Il Turismo Internazionale

La distribuzione per aree

 Trasporti e comunicazioni

Il turismo in Asia

Il Turismo in Africa

Il Turismo nelle Americhe

Il Turismo in Oceania

Il turismo in Europa

Le prospettive del turismo europeo

Aspetti e problemi del turismo europeo

IL turismo d'ingresso

 Il marketing nei principali paesi europei

IL Cammino dell'Euro

Il Turismo In Italia 

Le forme del Turismo

Sullo scenario economico del mondo, da molti anni ormai, il turismo non ha più una funzione secondaria e marginale ma ha assunto un ruolo di primaria importanza negli scambi internazionali e nella formazione del prodotto lordo mondiale. Le attività turistiche sono caratterizzate dalla diffusa presenza di piccole e medie aziende, capaci di svolgere una funzione positiva sul piano occupazionale ; infatti secondo dati del 1995 l’occupazione diretta e indiretta nel settore ammontava a 212 milioni di persone corrispondenti a circa un decimo dell’intera forza lavoro mondiale.
In questa seconda metà del secolo, grazie ad un lungo periodo di pace in Europa, nell’America anglosassone e in molte altre regioni del mondo, si è avuta una forte crescita economica che si è tradotta nell’aumento del tenore di vita, nella riduzione dell’orario di lavoro, in una più diffusa scolarizzazione, oltreché in uno sviluppo dei consumi culturali.

Tutti elementi, questi, che direttamente o indirettamente hanno favorito un aumento della propensione al viaggio.

Il turismo è tra le poche attività economiche che possa vantare un così lungo periodo di crescita. L’unica fase di congiuntura negativa risale ai primissimi anni ’80, quando l’intera economia mondiale ha attraversato una fase di depressione. Nel 1995 un miliardo e mezzo di persone (circa un terzo della popolazione mondiale) si sono recate fuori dai propri confini nazionali e hanno speso mediamente 650 $ a testa . Nel 1996 il turismo ha contribuito con il 13.8 % alla formazione del prodotto lordo mondiale e, dopo petrolio e industria automobilistica, è al terzo posto nella classifica degli scambi internazionali.

Le previsioni per il futuro indicano un’ulteriore crescita con un numero di arrivi, alla fine del millennio, di 680 milioni e un apporto valutario di 530.000 miliardi di dollari. Tali previsioni si basano sui mutamenti di ordine demografico, economico e politico che stanno caratterizzando la popolazione mondiale.

In Occidente la vita media si innalza sempre più ; contemporaneamente i nuclei familiari tendono ad avere una maggiore capacità di spesa grazie alla bassa natalità e al doppio reddito (visto che cresce continuamente il numero delle donne lavoratrici) ; aumentano anche i giorni di ferie e ciò crea una maggior disponibilità di tempo per il viaggio.

Nel Terzo Mondo, soprattutto nell’Asia dell’est e nell’area del Pacifico, si sta innestando un potente sviluppo economico con una crescita continua del reddito pro capite : si calcola che nei prossimi 20 anni la popolazione attiva dei paesi in via di sviluppo aumenterà di altri 700 milioni di persone. Inoltre tutte le autorità economiche internazionali concordano nel ritenere che la crescita del PIL mondiale proseguirà almeno fino alla fine del secolo.
Le diverse percentuali di crescita degli arrivi e degli introiti nel periodo 1950-1996 (rispettivamente 7.8 e 12.9 annuo) sono spiegabili non solo con l’aumento dell’inflazione ma anche con una maggiore capacità di spesa dei turisti che oggi oltretutto hanno a disposizione un maggiore numero di servizi accessori. Il turismo attuale, infatti, uscito dalla fase pionieristica e un po’ spartana, tende oggi a proporre una serie di servizi aggiuntivi che rendono più vario e confortevole il viaggio e il soggiorno e sono divenuti elementi sui quali gioca la concorrenza fra le varie offerte. Quindi, lo sfruttamento della risorsa turistica è divenuto un fatto complesso che passa attraverso lo sviluppo di numerose attività un tempo considerate collaterali, oggi invece divenute parte integrante ed essenziale dell’offerta. Una bella spiaggia quindi non è più sufficiente ad attrarre un flusso turistico significativo, ma occorrono strutture di divertimento quali discoteche, parchi acquatici, impianti sportivi e altro ancora. Analogamente i centri turistici montani offrono attività folcloristiche e culturali, feste, servizi di guide, sport estremi e divertimenti vari. Dal canto loro, le città turistiche tendono a proporsi in modo sempre più accattivante con una maggiore diversificazione degli itinerari di visita e dei mezzi pubblici turistici, organizzando festival ad argomento, eventi culturali, una più piacevole e moderna organizzazione museale con punti di ristorazione, bookshop, merchandising, visite guidate.
La grande crescita del turismo è stata necessariamente accompagnata da un parallelo sviluppo delle infrastrutture, a cominciare dagli impianti ricettivi. Questi hanno dovuto adeguarsi alle nuove dimensioni dei flussi e ad esigenze qualitative sempre più elevate. Da alcuni anni si assiste ad una crescente diffusione delle grandi catene alberghiere internazionali che sovente tolgono ossigeno agli alberghi di antica tradizione, sempre più in difficoltà di fronte alla loro concorrenza. I grandi alberghi, se da un lato sono in grado di offrire standard internazionali di comfort a prezzi accessibili, dall’altro omologano la ricettività cancellando le peculiarità e le tradizioni dell’ospitalità locale e privando il turista dell’emozione che sempre nasce dallo spirito del luogo : per il cliente dell’Hilton o dello Sheraton quasi non fa differenza trovarsi in Oriente, ai Caraibi, o in una città d’arte.

