Le Civiltà Fluviali
La Mesopotamia fu culla di una civiltà cui si dà abitualmente il nome di "sumero-accadica" e che per tre millenni ha esercitato un influsso notevolissimo sulle altre formazioni storiche del Medio Oriente, per poi scomparire all'inizio dell'era cristiana, non senza aver lasciato una vasta eredità culturale.
Il paese, posto all'incrocio delle grandi vie di comunicazione tra l'Asia, l'Africa e l'Europa, favorì notevolmente il sorgere e il diffondersi di questa civiltà, che era basata in larga misura, oltre che sulle attività agricole, sui commerci, che appaiono praticati sin dalle età più antiche su scala assai vasta: già i Sumeri scambiavano i loro prodotti con quelli dell'India nord occidentale, già gli Assiri del periodo di Sargon I avevano basi commerciali nel centro dell'Anatolia. Le irregolarità del regime idrico erano sapientemente regolate da una rete di canali che servivano sia ai bisogni dell'irrigazione, sia ai trasporti, che erano praticati preferibilmente lungo le vie d'acqua naturali o artificiali.
È probabile che proprio nell'ambiente mesopotamico sia avvenuta la scoperta dell'agricoltura, destinata a rivoluzionare la vita dell'uomo, con il conseguente passaggio, intorno al VI millennio a.C., da un'economia seminomade a quella sedentarizzata, di villaggio prima e più tardi urbana. L'evoluzione di questi centri si può seguire attraverso gli scavi di Qal'at Jarmo, con strati preceramici, di Hassuna presso Mosul, di Tell Halaf, e, nel sud del paese, di Samarra e di El-Obeyd, la cui civiltà si estese su tutta la Mesopotamia e oltre. Da queste fasi culturali si svilupparono le fasi protostoriche, caratterizzate dall'apparire, intorno alla metà del IV millennio, della scrittura, dapprima pittografica, poi ideografico-sillabica, e destinata a cristallizzarsi nel caratteristico aspetto cuneiforme.
I primi esempi ritrovati a Uruk, e l'elaborazione successiva, furono opera dei Sumeri.
Questo popolo, di origine e provenienza ignote, che parlava una lingua priva di parentele conosciute, si era fissato nella Mesopotamia meridionale, forse sostituendosi a popolazioni preesistenti; contemporaneamente pastori semiti, gli Accadi, si infiltravano nel paese, risalendo il Tigri e l'Eufrate e mescolandosi progressivamente coi Sumeri.
Una disastrosa inondazione, di cui sono state ritrovate le tracce, sotto forma di uno strato di argilla alluvionale, negli scavi di Ur, distrusse i centri della Babilonia meridionale: nel mito, la tragedia lasciò il ricordo del diluvio universale, ma non turbò lo sviluppo storico del paese. Esso appare diviso in città-Stato spesso rivali, quali Ur, Lagash, Uruk, Umma e varie altre, rette da re (lugal) e governatori (ensi) che volta a volta riuscirono a imporre una loro sovranità su tutta la regione.
Altrove si formarono, in questo periodo protodinastico, città-Stato semitiche, come avvenne a Mari. Ad Accad, città non ancora localizzata, emerse infine la grande figura di Sargon I, che riunì sotto il suo potere l'intera Mesopotamia, giungendo sino all'altopiano anatolico, al Libano, all'Elam e al Golfo Persico.
Egli fondò una dinastia, che in breve venne però spazzata via dall'invasione dei Guti. Ciò corrispose a un risorgere della potenza sumera, soprattutto con Gudea di Lagash, intorno al 2200 a.C., il quale diede anche grande impulso alle arti: la civiltà sumera raggiunse in questo periodo la sua acme (periodo neosumerico).
La terza dinastia di Ur crollò intorno al 1950 per opera del re di Mari, che fondò la dinastia di Isin, la quale per i due secoli della sua esistenza ebbe come rivale la dinastia, pure semitica, di Larsa. Il potere passò definitivamente dai Sumeri ai Semiti: la lingua sumera cessò di essere parlata, ma sopravvisse come lingua di cultura sino all'inizio dell'era cristiana. Allo stesso modo, l'eredità della civiltà dei Sumeri passò, si può dire integralmente, agli Accadi.