Antonio Gaudì

Prima di presentare le opere di Gaudi occorre fare alcune constatazioni al riguardo di una delle questioni più dibattute nel nostro secolo che è quella dell'unità o della distinzione delle arti.

Da un lato chi crede che le arti siano tecniche diverse con cui si realizza un valore unico supremo, appunto l'arte, o se ciascuna di esse realizzi valori distinti.

Nell'Art nouveau prevale generalmente la tesi idealistica della dipendenza di tutte le arti, distinte secondo la tecnica, da un principio spirituale unico.

Anche per Gaudi, ma con la differenza che l'unità è, piuttosto, unione, e non si dà all'origine ma alla fine del processo, come raggiungimento del fine ideale a cui tendono, per vie diverse, tutte le tecniche.

L'occasione per sperimentare la possibilità di questa somma è il parco Guell, che nell'idea del committente doveva rientrare nel piano urbanistico di una città giardino alle porte di Barcellona.

Il tema che Gaudi si propone è l'integrazione reciproca delle forme artistiche e delle forme naturali.

Le forme della creazione sono infinitamente varie; poiché ogni freno imposto alla fantasia è un limite alla varietà delle forme, soltanto lasciando via libera alla fantasia si raggiunge quell'infinita varietà di forme che realizza l'accordo con la varietà infinita delle forme naturali.

Nessuna imitazione, nessun mimetismo dunque, poiché sarebbero ancora limiti alla libertà assoluta della fantasia.

 Dato che la tecnica è al servizio della fantasia e la fantasia non ha limiti, i problemi tecnici che Gaudi deve affrontare sono più difficili di quelli inerenti ad una tecnica al servizio della ragione: non solo Gaudi è al corrente di tutte le novità tecniche del suo tempo, ma intende superarle, e proprio col dimostrare che la tecnica ha un'importanza solo relativa.

Dietro la libertà incondizionata dell'invenzione formale c'è ma non si vede, un complicato apparato tecnico.

Gaudi non si esibisce ne magnifica, ma per una sorta di orgoglioso disprezzo o,se si preferisce, di prodigalità da gran signore per cui l'artista fa giocando ciò che gli altri fanno per necessità e con tanta fatica.

Ed il gioco non è che troppo evidente: le costruzioni sono volutamente pericolanti e sbilenche, sembrano sul punto di crollare o poiché sembrano fatte di materia molle, di sciogliersi come neve al sole.
Stanno su per miracolo, e naturalmente è la tecnica dell'artista che fa il miracolo.

Studiò a Reus e a Barcellona e sin dal 1869 si interessò di restauro, collaborando con vari architetti spagnoli e studiando l’ opera di Viollet-le-Duc.

Del 1878 è la sua prima costruzione, la casa Vincens a Barcellona, in cui già si notano il suo amore per le architetture gotiche e moresche e il suo gusto per l’ esuberante decorazione, ancor più evidenti nella successiva costruzione, il palazzo Guell (1885-1889), anch’ esso a Barcellona, grandioso complesso, oggi in parte modificato.

Il Parco Guell è situato su un esteso declivio di 20 ettari, con prospettive eccezionali sulla città di Barcellona.

Pur ricevendo tale denominazione, che gli attribuisce un carattere pubblico, l'idea originale configurava quest'opera più come una lottizzazione dotata dei servizi corrispondenti che come area pubblica.

Gaudì impianta una serie di servizi nell'area più vicina all'accesso principale e 60 lotti, tra loro congiunti da diversi viali, per una lunghezza totale di 3 Km, i quali superano la forte pendenza del terreno con un tracciato sinuoso. Saranno costruite solo due case, una di queste diverrà la residenza abituale del promotore, mentre la seconda fu occupata per diversi anni dallo stesso Gaudì.

Nel 1883 iniziò i lavori della chiesa della Sagrada Familia, sempre a Barcellona, che è il suo capolavoro, rimasto incompiuto. L’edificio è una geniale espressione di gusto neogotico e floreale; delle dodici torri previste, solo quattro furono compiute.

Progettò quindi la villa El Capricho a Comillas (1883-1885), costruì il già ricordato palazzo Guell e il collegio delle teresine a Barcellona, l’ arcivescovado di Astorga, la Casa de los Botines (1892-1894), la cappella Guell a Santa Coloma, notevole per l’uso delle vetrate e delle maioliche colorate e per le originali soluzioni strutturali.

La maiolica ebbe poi vasto impiego nel parco Guell a Barcellona, opera famosa per la sua attraente originalità; qui l’ architetto abitò fino alla morte.

Morì investito da un tram, lasciando incompiute molte opere.

Ultime sue opere furono i lavori di restauro per la cattedrale di Maiorca, la costruzione della villa di Bell esguard (1900-1902) e delle case Batllò e Milà a Barcellona, ove prevalgono ritmi ondulati.