Benito Mussolini

LE ORIGINI

LE PRIME ATTIVITA’ POLITICHE

MUSSOLINI PROMOTORE DEL PSI

DALLA NEUTRALITA’ ASSOLUTA ALLA NEUTRALITA’ ATTIVA ED OPERANTE

MUSSOLINI E LA PRIMA GUERRA MONDIALE

LO SQUADRISMO

1919: FONDAZIONE DEL FASCISMO

INSEDIAMENTO DEL FASCISMO NEL GOVERNO

DELITTO MATTEOTTI

IL PRESTIGIO DEL FASCISMO

L’ INTERVENTO IN SPAGNA

IL PATTO D’ACCIAIO

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

LA CADUTA DEL FASCISMO

LA DOTTRINA FASCISTA

LE ORIGINI


Benito Mussolini nacque il 29 Luglio 1883 a Dovia (Forlì), da un maniscalco di origine contadina.

Ebbe una infanzia povera e non molto felice, e questo fa già capire che tipo di uomo sarebbe diventato negli ultimi anni del fascismo.

Fu un ragazzo ribelle, introverso, aggressivo, amante della musica e della solitudine.

Già intorno ai 16-18 anni, cominciò a dedicarsi alla politica.

Nel 1902 ebbe la nomina di maestro elementare, ma quest’attività non lo soddisfaceva, così decise di cercare fortuna in Svizzera.

Qui fece molti lavori saltuari (manovale, garzone, carpentiere), ma la maggior parte del tempo che trascorse nel paese straniero, lo passò vagabondando e da disoccupato.

Rimase in Svizzera per circa 1 anno e mezzo e nel 1905 i trasferì a Verona per adempiere al servizio militare.

Dopo questo periodo, passato sotto le armi, Mussolini fece rientro nel forlivese e si buttò attivamente nella politica e partecipò a varie agitazioni agrarie.

LE PRIME ATTIVITA’ POLITICHE

Nel 1909 diventò segretario della Camera del Lavoro di Trento, dove rimase otto mesi. Il suo attivismo trentino fu caratterizzato da una forte polemica contro il clero e i cattolici.

Alla fine del 1909 divenne segretario della Federarione Socialsta forlivese diventando direttore del settimanale "La Lotta di Classe".

Mussolini era un socialista rivoluzionario, con grandi capacità oratorie e polemiste. I suoi temi preferiti furono la lotta di classe esasperata, l’anticlericalismo, l’antimilitarismo e la lotta contro i moderati e i riformisti.

L’occasione per la sua prima uscita da rivoluzionario fu la guerra di Libia. Mussolini accese un infuocata polemica contro i nazionalisti portando anche disordini. Dopo che la sommossa fu soffocata, i promotori delle polemiche, furono arrestati e Mussolini passò cinque mesi in carcere.

Il 12 Marzo 1912 fu scarcerato ed è proprio da questo momento che ebbe inizio la vera e propria carriera politica nel PSI.

MUSSOLINI PROMOTORE DEL PSI

In poco tempo diventò l’uomo del momento, divenendo sostenitore dell’interventismo di sinistra.

Poco tempo dopo Mussolini fece il grande salto diventando redattore del giornale "Avanti" e quindi approda nella metropoli lombarda Milano. Qui lavorò duramente e quindi seppe imporsi nella città lombarda.

Mussolini divenne popolare in tutta Italia, anche perchè era dotato di grande energia e di idee chiare e promettenti.

Nell’estate del 1914 egli diventò l’uomo del socialismo italiano, al quale guardavano anche uomini politici di cultura.

Dal luglio al settembre 1914, Mussolini fu il capo della campagna neutralista del PSI.

DALLA NEUTRALITA’ ASSOLUTA ALLA NEUTRALITA’ ATTIVA ED OPERANTE

Improvvisamente, il 18 ottobre, pubblicò sull’ "Avanti", un lunghissimo articolo, in cui esponeva i motivi che rendevano opportuno, a suo avviso, il passaggio dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante.

Nel giro di pochi giorni, Mussolini, venne duramente attaccato dagli altri dirigenti socialisti, e così venne espulso dal partito socialista.

Uscito dall’ "Avanti" fondò il giornale "Il Popolo d’Italia" e quindi passò dal partito socialista a posizioni interventiste e nazionaliste.

MUSSOLINI E LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Durante la prima guerra mondiale, Mussolini fu caporale dei bersaglieri, finché rimase ferito dallo scoppio di una granata.

Dopo un anno di guerra crebbe a dismisura la simpatia e la fiducia verso i gruppi nazionalisti.

Con la conclusione della guerra, per Mussolini si aprirono due strade: o chiedere il risarcimento di 600.000 proletari caduti durante la guerra, affiancandosi ai partiti di sinistra, oppure prendere le parti dei combattenti e dei reduci che tornavano dai fronti con un grande spirito nazionalistico. Mussolini scelse quest’ultima strada.

LO SQUADRISMO

Centinaia di squadre, formate da ufficiali, ex arditi, giovanissimi volontari, studenti, attaccabrighe, fannulloni, violenti , gente di varia provenienza, si erano andate costituendo e ricevevano sovvenzioni da finanziatori. Questi gruppi vennero impiegati per intervenire durante gli scioperi, per tenere sotto controllo i manifestanti, per assaltare leghe, Camere del Lavoro, giornali e sezioni di partiti di sinistra.

Lo squadrismo era già cominciato nel 1918.

1919: FONDAZIONE DEL FASCISMO

Molto importante fu il 1919, infatti fu questo l’anno che vide la fondazione del fascismo.