La distribuzione per aree

La produzione e la distribuzione del reddito su scala mondiale sono fortemente disomogenee a favore dell’America anglosassone, dell’Europa e delle "anomalie asiatiche". La medesima sperequazione riguarda anche la distribuzione delle ferie pagate. Di conseguenza, per quanto il turismo sia un fenomeno diffuso in tutte le latitudini, resta ancora abbastanza circoscritta l’area in cui esso è economicamente rilevante. Il 90 % della spesa mondiale turistica e l’82 % dei viaggi sono generati da flussi provenienti da 30 paesi. L’82 % degli introiti turistici mondiali è detenuto da 30 paesi e addirittura dieci di questi ne assorbono il 60 %. Gran parte dei principali stati impegnati in attività turistiche sono al contempo sede di turismo attivo e passivo.
Infatti, i principali flussi fra paesi (al di sopra di 10 milioni annui di persone) sono otto e si consumano nel rapporto di interscambio di soli 10 stati.


Il predominio del mercato continua ad essere detenuto dall’Europa e dall’America che assorbono l’80% dei flussi, questi continenti pur avendo avuto una crescita del volume turistico hanno visto ridursi, in questi ultimi decenni, la propria quota relativa :l’antico continente è passato dal 66,4% del 1950 al 58,7% del 1996, il nuovo continente dal 29,6% al 19,8 del 1996. Molto sostenuta è stata la crescita sia assoluta che in percentuale dell’estremo oriente e della zona del Pacifico in questa area geografica si è passati dallo 0,8% del 1950 al 15,2% del 1996, si tratta di ritmi di sviluppo molto accentuati che dimostrano la particolare aggressività della regione sul mercato turistico internazionale oltre che la crescente importanza nel contesto globale dell’economia. Nell’Asia meridionale il buon ritmo di crescita degli ultimi anni che aveva sostenuto in particolari alcuni paesi come la Thailandia e l’India e che faceva prevedere ulteriori sviluppi è rallentato a causa della diminuzione dei flussi europei. L’area mediorientale, pur assorbendo una quota relativamente bassa, ha visto accrescersi costantemente la propria quota, nel 1996 era del 2,5% mentre nel 1950 rappresentava solo lo 0,9 dei flussi. Questo dato è ancor più significativo se si considera l’instabilità politica della regione e i numerosi conflitti che in questi anni sono stati combattuti. Pesano in negativo sull’intera regione, anche se con misura diversa, i movimenti integralisti che riducono la sicurezza interna di molti paesi, Spesso questi movimenti praticano un’ostilità violenta nei confronti dei turisti. La crescita turistica dell’Africa in questi ultimi dieci anni è stata molto ondivaga con annata di accrescimento ed altre di regressione ciò probabilmente è dovuto al fatto che nel continente la situazione economica resta ancora molto precaria e la povertà e il sottosviluppo sono diffusi più che in qualsiasi area del mondo. Solo alcuni paesi dell’Africa del Nord e di quella transaharia sono in grado di possedere struttre ricettive in grado di soddisfare le esigenze dei turisti. Per la gran parte dei paesi africani partecipare alla crescita dei flussi internazionali è un beneficio da rimandare nel tempo.
Molti paesi stanno acquisendo la consapevolezza dell’importanza del turismo come fattore di sviluppo economico ed è quindi facile prevedere che vi sarà una crescente concorrenza internazionale che porterà paesi ed aree geografiche ad una più attiva ricerca di spazi di mercato, ciò costringerà anche i paesi a turismo maturo a ridefinire la propria offerta, migliorando la qualità dei servizi e diversificando ulteriormente gli itinerari fin qui proposti.

