtà, contro l’accademia

(2) Fu un giornalista della gazzetta del popolo che nel 1862 li chiamò così in tono dispregiativo, ironico, sarcastico, negativo facendo leva su una realtà autentica. (luce-ombra=macchia)

(3) In comune un passato di impegno politico risorgimentale.
Si trovano a Firenze per il clima più tollerante.

(4) Pur essendo innovatori ricorrono, attingono alla tradizione pittorica italiana e non solo ma soprattutto fiorentina e toscana. Dalla tradizione toscana i Macchiaioli apprezzano la chiarezza della visione e l’ordine compositivo (Giotto, Masaccio, Piero della Francesca). Il confine del quadro taglia una fetta del quadro che ci appaga (microcosmo = macrocosmo), in un piccolo quadro c’è tutto l’universo

Il Movimento Macchiaiolo

Si sviluppa dal 50 al 70, anche se il modo di dipingere dei Macchiaioli continua a condizionare i pittori e il gusto del pubblico nella tradizione toscana.

I nomi più importanti sono:

GIOVANNI FATTORI, comincia in accademia ma i suoi quadri di argomento storico già si dimostrano innovativi perché scendono più sul piano dei sentimenti intimi della realtà contemporanea.

Gli inizi sono nell’ambito del quadro storico-romantico come Maria Stuarda al campo di Crookstone (Fi, Galleria Naz. della’Arte Moderna); Il Ritorno della cavalleria (Bari,Pinacoteca Prov.) mostra un aspetto della storia triste, affronta i temi storici con un’innovazione della realtà sentimentale, c’è una novità prospettica del punto di vista rialzato con una inquadratura che prelude a quelle cinematografiche, per l’impostazione triangolare dei soldati e per il senso di inarrestabilità della marcia.

Al pittore non interessa tanto il soggetto ma le forme e il colore sotto gli effetti della luce. Le dimensioni piccole e il supporto delle tavole (simili a predelle) sono un omaggio alla tradizione toscana.

I temi di Fattori sono il paesaggio, le campagne,soprattutto la Maremma e le coste livornesi, la vita militare , la ritrattistica e qualche paesaggio urbano.

SILVESTRO LEGA è forse il più tradizionale, ama anche lui i giochi di luce ma più tradizionali.

Ama i paesaggi urbani di una Firenze periferica che si apre alla campagna, sta per essere trasformata capitale e obbliga la costruzione di nuovi quartieri. Anche lui come Fattori giunge tardi alla pittura di macchia, dopo un periodo di purismo classicheggiante. Entrambi lavorano nella periferia di Firenze: lungo il Mugnone, alle Cure (oggi è rimasto quasi come allora), e Via Piacentina lungo l’Africo (oggi coperto e completamente stravolto).

Nei quadri dei Macchiaioli viene rappresentata una documentazione di una Firenze scomparsa, stravolta dall’ammodernamento. Vengono descritti momenti di vita medio borghese come La visita (Roma, Galleria Naz. Dell’Arte Moderna).

SIGNORINI TELEMACO, ci permette di fare un gemellaggio fra movimento macchiaiolo e movimento realista francese per i suoi temi di realismo sociale come Bagno penale a Portoferraio e La sala delle agitate al S. Bonifazio di Firenze (Venezia, gall.d’arte mod.), raffiguranti della perdita della dignità umana e miseria.

Anche con ABATI e SERNESI abbiamo di nuovo accostamenti di colore luce, colore ombra, come Tetti al sole = scusa per fare veramente arte astratta.

I Macchiaioli, essendo antiaccademici detestano il chiaroscuro e il disegno, la linea, ma in certi casi quali tetti e predelle quest’ultima sembra virtualmente recuperata dal confine luce-ombra, chiaroscuro.

Il rapporto con gli Impressionisti

L’opinione pubblica rivendica il primato ai Macchiaioli toscani rispetto agli Impressionisti. Ambedue sono una risposta polemica all’accademia, di confronto con la realtà, all’aria aperta, la loro posizione è rivoluzionaria, il loro nome è stato loro attribuito in senso dispregiativo, sono sottoposti a critiche e derisioni e condannanti da una vita di stenti e miseria.

Le differenze:

la forma in mano agli Impressionisti si frantuma sotto l’effetto della pennellata (con Cremona invece si sfalda), mentre la forma macchiaiola sembra compattarsi, lo impone la nostra tradizione (Giotto, Pier della Francesca, Masaccio).

Nascono nello stesso albo del realismo e antiaccademismo.

Non esiste un vero e proprio movimento letterario macchiaiolo.