Un fattore che influì sulla scelta di Mussolini nel dopoguerra, fu rappresentato dalle compromissioni finanziarie di ogni genere, ma anche la irrefrenabile campagna violenta che contro di lui continuarono a svolgere gli antichi compagni socialisti.

Subito dopo la creazione del fascismo, ci furono aiuti economici sempre più consistenti verso Mussolini. Questi aiuti venivano soprattutto da parte di industriali e di agrari; ma quello che risultò decisivo fu l’appoggio dell’apparato Statale, infatti il re accolse Mussolini al Quirinale nel 1922.

INSEDIAMENTO DEL FASCISMO NEL GOVERNO

Mussolini insediò il suo governo di coalizione il 19 novembre 1922, intanto le sue squadre proseguivano l’opera di "repulisti" nelle province, attaccando e distruggendo le sedi delle organizzazioni operaie, somministrando lezioni agli oppositori, intimidendo le popolazioni di quasi tutti i grandi centri e delle campagne.

Nella primavera del 1924 il fascismo era divenuto, di fatto, regime. A questo punto Mussolini poteva fare quel che gli pareva.

DELITTO MATTEOTTI

Il 10 giugno del 1924 avvenne il delitto Matteotti. Quest’ultimo, infatti, scoprì le irregolarità e i soprusi che si verificavano giornalmente in Parlamento (elezioni truccate).

L’omicidio portò a una crisi che mise in forse, per sei mesi, le sorti del governo. Mussolini ne fu intimorito e fu sul punto di consegnare le dimissioni.

IL PRESTIGIO DEL FASCISMO

Il decennio che seguì, fu pieno di successi e di realizzazioni. Il Duce fu in grado di portare alla normalità il paese,la ripresa produttiva , i lavori agricoli, il prestigio della Lira nei confronti delle altre monete internazionali. Operò risanamenti urbanistici, l’abbellimento dei grandi centri, l’ampliamento della rete stradale, opere di bonifica, la tutela degli immigrati, la cura della gioventù, lo sviluppo dello sport e delle attività dopolavorative.

Il prestigio di Mussolini crebbe a dismisura anche in campo internazionale.

Un fatto molto importante fu dato dalla Conciliazione con la chiesa, che diede al fascismo un potere altissimo sia all’interno del paese italiano sia all’estero.

L’ INTERVENTO IN SPAGNA

Sul finire del 1936 ebbe inizio l’intervento in Spagna. Questo provocò un enorme impoverimento delle risorse belliche e finanziarie del Paese. L’avventura spagnola si trascinò per due anni e sette mesi, dal luglio 1936 al marzo 1939.

Mentre la guerra in Spagna logorava la sua popolarità e mentre lo sforzo dell’avventura produceva in Italia fenomeni inflazionistici, Mussolini si trovò a confrontarsi con la figura politica di Hitler.

L’11 ottobre 1936 il Duce, quando la crisi economica cominciava a farsi sentire, annunciò un imponente programma militare.

IL PATTO D’ACCIAIO

Alla fine del settembre 1937, dopo un trionfale viaggio in Germania, Mussolini pronunciò a Berlino un discorso nel quale gareggiava con il suo rivale tedesco, cercando di far capire al popolo tedesco che proprio lui era l’uomo più potente.

Nel luglio 1938 scoprì il problema ebraico e promulgò le cosiddette leggi del ‘38.

La rivalità fra i due dittatori si capisce anche a riguardo delle occupazioni, infatti Hitler nel marzo 1938 occupò la Cecoslovacchia e Mussolini, per non restare a mani vuote, in aprile fece sbarcare le truppe italiane a Valona e occupò l’Albania.

A maggio, Mussolini e Hitler, s’intesero per procedere di comune accordo stipulando il Patto d’Acciaio.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Quando nel 1939 ebbe inizio la seconda guerra mondiale, furono alcuni esponenti fascisti a trattenere Mussolini dal gettarsi subito nella mischia, ma dopo nove mesi ( 29 ottobre 1940 ), Mussolini diede il via all’attacco alla Grecia.

Dall’autunno 1942, il Duce, ebbe un crollo morale e fisico e lasciò che delle faccende militari si occupassero i generali.

LA CADUTA DEL FASCISMO

Mussolini abbandonò la scena il 25 luglio del 1943 e dal 26 luglio al 2 settembre fu imprigionato nei pressi del Gran Sasso.

Il 12 settembre fu liberato dai tedeschi e fu condotto in Germania dove Hitler gli affidò la direzione del nuovo Governo Italiano Repubblicano.

Il 25 aprile 1945, Mussolini e la Petacci, si aggregarono a una colonna tedesca alla volta della Svizzera, ma il 27 aprile, durante un ispezione a Dongo, qualcuno si accorse di lui e venne preso in consegna da un gruppo di partigiani.

Il 28 aprile 1945 alle quattro del pomeriggio fu fucilato in una strada di campagna in località Giulino di Mezzagra.

LA DOTTRINA FASCISTA

Nella dottrina fascista lo stato corporativo rappresentava l’espressione massima della solidarietà collettiva contrapposta all’individualismo liberale e democratico. I diritti dell’individuo hanno voce solo in quanto subordinati a valori e interessi della comunità nazionale, di cui lo Stato è l’unico depositario e garante. In campo economico e sociale esso attribuiva il primato al principio della solidarietà tra le classi, organizzate in strutture unitarie ( le Corporazioni ), rappresentate all’interno dell’apparato dello Stato, che avrebbero dovuto collaborare nel supremo interesse della nazione.