 Trasporti e comunicazioni

Esiste un rapporto strettamente correlato tra la ramificazione dei mezzi di trasporto e comunicazione e lo sviluppo economico generale. Il turismo ha la possibilità di svilupparsi e potenziarsi solo in quelle aree geografiche dove gli investimenti sono stati adeguati e tali da consentire non solo l’estensione della rete di comunicazione e dei trasporti, ma anche il suo continuo ammodernamento. Le varie mete turistiche possono essere più o meno avvantaggiate dallo loro dislocazione lungo gli assi principali del sistema dei trasporti, che solitamente rispecchia le caratteristiche fisiche ed economiche dei vari Paesi. In generale esso può essere convergente, in stati monocentrici, o nel caso in cui vi siano diverse metropoli o città di uguale importanza, seppure con diverse funzioni, policentrico.
La crescita del turismo non sarebbe mai potuta arrivare ai livelli descritti senza un corrispondente sviluppo del sistema dei trasporti e innanzitutto del trasporto aereo, il mezzo che ha consentito una rapida mondializzazione del turismo. Il costo del viaggio aereo, pur apparendo elevato, in realtà si è mantenuto costantemente al di sotto dell’inflazione. Questo risultato è stato reso possibile sia dall’impiego di aerei sempre più grandi, i quali consentono di ammortizzare con maggior margine il costo unitario del volo, sia più recentemente dall’introduzione della "deregulation" delle concessioni aeree. Quest’ultima ha consentito una maggiore concorrenza fra le compagnie aeree che si è tradotta immediatamente in una riduzione delle tariffe. Il trasporto aereo turistico si avvale moltissimo dei voli charter che offrono significativi risparmi rispetto ad un volo di linea; i tour operator, noleggiando direttamente un aereomobile, sono in grado di ridurre i costi dei servizi di assistenza a terra e, non essendo vincolati agli orari e agli standard delle compagnie di bandiera, possono garantirsi l’alta probabilità di viaggiare con l’aereo completo e limitare i servizi a bordo. La crescita del trasporto aereo è stata tale da mettere in crisi il sistema aeroportuale di molte città che negli ultimi anni si sono trovate a dover fronteggiare una quantità di traffico superiore alle loro capacità.
La necessità di migliorare il servizio e la sicurezza ai confini nazionali è sempre più sentita in tutto il mondo : nel 1995 oltre 400 milioni di viaggiatori hanno varcato la dogana presso i cinquanta aeroporti più trafficati del mondo. Per la fine del decennio, negli stessi aeroporti, il numero sarà cresciuto a più di mezzo miliardo.
Oggi le rotte internazionali formano una fitta ragnatela che collega tutte le capitali e le principali città del mondo. Le rotte più frequentate sono quelle del nord Atlantico che collegano l’Europa con gli U.S.A e il Canada e le rotte che vanno e dall’Europa e dal Nord America verso l’Asia Orientale e il Pacifico. Nei Paesi di grandi dimensioni ed economicamente sviluppati come gli Stati Uniti, la Russia, l’Australia, il Canada e negli ultimi anni la Cina, il trasporto aereo interno è divenuto molto rilevante e tale da sostituire per importanza il trasporto ferroviario.
Il trasporto ferroviario su lunghe distanze oggi è in crisi in tutto il mondo : gli investimenti per riconvertire le strutture attuali in linee e materiale rotabile adatto all’alta velocità richiede sforzi economici considerevoli ; sono, tra l’altro, poche le linee in grado di assorbire un traffico passeggeri tale da giustificare la portata dello sforzo finanziario. Nel Nord America molte tratte ferroviarie vengono dismesse, Quasi tutti i paesi del Terzo Mondo non sono economicamente in grado di reperire le risorse tecnologiche e finanziarie per la realizzazione di un trasporto ferroviario veloce : in Africa e nell’Asia centrale e del Sudest è del tutto inconsistente anche il trasporto ferroviario tradizionale. Solo Alcuni paesi dell’Unione Europea ( Germania, Francia, Spagna e Italia) e il Giappone stanno indirizzando i loro progetti sull’alta velocità. La ferrovia sembra quindi non avere alcun avvenire nel trasporto intercontinentale o su lunghe distanze a tutto vantaggio del trasporto aereo. L’epoca della transiberiana e dell’Orient Express vive ormai nella nostalgia del passato, che viene rinverdita da iniziative occasionali.
Conserva e anzi vede accrescersi la propria importanza il trasporto stradale : l’automobile e il pullman si avvalgono di tutti i vantaggi di libertà di spostamento e di raggiungibilità dei luoghi. Per quanto concerne il turismo, la costruzione di una rete stradale moderna e ramificata appare come la soluzione più adatta per inserire all’interno di circuiti turistici aree di grande potenzialità ma difficilmente raggiungibili. E’ il caso della costa sud-orientale turca, dell’Egitto, di molti paesi dell’Africa Orientale e dell’America Andina. Infatti tutte queste aree sono perlopiù caratterizzate da sistemi convergenti o a dislocazione su di un asse centrale.
Sempre più importanti nel determinare e la consistenza e la direzione dei flussi sono i nuovi sistemi di comunicazione telematici, nati dall’intreccio fra l’informatica e le telecomunicazioni. La telematica offre la possibilità di fornire una grande quantità d’informazioni in tempo reale ; gli operatori turistici hanno quindi la opportunità di orientare e gestire i flussi, di realizzare con più facilità e velocità i pacchetti turistici, acquisendo informazioni sui mezzi di trasporto, alberghi, ristorazione e servizi aggiuntivi.
Alcuni grandi sistemi conosciuti come CRS ( Costumer Reservation System), inizialmente nati per la prenotazioni di viaggi aerei, sono divenuti via via più complessi sino a comprendere molti altri servizi di prenotazione.
Attraverso la più grande rete informatica del mondo (internet) oggi qualsiasi utente può organizzare i propri viaggi prenotando da casa, comodamente seduto, il biglietto aereo e l’albergo ; può anche avere un quadro delle manifestazioni e attività svolte nella località dove intende recarsi oltre alle informazioni storico - artistiche.

