Dall'Impero Carolingio al Sacro Romano Impero
La nascita di un nuovo potere imperiale in Occidente.
Con Carlo Magno e Ottone I rinasce nell'Europa occidentale, anche se solo in alcune regioni, un impero.
Questa realtà politica, consacrata dall'autorità del papa, si dice erede della potenza romana, come dimostra il suo nome; ma, di fatto, viene governata in modo del tutto diverso dallo Stato di Roma: non dispone, infatti, dello stesso efficiente sistema amministrativo, né degli stessi mezzi che i Romani avevano.
Tuttavia sarà nei secoli successivi, accanto alla Chiesa, la grande forza politica dell'Europa.
Potere e prestigio della Chiesa cattolica
Fra l'VIII e il IX secolo il potere e il prestigio della Chiesa cattolica in Occidente continuarono a crescere.
Mentre ai tempi dell'impero romano le persone più capaci percorrevano la carriera di funzionari o di generali, ora si dedicavano alla carriera ecclesiastica.
La Chiesa offriva molte possibilità: era un rifugio sicuro contro le violenze dei barbari, forniva un'istruzione in un'epoca in cui pochi sapevano leggere e scrivere, dava la possibilità di dedicarsi agli studi.
Inoltre in molte città europee il vescovo era l'unica autorità rimasta. Egli era il capo spirituale della Chiesa locale e una specie di governatore; con i suoi collaboratori si occupava dell'amministrazione civile, della giustizia, della difesa militare della città.
Anche la cultura passava tutta attraverso la Chiesa.
Erano cristiani e spesso ecclesiastici i maggiori scrittori, cronisti e filosofi.
Le loro opere, così come quelle dei padri della Chiesa (sant'Agostino, sant'Ambrogio, san Girolamo) e dei grandi autori greci e romani, erano conservate nelle biblioteche delle chiese e soprattutto dei monasteri.
I monasteri, centri della civiltà occidentale
Nell'Europa medievale i monasteri, grandi conventi dove vivevano omunità di monaci, furono importanti centri di civiltà.
I monasteri erano sorti come luoghi di preghiera e di meditazione per uomini che avevano scelto di ritirarsi dalla vita civile e dedicarsi a Dio. Essi erano stati fondati in Oriente, ma ben presto si diffusero anche in Occidente.
Il monastero era, innanzi tutto, un centro di preghiera e di pace. Ma la comunità dei monaci doveva mantenersi e quindi il monastero svolgeva diverse attività economiche. La più importante era l'agricoltura: ogni monastero possedeva terre provenienti da lasciti e offerte dei fedeli; esso provvedeva ad amministrarle, a coltivarle, a vendere i prodotti che superavano le sue necessità. Al suo interno si trovavano alcuni edifici per le attività economiche, come le fucine (per la lavorazione del ferro), il frantoio (per la produzione dell'olio di oliva), le cantine e il granaio (per la conservazione degli alimenti), le stalle e il mulino.
Intorno al monastero vivevano non solo monaci e conversi, ma anche artigiani, contadini, operai salariati e operai agricoli. Ben presto i monasteri più importanti divennero grandi centri di vita economica: a essi facevano capo i commerci e gli scambi di tutta la regione circostante. Inoltre, molti di essi divennero centri fortificati di difesa, capaci di proteggere la popolazione circostante dalle incursioni di nuovi popoli nomadi o da quelle degli Arabi.
Il monastero era inoltre un centro di cultura e aveva spesso una fornitissima biblioteca, nella quale decine di amanuensi ricopiavano gli antichi manoscritti, salvando così la cultura classica antica e fornendo all'Europa medievale la cultura dei padri della Chiesa e dei grandi santi cristiani.
L'iniziatore del monachesimo occidentale fu san Benedetto da Norcia. Nel 529 egli fondò il monastero di Montecassino, situato nell'Italia centro-meridionale. Ma soprattutto san Benedetto dettò un regolamento (una regola) che i monasteri dovevano seguire scrupolosamente e che divideva la giornata dei monaci tra la preghiera, il lavoro intellettuale e il lavoro fisico. In Italia furono fondati moltissimi monasteri: oltre a quello di Montecassino, ricordiamo quelli di Farfa, Subiaco, Nonantola, Bobbio e Monreale. Anche in altri paesi sorsero grandi monasteri: molto importante fu, per esempio, quello di Cluny in Francia.
DALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO Diamo qui di seguito un brano della regola dettata da san Benedetto (480 ca.-547), alla quale i suoi monaci dovevano attenersi. Nessuno osi dare o ricevere qualcosa senza il permesso dell'abate, né avere qualcosa di proprio, assolutamente nulla, dato che i monaci non sono ormai più padroni né del loro corpo né della loro volontà. Tutto sia comune a tutti e nessuno dica o consideri qualcosa come suo [...] Se ad alcuni venisse trovata qualche cosa non ricevuta dall'abate, il colpevole sia sottoposto a una gravissima punizione. E affinché questo vizio della proprietà sia totalmente sradicato, l'abate deve fornire tutto ciò che è necessario, in modo da togliere di bisogno. L'ozio è nemico dell'anima; e quindi i fratelli devono in determinate ore occuparsi del lavoro manuale, in altre, anch'esse ben fissate, dello studio delle cose divine [...] Nei giorni di Quaresima, ognuno riceva un codice dalla biblioteca, da leggere di seguito e interamente. Uno o due anziani facciano il giro del monastero nelle ore in cui i monaci attendono alla lettura, per stare attenti che qualcuno non perda tempo in ozio o in chiacchiere e non stia applicato alla lettura, e, così facendo, non solo si renda inutile a se stesso, ma distragga anche gli altri. |
Carlo Magno resuscita l'impero romano d'Occidente
Anche dopo la sconfitta inflitta loro da Pipino nel 751, i Longobardi non rinunciarono al disegno di sottomettere l'Italia. Così, quando il re longobardo Desiderio tentò nuovamente di conquistare Ravenna e il ducato romano, il papa Adriano chiamò nuovamente in aiuto i Franchi.
Il nuovo re franco, Carlo, figlio di Pipino, giunto in Italia, sconfisse Desiderio e il figlio Adelchi a Pavia e a Verona nel 774. Il regno longobardo cessò così di esistere.
Carlo rientrò poi in Francia, dove consolidò il proprio dominio, ma lasciò alcune migliaia di guerrieri nel nostro paese, a difendere il territorio conquistato e i possedimenti del papa.
Successivamente Carlo estese ancora le proprie conquiste sottomettendo i Sàssoni nel nord della Germania, togliendo alcune terre agli Arabi in Spagna, impadronendosi della Germania meridionale e dell'Austria e distruggendo infine il regno degli Avari, che si erano insediati sulle rive del Danubio.
Carlo era salito al trono nel 768; la definitiva vittoria contro gli Avari è del 796: in meno di trent'anni egli era riuscito così a riunificare sotto di sé gran parte dell'antico impero romano d'Occidente.
Nella sua opera egli poté contare sull'alleanza e sul sostegno della Chiesa di Roma, sostegno che egli ricambiò presentandosi come il difensore della fede cattolica e convertendo al cattolicesimo i popoli vinti, anche con la violenza, come avvenne con i Sassoni.
A confermare e a rendere ufficiale l'alleanza fra il re dei Franchi e la Chiesa, nella notte di Natale dell'anno 800, papa Leone III proclamò imperatore Carlo di Francia, chiamato Magno (il Grande) dai contemporanei per le sue conquiste.
Era rinato l'impero romano d'Occidente, che fu chiamato Sacro Romano Impero, proprio perché consacrato dal papa e dalla Chiesa e continuatore delle tradizioni e della cultura romane. E l'impero risorto costituirà nei secoli seguenti - sia pure in forme e modi diversi - una delle due grandi forze politiche in Europa: l'altra era ormai da tempo il papato di Roma.
