La 1^ Rivoluzione Industriale

Le origini della civiltà moderna sono da ricercare in quel fenomeno che, originatesi nella seconda metà del Settecento e prevalentemente in Inghilterra, prende il nome di rivoluzione industriale.

Molti sono i fattori che concorrono a creare l'ambiente adatto allo sviluppo di una prima industria:  

- crescita demografica: la prolungata assenza di gravi calamità e carestie assieme alla crescita economica del paese dovuta al commercio portano all'aumento del tasso di natalità; questo è dovuto anche all'abbassamento dell'età per il matrimonio e della mortalità infantile;

- rivoluzione agricola: le campagne subiscono un processo di riorganizzazione in grandi proprietà dove un unico proprietario si serve di manodopera salariata per produrre, prevalentemente per la vendita. La produzione su larga scala permette anche di utilizzare le nuove tecniche di coltivazione, tra cui la rotazione delle colture, che aumentano il rendimento del terreno. Questo processo comporta la scomparsa dei piccoli proprietari e di tutti coloro che, privi di un appezzamento proprio, si vedono preclusa ogni possibilità ora che i campi vengono recintati: questa massa di individui andrà a costituire la manodopera della nascente industria;

- rivoluzione tecnologica: fondamentali in questo periodo sono la scoperta della macchina a vapore e dei telai meccanici: la prima viene impiegata prevalentemente nell'attività estrattiva, i telai meccanici invece aiutano lo sviluppo dell'industria tessile, settore trainante per tutto l'ottocento.

- vie di comunicazione: parallelo allo sviluppo del commercio sui mari è lo sviluppo delle vie di comunicazione interne: grazie alle nuove tecniche di costruzione si progettano strade, ponti, ferrovie, canali navigabili, che rendono accessibile il trasporto di merci verso altri mercati;

I primi opifici hanno dimensioni limitate, ma con il passare del tempo le prime industrie crescono fino a dimensioni considerevoli; le nuove costruzioni sorgono subordinatamente alle necessità di produzione: gli stabilimenti sorgono prima accanto a fonti di energia idraulica, poi vicino alle miniere che forniscono il combustibile per le sempre più diffuse macchine a vapore.

Inoltre i lavoratori non possono vivere lontano dal luogo di lavoro, per cui gli stessi padroni costruiscono per loro appositi insediamenti vicino alla fabbrica. Questi alloggi sono generalmente costruiti guardando soprattutto all'economia, sono piccoli, serrati tra loro e sovraffollati; inoltre l'assenza di servizi e la vicinanza con gli impianti industriali fa si che le condizioni di vita in questi ambienti siano pessime.

Comunque questi agglomerati crescono accorpando più industrie, fino ad assumere la forma di agglomerati urbani, città disordinate ed insalubri. Sorgono nuove città (Manchester) prive di una struttura precisa, si sviluppano a dismisura città già esistenti (Londra), che crescono nel più completo caos.

La pressoché completa assenza di una qualsiasi forma di regolamentazione nasce anche dall'applicazione in campi estranei a quello economico della teoria liberista. Il periodo del tardo settecento e dell'inizio dell'ottocento di identifica infatti in tutta Europa con l'affermazione politica della classe borghese e della sua ideologia pragmatica ed utilitarista: tutta la gestione dello stato ricalca quella che era la principale teoria economica, quella liberista di Adam Smith.

La classe degli industriali è la classe leader della società, che segue la regola economica del lasseiz-faire, ed è in questo periodo che i lavoratori vengono sfruttati più pesantemente, in assenza di ogni regolazione in materia. Anche nel settore delle costruzioni si hanno delle rilevanti novità: lo sviluppo tecnologico, che si sta imponendo come motore della società, impone un ritmo di cambiamento rapido delle strutture, che vengono quindi per la prima volta concepite come strutture funzionali alle necessità, non più strutture durature ma provvisorie; inoltre il criterio dominante è quello del massimo sfruttamento del terreno, quindi la progettazione urbana dei servizi viene del tutto trascurata. Il criterio del risparmio non si coniuga inoltre con le esigenze di carattere estetico né con quelle di tipo igienico. 

A partire dagli inizi dell'ottocento i lavoratori iniziano ad assumere una coscienza di classe: di fronte alla realtà industriale, che intanto si è allargata anche alla Francia ed alla Germania, si vengono formando movimenti di protesta, i movimenti anarchici e quelli socialisti. Anche nel mondo industriale John Stuart Mill avverte i limiti del sistema liberista e propone la via delle riforme per prevenire la crisi della società.

La prima metà dell'ottocento è anche un periodo di forti rivendicazioni della stessa borghesia nei confronti di un governo che in tutti gli stati europei, esclusa l'Inghilterra, è ancora espressione dell'aristocrazia terriera. Il fallimento delle rivoluzioni del '48 porta però alla crisi tanto del modello liberale tanto di quello socialista, favorendo l'instaurazione di governi forti che caratterizzeranno la seconda rivoluzione industriale, espressione della borghesia economicamente più potente, che grazie al potere economico si è sostituita all'aristocrazia.