I Maya: istituzioni e costumi
Al tempo della conquista spagnola la società Maya presentava una rigida organizzazione gerarchica, al cui vertice stavano l'aristocrazia e la casta sacerdotale.
Il ceto più basso era costituito dagli schiavi, in maggioranza prigionieri di guerra appartenenti ad altre popolazioni, che potevano essere comprati e venduti e spesso erano destinati ai sacrifici.
La massa della popolazione, composta da agricoltori, artigiani e commercianti, rimase sempre estranea alle grandi produzioni spirituali e artistiche degli strati sociali superiori.
L'organizzazione politica, basata sulle città-Stato (che solo per un certo periodo del nuovo Impero furono in parte federate fra loro), era originariamente controllata da sacerdoti-governatori, dei quali, se si eccettua l'ultimo periodo, si sa ben poco.
Durante l'ultimo periodo divenne predominante l'aristocrazia Maya-tolteca: furono create milizie permanenti, venne introdotto il nuovo culto del "serpente piumato" (Kukulkan).
Del periodo classico si sa che i Maya esercitavano un attivo commercio in tutta la regione occupata, soprattutto con il Messico e, via mare, con le regioni costiere del golfo del Messico fino all'area Chibcha; allo scopo avevano costruito un sistema di strade rialzate (sacheob), che collegavano le città, edificate intorno a cisterne naturali (chenotes, in Maya dzonot) o artificiali ( chultunes).
Cellula sociale ed economica era la famiglia, a struttura monogamica, che lavorava su un appezzamento (hun uinic) di 36 m², ma non si sa a quali condizioni. La terra, disboscata a fuoco, era proprietà comune e veniva amministrata dal tempio e, durante il nuovo Impero, dai governatori nobili (halach uinic) delle varie città; le norme per la coltura dei campi seguivano un preciso rituale strettamente legato al pantheon Maya.
I contadini dovevano prestare il loro lavoro per l'edificazione delle varie opere pubbliche (strade, pozzi, magazzini, ecc.), dei templi e dei luoghi culturali, delle case dei nobili e dei commercianti; non si sa se esistessero corporazioni di artigiani, sebbene la ceramica, la tessitura, la metallurgia (oro, argento, rame) fossero assai perfezionate, e di grande valore fosse pure la produzione artistica.
Diffusa era l'usanza della casa comune per i giovani, che vivevano separati fino al momento del matrimonio, cerimonia sociale e religiosa celebrata in genere all'età di venti anni. Il divorzio, ammesso per abbandono del domicilio coniugale, era esteso anche alle donne; era in uso anche il levirato (matrimonio della vedova col fratello del defunto marito). Le famiglie contadine vivevano in semplici dimore rettangolari, con pareti di graticcio e fango e tetti di paglia; i nobili, i commercianti e i sacerdoti abitavano grandi case spesso in pietra.
L'abbigliamento era assai semplice: gli uomini cingevano le reni con una larga fascia di stoffa, le cui estremità orlate di piume ricadevano davanti e dietro il corpo, le donne portavano una sottana e una corta tunica aperta ai lati.
Entrambi i sessi tenevano capelli lunghi, calzavano sandali o scarpe. I ceti superiori usavano ornarsi, portavano un mantello e fastosissimi copricapi piumati. Le armi erano rudimentali: asce, pugnali, mazze e lance di pietra, una caratteristica spada lignea, archi e frecce o giavellotti con propulsore. A scopo di difesa erano adottati leggeri e robustissimi scudi in vimini ricoperti in pelle e corazze di tela, imbottite di cotone indurito. Come presso altri popoli precolombiani, diffusissimo era il gioco della palla.