ISTRUZIONI PER LE FATTORIE Carlo Magno si preoccupò della buona amministrazione delle sue tenute, dettando precise norme di ordine economico sociale, affinché servi e coloni fossero trattati giustamente e gli amministratori non li facessero lavorare per il loro personale interesse. Ecco alcune norme tratte dal Capitolare sulle fattorie. Vogliamo che le aziende da noi istituite servano esclusivamente ai nostri interessi e non a quelli di altre persone. Vogliamo che i nostri servi e coloni siano ben trattati e che nessuno li riduca in miseria. Vogliamo che i nostri funzionari non abbiano la pretesa di porre servi e coloni al loro servizio, costringendoli a compiere lavori per loro, a tagliar legna per loro o a offrire loro altre prestazioni e che neppure ricevano da essi doni di alcun genere. Vogliamo che ciascun funzionario, nell'esercizio del suo compito, usi misure dello stesso tipo di quelle che abbiamo nel nostro palazzo. Vogliamo che gli edifici situati entro le nostre terre siano ben curati e che le stalle, le cucine, i mulini, i frantoi siano preparati con diligenza, affinché i nostri addetti vi possano svolgere i loro lavori igienicamente e alla perfezione. Vogliamo che nelle camere di ogni nostra fattoria siano sempre disponibili letti, coperte, lenzuola, materassi, guanciali, vasi di bronzo, di piombo, di ferro, di legno, catene per il camino, scuri e suppellettili di ogni genere, perché non sia necessario cercare altrove o prendere a prestito. |
Con il nuovo impero rinasce lo Stato
L'impero di Carlo Magno (o carolingio, dal nome latino di Carlo, cioè Carolus) fu organizzato in modo del tutto diverso dall'antico impero romano. Il regno dei Franchi era un piccolo Stato: il suo territorio si era rapidamente ampliato per le conquiste militari, ma non aveva modo di controllare e amministrare dal centro uno spazio così vasto. La stessa città di Aquisgrana, dove Carlo risiedeva normalmente, non fu mai la capitale dell'impero, e l'imperatore ebbe palazzi in vari luoghi dove spesso risiedeva (Reims, Magonza, Treviri ecc.).
Per risolvere questo problema, Carlo divise il territorio dell'impero in parti, chiamate contee e marche, e ne affidò l'amministrazione a suoi fedeli detti conti e marchesi. Questi ultimi reggevano le cosiddette marche di confine, zone che necessitavano di una più efficiente difesa militare contro le popolazioni vicine. In molti luoghi invece l'amministrazione era affidata ai vescovi. Conti, marchesi ed ecclesiastici governavano a nome dell'imperatore le zone loro affidate, vi riscuotevano le tasse e amministravano la giustizia.
I territori, che appartenevano al sovrano, vennero affidati ai suoi fedeli e furono chiamati feudi, e feudatari coloro che li amministravano per conto di Carlo Magno, che poteva concederli e toglierli a suo piacimento.
Carlo sorvegliava tali territori sia direttamente che attraverso suoi ispettori (o missi dominici, cioè inviati del dominus, del signore). Questi funzionari erano incaricati di viaggiare nelle varie regioni per rendere pubbliche le nuove leggi, ispezionare ponti e strade, amministrare la giustizia in nome dell'imperatore. Essi dovevano anche riferire a lui degli eventuali abusi commessi dalle autorità locali e raccogliere le lamentele dei sudditi.
Carlo fece restaurare le antiche strade romane e le comunicazioni tornarono a essere più agevoli e sicure. Lentamente anche la vita economica acquistò nuovo slancio. Nelle campagne la produzione agricola si riavviò, favorita anche dall'organizzazione dei monasteri e dei vescovati.
Le antiche città ripresero le attività artigianali e gli scambi commerciali e in molti centri si organizzarono fiere e mercati. L'imperatore fece inoltre coniare una nuova moneta d'argento, la lira, divisa in 20 soldi e 12 denari.
Nessun progresso senza cultura
Contemporaneamente, anche la cultura rifiorì. Carlo Magno era quasi analfabeta: probabilmente imparò a leggere ma non a scrivere. Si rese ben conto tuttavia che gli era necessario il consiglio di uomini colti e di funzionari preparati. Favorì quindi il sorgere di scuole pubbliche nelle città che erano sedi vescovili e protesse particolarmente lo studio della medicina e della matematica.
Si deve a un suo consigliere, il monaco sassone Alcuino, quello che forse fu il più grande successo della cultura carolingia: la riforma della scrittura. Le pesanti e poco leggibili lettere "gotiche" furono sostituite dalla minuscola carolina, adottata in tutta l'Europa del tempo e assai vicina alla scrittura che usiamo oggi. Con questa riforma, scrivere divenne più facile e i manoscritti furono assai più leggibili. La copiatura dei testi fu resa più agevole e rapida, cosa che portò a una maggiore diffusione della cultura.
