Antonio Canova
Lo scultore di Possagno

Quella di Antonio Canova è una delle più celebri e lodate figure di scultori vissuti a cavallo del diciottesimo e diciannovesimo secolo.

Si tratta di un artista geniale che sfugge a qualsiasi schema: è un artista neoclassico, romantico o naturalista? I critici hanno risposto che ogni definizione ha contemporaneamente ragione e torto.

Canova naque nel 1757 in una famiglia di tagliapietre e scalpellini pratici d’architettura e per un breve tempo padroni di cave in Possagno.

Fu naturale che anche Antonio, sin da piccolo, fosse messo a far pratica lavorando a scolpire la pietra per costruzione e ornamenti architettonici che era l’industria del luogo.

Naturale è affermare che proprio da questo precoce inizio Canova abbia ricavato quella sua particolare facilità di lavoro.

Egli si forma a Venezia dove si esercita a studiare il nudo e si avvicina, attraverso calchi, alle opere antiche.

E’ però a Roma che ha la possibilità di studiare dal vero l’antico, suo costante tema d’ispirazione.

Caratteristiche della sua pratica neoclassica sono l’aderenza del panneggio alle carni, lo studio nel rendere le pieghe come se da esse dovessero dipendere il carattere e l’espressione di un’opera, l’attenzione alla resa delle superfici diversamente trattate, così da poter imitare nella stessa materia marmorea l’apparenza di due diverse qualità di stoffa o l’illusione della morbidezza della pelle umana.

Per Canova la scultura marmorea è soprattutto superficie, è quel che la luce rende ai nostri occhi della superficie di un marmo.

Fra le sue opere giovanili vi sono: l’Orfeo e l’Euridice, che lo fecero diventare famoso a Venezia non ancora ventenne, i Pugliatori, l’Ettore e Aiace e Dedalo e Icaro.

Canova fu sempre restio nell’eseguire ritratti perché non voleva legare il suo nome a quello d’altri.

Cambiò idea quando avvertì di trovarsi di fronte a un mito destinato all’immortalità: Napoleone come Marte, sua madre Letizia come Aggrippina, Paolina come Venere, sarebbero ancora oggi ricordati con paragoni simili anche se Canova non gli avesse ritratti così.