Gioacchino da Fiore

Principalmente fu un mistico italiano.

Nacque a Celico in provincia di Cosenza nel 1130 circa e morì a Canale vicino a Cuneo nel 1202.

Fu un cistercense (colui che appartiene all’ordine di Citeaux) e abate di Corazzo nel 1177 e poi di Casamaria. Fondò anche una nuova congregazione in San Giovanni in Fiore, detta dei florensi, approvata da Celestino III nel 1196, diffusasi nel secolo successivo, ma decaduta ed estinta nel XIV secolo.

L’attribuzione delle sue opere ha dato luogo a molte discussioni e alcune di loro sono state edite solo in questo secolo; le principali comunque sono: Concordia Novi et Veteris Testamenti, Expositio in Apocalypsim, Psalterium decem cordarum, Tractatus super quatour Evangelia, Liber figurarum.

Tutta la dottrina di Gioacchino ha il suo centro in una visione escatologica rappresentante la storia del mondo come divisa in tre età, del Padre, o del timore, del Figlio, o della Grazia e dello Spirito Santo. In questa terza età avrebbero trionfato, sulle tradizionali strutture ecclesiastiche, la spiritualità e il monachesimo, la pace e la libertà proclamata da San Paolo, un’intelligentia spiritualis della Rivelazione senza la necessità della mediazione ecclesiastica.

Le peculiarità formali delle opere di Gioacchino spiegano l’immensa fortuna della sua dottrina, i sospetti di eterodossia che ben presto si appuntarono su di essa e l’esasperazione polemica del suo pensiero operata dopo la morte, soprattutto da parte dei francescani spirituali, che dalla visione della terza età trassero la loro condanna del papato contemporaneo come incarnazione dell’Anticristo.