I Normanni
Il nome "Normanni" (Uomini del Nord) venne dato, in età carolingia (IX sec.), alle bande di predoni provenienti dalla Scandinavia, conosciuti anche come Vichinghi (guerrieri).
Assai progrediti dal punto di vista tecnico, gli abitanti di quella regione (Norvegesi, Danesi, Svedesi) conservarono, all'inizio della loro espansione, usi e costumi barbarici.
Rispetto agli altri popoli, i Normanni disponevano di una tecnica marinara superiore sia nella costruzione delle navi sia nella capacità di orientarsi, così che erano in grado di effettuare traversate anche molto lunghe. I loro battelli dalle caratteristiche prue (drakkar) potevano trasportare fino a un centinaio di uomini, erano privi di ponte e avevano un pescaggio minimo, che consentiva di utilizzarli anche nei fiumi dalle acque poco profonde e di risalire i fiumi, sorprendendo le popolazioni anche lontano dal mare, tattica da loro spesso usata.
Essi si sparsero per il mondo dapprima in cerca di acque più pescose delle proprie o di terre da colonizzare, poi come mercanti (di pelli, di armi, di schiavi, ecc.) e come soldati mercenari; in ogni caso, non si lasciarono mai sfuggire l'occasione di operazioni piratesche, di saccheggio e talora di conquista e d'insediamento territoriale.
Percorrendo l'Atlantico, elementi norvegesi sbarcarono nell'Islanda, "Terra di ghiaccio" (874) [l'isola era già stata raggiunta verso la fine dell'VIII sec. da monaci irlandesi], e, per iniziativa di nobili in contrasto col re di Norvegia Aroldo I Harfager, ne promossero la colonizzazione. Complessivamente affluirono in Islanda circa 20.000 emigrati, tra i quali molti schiavi irlandesi.
Nel X sec. fu toccata dal vichingo Gunnbjörn la Groenlandia; e verso il 985 il norvegese Erik il Rosso vi scoprì un tratto di costa ospitale, a cui diede il nome di Grønland, cioè "Terra Verde", e dove organizzò un primo insediamento. Il clima tuttavia ostacolò lo sviluppo di questo e di altri successivi stanziamenti, che non sembra abbiano mai ospitato più di 2.000 Normanni, e che scomparvero alla fine del medioevo.
Le saghe che ci hanno tramandato notizie sull'Islanda e la Groenlandia accennano pure, in termini molto vaghi, alla scoperta, da parte dei Normanni, dell'America Settentrionale. Anteriori o contemporanee a queste furono la colonizzazione norvegese e le incursioni piratesche in terre meno lontane: le isole Shetland (tra i secc. VII e VIII), le FaerØer e le Orcadi (intorno all'800) e, partendo da queste basi, la Scozia settentrionale (Sutherland, Caithness), le Ebridi, Man (IX sec.).
L'Irlanda fu attaccata nel 795 e rapidamente conquistata nella prima metà del IX sec.; divenuta la base dei traffici tra la Scandinavia e l'Inghilterra, fu contesa ai Norvegesi dai Danesi e dai principi locali, e fu uno di questi, Brian Boru di Munster, che, dopo averli sconfitti a Clontarf (1014), li ridusse al possesso dei soli porti più importanti, dove la loro attività si limitò alla pesca e al commercio. Nel corso del IX sec., abbracciarono quasi generalmente il cristianesimo (che al loro arrivo avevano ferocemente combattuto, con grandi eccidi e spoliazioni di monasteri e santuari) e i loro costumi gradualmente si temperarono.
L'Inghilterra fu attaccata soprattutto dai Danesi; la loro prima incursione di cui si ha memoria è del 787; altre ne seguirono, ma fu solo nella seconda metà del IX sec. che essi iniziarono l'invasione e la conquista dei regni anglosassoni: solo il Wessex, sotto Alfredo il Grande (871-899), resistette e li arrestò: tra il principe danese Guthrum e Alfredo venne stabilita una divisione del paese, per cui ai Danesi toccarono le regioni a nord della linea Tamigi-Lea (danelaw), ad Alfredo quelle a sud (pace di Wedmore, intorno all'880).
Più tardi, quando i successori di Alfredo avevano già ridotto i principi danesi alla condizione di vassalli, i re di Danimarca Sven I Tveskägg (Barba forcuta) e il figlio Canuto il Grande (1018-1035) effettuarono la conquista di tutta l'Inghilterra nel primo ventennio dell'XI sec.; ma il primo "impero nordico", comprendente Danimarca, Norvegia e Inghilterra, non sopravvisse a Canuto e nel 1042 l'Inghilterra riebbe la piena indipendenza sotto Edoardo il Confessore (1042-1066), della linea di Alfredo il Grande. Ma alla morte di Edoardo e dopo il breve regno di Aroldo II l'Inghilterra fu conquistata di nuovo da un principe normanno proveniente dalla Francia, Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia (1066).