Certamente quella che si apprendeva nell'età carolingia era una cultura di tipo enciclopedico, con molte nozioni mandate a memoria e poca riflessione. Ma il merito più importante di questa prima timida rinascita fu l'aver salvato l'immenso patrimonio culturale del mondo greco-romano, che sarà ripreso e riscoperto nei secoli successivi. Lo stesso imperatore volle presentarsi come continuatore della cultura romana e ordinò che il latino fosse la lingua ufficiale dell'impero.
La divisione dell'impero e la sua fine prematura
Alla morte di Carlo Magno (814), l'impero, considerato proprietà del sovrano, venne diviso fra i suoi tre figli, dei quali due morirono presto, lasciando Ludovico detto il Pio unico imperatore.
Alla sua morte, anche Ludovico lasciò l'impero ai tre figli. Questi, dopo lunghe lotte, nell' 843 raggiunsero un accordo:
Lotario ebbe l'Italia, la Borgogna e una regione detta Lotaringia, corrispondente all'attuale Lorena;
Carlo, detto il Calvo, ottenne la Francia occidentale e la marca di Spagna;
Ludovico prese la Germania.
Con questo accordo si iniziò a delineare la fisionomia che l'Europa avrebbe avuto nei secoli successivi. La divisione dell'impero in tre regni favorì ancor di più le discordie e i conflitti. In particolare, esso impedì una seria difesa militare, proprio quando nuovi nemici apparivano in Europa: Slavi e Ungari a oriente, Arabi a sud,Vichinghi o Normanni a settentrione.
Nel frattempo, il sistema scelto da Carlo Magno per organizzare l'impero e governarlo si dimostrava inadatto per conservarlo unito. Ai feudatari veniva chiesto di fornire al sovrano truppe armate per la difesa comune. In cambio di questi aiuti essi pretendevano una sempre maggiore indipendenza. Nell'877 i possessori dei feudi maggiori ottennero addirittura di poter lasciare in eredità il feudo ai propri figli. Con questa importantissima legge (il capitolare di Kiersy) ciascuno di essi divenne proprietario e signore assoluto della terra del feudo, che così cessò, praticamente, di appartenere al sovrano.
Con la morte dei tre sovrani di Francia, Germania e Italia, i loro territori tornarono per successione ereditaria nelle mani di un unico imperatore, Carlo il Grosso. Debole e incapace, egli fu deposto dai grandi feudatari e si ritirò in convento. Così finì l'impero carolingio (887): erano trascorsi soltanto 87 anni dall'incoronazione di Carlo Magno.
Nuovi popoli invadono l'Europa
Nei secoli IX e X l'Europa, nuovamente divisa dopo la fine dell'impero carolingio, subì le ultime invasioni di popoli nomadi. Dalle steppe dell'Asia centrale si spostò verso occidente una nuova popolazione: quella degli Ùngari o Magiàri. Prima di stabilirsi definitivamente nella Pannonia, un territorio corrispondente all'attuale Ungheria, dove si dedicarono all'agricoltura e all'allevamento, essi fecero numerose incursioni e scorrerie in varie parti del continente europeo.
Nella prima metà del X secolo gli Ungari si spinsero sino in Italia, in Borgogna e in Lorena. Solo dopo essere stati sconfitti da alcuni feudatari germanici, essi si adattarono a rimanere nei loro territori e in seguito si convertirono al cristianesimo. Nello stesso periodo l'Europa mediterranea continuava a essere minacciata dal pericolo arabo.
Provenienti dalla Spagna e dall'Africa del Nord, i pirati arabi (i Saraceni, come venivano chiamati) attaccarono più volte l'Italia e la Francia per saccheggiarne i porti e le città. Roma stessa venne attaccata nell'846, e nell'883 il monastero di Montecassino fu distrutto. Le grandi isole italiane, Sicilia, Sardegna e Corsica, furono occupate e governate dagli Arabi.
Nel frattempo iniziava a espandersi anche una popolazione originaria della Scandinavia: i Vichinghi. Conosciuti nell'Europa centromeridionale come Normanni (="uomini del nord") e in Russia come Rus o Vareghi, erano soprattutto grandi navigatori e pirati. Sulle loro agili imbarcazioni giunsero fino alle coste dell'Islanda, della Groenlandia e del Canada.