Il turismo in Asia

 La contiguità geografica tra Europa e Asia ha favorito fin dall’antichità gli scambi commerciali anche con le regioni poste all’estremità orientale del continente.
Mentre il contatto con l’Asia Minore ha portato sia ad uno scambio di merci, sia ad una influenza reciproca in campo culturale e religioso, il Lontano Oriente è stato per molti secoli conosciuto solo per le varie e pregiate merci che da esso provenivano. L’idea di un ricco, lontano e misterioso Oriente si è dunque radicata con forza nell’immaginario occidentale, tanto che oggi, nonostante la facilità con cui viaggiano persone, informazioni ed immagini, il viaggio in queste regioni ha ancora un fascino particolare.

Il movimento dell’Asia, pur essendo al terzo posto con il 18,5 dei flussi, risulta ancora modesto considerando le possibilità che il continente offre. Ciò, almeno in parte, è da imputare alla grande distanza dai più importanti centri di turismo attivo (Nord America ed Europa). Alcuni paesi, inoltre, si trovano ai margini o al di fuori dei grandi circuiti turistici a causa dell’instabilità politica ; è il caso della Cambogia, della Birmania, dello Sri Lanka e di alcuni paesi del Medio Oriente come l’Iraq, l’Iran e lo Yemen che pure potrebbero trarre vantaggio dalla relativa vicinanza con l’Europa.
I flussi di gran lunga più consistenti sono situati nell’Asia Orientale; infatti in questa parte del continente si situano Il Giappone e paesi emergenti come Taiwan e Corea del Sud che, grazie all’elevato reddito, sono in grado di alimentare flussi turistici rivolti tanto all’interno del continente quanto verso paesi extrasiatici. La Cina sta conoscendo un periodo di sviluppo economico che definire eccezionale è poco: il suo ritmo di crescita del P.I.L è mediamente di oltre dieci punti annui e si prevede che fra venti o trenta anni diverrà il paese più ricco del mondo. L’apertura del grande paese asiatico al mondo esterno ha comportato un forte incremento degli arrivi che dal 1997 si devono considerare unificati con quelli dell’ex colonia britannica di Hong Kong e costituiscono quindi in un unico grande mercato quello che già era il flusso interregionale più importante. E’ facile prevedere come da questa parte del mondo verrà la concorrenza più agguerrita alle tradizionali regioni europee e nordamericane.
L’Asia del Sud-Est è ancora lontana dall’esercitare un ruolo importante sia a livello continentale che mondiale. Nell’ordine Malesia, Singapore, Thailandia e Indonesia sono i soli paesi che possono vantare arrivi cospicui, cioè che si attestano oltre i 6 milioni annui. L’India, il più grande e forse interessante paese di questa subregione appare (con poco più di 2 milioni di arrivi nel 1996) ancora sostanzialmente emarginato dalle grandi correnti del turismo internazionale.
Un discreto dinamismo caratterizza invece l’area dell’Asia Occidentale dove alcuni paesi come la Giordania, la Siria e soprattutto la Turchia hanno conosciuto in questi anni una crescita di tutto riguardo.
Nel continente asiatico, sede di numerose e antichissime civiltà, si pone il problema dell’impatto che ha un fenomeno dirompente come il turismo, per molti versi intriso di valori economici e culturali occidentali; il turismo può portare innegabili benefici economici, ma costituire anche un pericolo mortale per le culture e per le risorse economiche indigene, se sfruttate in modo troppo intenso e devastante.