Nell'Impero carolingio i Normanni cominciarono a operare su larga scala già nella prima metà del IX sec.; insediatisi alle foci dei grandi fiumi (Reno, Schelda, Somme, Senna, Loira, ecc.), ne risalivano periodicamente le valli, trucidando le popolazioni, devastando e saccheggiando campagne, monasteri e città; alcuni penetrarono anche nel Mediterraneo e si spinsero fino a Pisa (860). La resistenza degli attaccati fu di regola debole; spesso i principi ottenevano che le bande si ritirassero dietro versamento di un tributo (danegeld); altre volte abbandonando a esse, per il saccheggio, qualche territorio, come fece Carlo III il Grosso in occasione dell'attacco di Parigi (885-886).
Per arrestare la loro espansione in Francia, Carlo III il Semplice diede in feudo a uno dei loro capi più potenti, Rollone (Hrolf), la Frisia tra l'Epte e il mare (trattato di Saint-Clair-sur-Epte, 911). Questi, convertitosi al cristianesimo e battezzato col nome di Roberto, allargò poi i suoi domini fino alla Bretagna, gettando le basi del futuro ducato di Normandia. Nel paese affluirono numerosi coloni provenienti dalla Scandinavia, che contribuirono a dargli una forte caratterizzazione etnica.
I discendenti dei Vichinghi, che nella nuova patria francese costituirono la casta aristocratica, conservarono il loro tradizionale spirito di avventura: di là il duca Guglielmo il Conquistatore, come si è già accennato, mosse alla conquista dell'Inghilterra (1066); di là erano venuti nell'Italia meridionale quei manipoli di avventurieri, tra cui i Drengot, dai quali uscì Rainolfo Drengot, fatto signore di Aversa, e gli Altavilla (Hauteville) che, sbarcati nel 1035, iniziarono al servizio di Rainolfo d'Aversa la loro straordinaria carriera, destinata a concludersi con la conquista di tutta l'Italia meridionale e della Sicilia e con la costituzione di un regno unitario (1130). I protagonisti di questa, che fu la più insigne impresa dei Normanni per il suo significato politico e civile, furono: Guglielmo Braccio di Ferro, primo conte di Puglia (1046), Roberto il Guiscardo, primo duca di Puglia e Calabria ( 1085), e Ruggero I, primo conte di Sicilia ( 1101), figli di Tancredi d'Altavilla, e Ruggero II ( 1154), primo re di Sicilia.
I Normanni di Francia e d'Italia parteciparono alla prima crociata, e uno di questi ultimi, Boemondo I, figlio di Roberto il Guiscardo, fondò il principato di Antiochia (1098).
Tra l'VIII e il IX sec., i Normanni della Scandinavia stabilirono una ricca corrente di traffici tra l'Occidente e l'Oriente; questa corrente fu complementare di quella mediterranea, che era più antica ma, in quel periodo, turbata dalla recente, violenta attività corsara degli Arabi; i Normanni vendevano a Bisanzio e in Asia schiavi, pellicce e armi e acquistavano seterie e spezie, destinate alla Francia e all'Inghilterra.
Dal Baltico al Mar Nero o al mar Caspio, i mercanti scandinavi seguivano le vie fluviali (Neva, Volchov, Dnepr, Volga). Li accompagnavano gruppi di uomini d'armi, molti dei quali si misero al servizio degli imperatori bizantini (la cosiddetta "guardia varega"). Secondo una tradizione (oggi molto discussa) questi Scandinavi, chiamati Vareghi o Russi, sotto la guida di capi come Rjurik, Askol'd e Oleg, presero il potere a Kiev e a Novgorod che li avevano chiamati, e diedero il loro nome agli Slavi orientali, fino a quel tempo (seconda metà del IX sec.) non ancora politicamente organizzati.
A poco a poco questi Normanni di Russia si slavizzarono e si convertirono al cristianesimo (tra il X sec. e il principio dell'XI); ma conservarono a lungo le loro abitudini di predoni, com'è dimostrato dai terrificanti attacchi contro Bisanzio (secc. IX e X) e dalla distruzione di Itil', capitale dei Chazary (969), nonché dalle testimonianze cronistiche.
Nei secc. XI-XII lo "spirito vichingo" si spense, in concomitanza col generale risveglio religioso e civile dell'Europa: ma gli elementi positivi di esso continuarono a fruttificare nei paesi scandinavi, dove si costituirono stabili monarchie, in Inghilterra, nell'Italia meridionale liberata da Bizantini e Arabi e raccolta in unità e, in forme minori, in Francia e in tutti gli altri paesi toccati dagli "Uomini del Nord".