L'Europa del Nord era un'area povera, dove la pesca e la scarsa agricoltura consentivano a malapena di sopravvivere; per questo motivo molti Vichinghi abbandonarono la loro terra d'origine. Alcuni si stabilirono nella Russia del Nord, intorno alla città commerciale di Novgorod, espandendosi poi verso sud e costituendo il principato di Kiev; altri occuparono una regione sulla costa nordoccidentale della Francia, che da loro prese il nome di Normandia.
Dalla Normandia i Normanni passarono poi in Inghilterra, che conquistarono nel 1066, dopo avere sconfitto le popolazioni germaniche (Angli e Sassoni) che avevano preso possesso di quei territori alcuni secoli prima. Contemporaneamente essi si spinsero molto più lontano, fino a conquistare anche l'Italia meridionale e la Sicilia.
Il Sacro Romano Impero germanico
Alla definitiva disgregazione dell'impero carolingio seguì un lungo vuoto di potere. In Francia, in Italia e in Germania i maggiori feudatari, in lotta fra loro, cercarono di estendere i propri possedimenti e di costituire ciascuno un proprio regno.
In Francia finì col prevalere Ugo Capeto, che nel 987 si fece incoronare re.
In Italia nessun feudatario riuscì ad avere la meglio sugli altri, se non per brevissimi periodi.
In Germania emerse Ottone I, feudatario di Sassonia, che sconfisse gli Ungari e conquistò le regioni franche della Lorena e della Borgogna e l'Italia settentrionale.
Incoronato re di Germania ad Aquisgrana e poi re d'Italia a Pavia, Ottone fu consacrato imperatore dal pontefice Giovanni XII nel 962. Il Sacro Romano Impero divenne germanico.
I successivi imperatori Ottone II e Ottone III vissero stabilmente in Italia, soprattutto a Roma, e cercarono, senza tuttavia riuscirci, di restaurare la grandezza dell'antico im pero romano. Il nuovo impero germanico ebbe caratteristiche assai differenti da quello carolingio:
l'impero rimase costituito da territori germanici e italiani. La Francia cessò di
farne parte perché Ugo Capeto e i suoi successori (la dinastia dei Capetingi), che controllavano la regione parigina, furono abbastanza forti da restare indipendenti;
l'impero non fu più ereditario. Ottone I, suo figlio Ottone II e il nipote Ottone III vennere eletti dai grandi feudatari tedeschi grazie al prestigio della famiglia di Sassonia. Da allora l'imperatore del Sacro Romano Impero germanico venne sempre eletto dai principi tedeschi.
Ottone si era presentato come difensore della Chiesa e fu consacrato imperatore dal pontefice. Egli tuttavia fu ben consapevole della propria forza politica e militare, e così avvenne con i suoi successori. Da allora i rapporti tra papa e imperatore furono piuttosto da pari a pari e, in seguito, anche di forte rivalità per questioni di potere politico.
A Oriente risplende l'impero bizantino
Mentre l'Europa occidentale e centrale subiva guerre, scorrerie e invasioni, l'impero romano d'Oriente godeva di un lungo periodo di splendore. Dopo aver respinto gli Arabi, i Bizantini riconquistarono parte della Siria, Cipro, Creta e l'Armenia. Nell'Italia meridionale essi occuparono la Puglia e la Calabria, continuando inoltre a governare la penisola balcanica. Le terre furono in gran parte distribuite a piccoli proprietari, che le coltivavano direttamente e che, in caso di guerra, venivano richiamati alle armi.
Come già era avvenuto a Roma, questa classe di contadini-soldati costituì la forza economica e militare che teneva in piedi lo Stato. Tutti i territori controllati da Costantinopoli vennero divisi in temi, cioè regioni governate da generali (strateghi) che dipendevano direttamente dall'imperatore. La lingua greca era, come sappiamo, la lingua ufficiale dell'impero: ciò permise di conservare, studiare e diffondere il grande patrimonio culturale del mondo greco antico. Un successo religioso e politico di Costantinopoli fu rappresentato dalla conversione delle popolazioni slave al cristianesimo: la Chiesa greca si diffuse nelle vaste regioni della Bulgaria e della Russia, accrescendo così l'influenza del1' impero bizantino.