Il Positivismo

Il positivismo è un complesso movimento culturale che ha dominato la cultura europea dalla metà del diciannovesimo secolo fino allo scoppio della prima guerra mondiale, manifestando la sua influenza in tutti i campi, tra cui la filosofia, la politica, l'economia, la pedagogia, la letteratura.

Terminate la guerra di Crimea, quella austro-prussiana e quella franco-prussiana, dagli anni '70 il periodo del positivismo scorre in una sostanziale pace, nello sviluppo economico e nell'espansione coloniale.

Le scoperte scientifiche, tecnologiche, nel campo della medicina e dell'agricoltura sconvolgono dalle radici il modo di vivere quotidiano.

Gli entusiasmi si coagulano attorno al mito di un progresso umano e sociale inarrestabile.

Questo ideale di progresso è la vera anima dell'epoca: una fiducia totale nello sviluppo tecnologico affida alla scienza la risoluzione di tutti i problemi dell'umanità, soluzione da raggiungere attraverso il tempo ma inesorabilmente necessaria.

Questa fiducia, avvallata da un effettivo sviluppo tecnologico e sociale, trova nella filosofia una teorizzazione su base scientista.

Anche in filosofia l'elemento fondamentale posto alla base di ogni teoria gnoseologica è la scienza: la realtà si identifica infatti con il mondo fenomenico e la scienza diventa così unica fonte di conoscenza oggettiva.

Auguste Comte, esponente della corrente francese del positivismo, pone alla base della realtà la legge dei tre stadi, secondo cui tutte le scienze, che egli classifica in ordine di importanza, attraversano tre successive fasi di sviluppo fino a raggiungere l'oggettività e l'assolutezza.

Tra le scienze la più importante, la sociologia, non ha ancora raggiunto questo stadio, ma quando lo farà essa potrà risolvere tutti i problemi dell'umanità.

Herbert Spencer vede invece la legge dell'evoluzione come mezzo interpretativo della realtà: tutto l'universo passa continuamente da uno stato di omogeneità ad uno di eterogeneità da cui ha origine la realtà come la conosciamo.

Anche la scienza subisce lo stesso processo, ma per non perdere il senso unitario, che non si può cogliere nelle singole discipline, serve la filosofia, prodotto del processo attraverso cui si arriva ad una scienza unificata.