In molti paesi, soprattutto in quelli poveri, i vantaggi economici che la comunità locale trae dalle attività turistiche sono spesso limitati poiché gli investimenti e le infrastrutture generalmente provengono da capitali stranieri; di conseguenza parti considerevoli dei profitti ritornano nei paesi d’origine.
Il turismo, soprattutto nel Sud-Est, ha spesso comportato cambiamenti radicali sia dell’ambiente naturale che delle città, le quali stanno perdendo la loro autentica fisionomia per adattarsi alle esigenze del turismo di massa . Anche il sistema di vita e le culture locali finiscono con l’essere modificate da modelli occidentali che stravolgono le usanze indigene riducendole a mere attrazioni turistiche. E’ il caso della Thailandia, paese dotato di un grande patrimonio culturale e ambientale, che spesso è gravemente compromesso o ridotto a contorno del "turismo sessuale".
In altre zone, come l’Asia islamica e la Cina, si è fronteggiato l’impatto con il turismo difendendo le tradizioni e stabilendo dei limiti a ciò che è possibile sacrificare ad esso.

Il Turismo in Africa

 I numerosi resti archeologici del Nordafrica sono la testimonianza di come quest’area fosse parte integrante del mondo greco, romano e bizantino : un’Africa affacciata sul Mediterraneo, illustre dirimpettaia dell’Europa, da sempre conosciuta e partecipe della civiltà occidentale, almeno fino all’avvento dell’Islàm.
Esiste però un’altra Africa, verrebbe da dire propriamente detta, quella a sud del Sahara, quasi sconosciuta sino alle soglie della nostra epoca, in corrispondenza della quale sulle carte geografiche un tempo era riportata la scritta "hic sunt leones" . "Qui ci sono i leoni", nella sua genericità indicava un posto misterioso e pieno di pericoli. Ancora nel secolo scorso gli Inglesi, quelli che maggiormente diedero l’impulso all’esplorazione del continente, chiamavano "the darkest Africa", l’Africa più oscura, quella parte del territorio non ancora rilevata sulle carte geografiche.
Alla penetrazione del cuore dell’Africa non solo si è opposto il Sahara, infuocata barriera e ostacolo a lungo insormontabile, ma anche le coste, basse e poco adatte all’approdo, i fiumi difficili da risalire a causa di rapide e cascate e il clima sfavorevole. Più di quanto sia avvenuto per gli altri continenti, ben più distanti dall’Europa, L’Africa nera si è mantenuta a lungo lontana e inaccessibile.
Nonostante nel 1892 la scoperta delle sorgenti del Nilo avesse svelato l’ultimo mistero geografico dell’Africa, il continente nero ha mantenuto sino ad oggi il potere di evocare l’immagine di luogo unico e misterioso. L’idea di un viaggio in Africa richiama la sensazione di un ritorno ad una natura dagli immensi spazi primitivi ed integri.
Se lenta e tardiva è stata la scoperta geografica dell’intero continente, ancor più tardivo è stato il riconoscimento di una cultura ricca e di una storia antica e complessa dei popoli africani, alla cui conoscenza ha nuociuto la mancanza della scrittura. La storiografia occidentale è infatti tutta basata sulle testimonianze documentali e quindi si è dovuto faticare molto prima di attribuire valore ad una tradizione tramandata solo oralmente.
Ogni anno in Africa entrano quasi 25 milioni di turisti, in gran parte provenienti dall’Europa, un numero che nel complesso risulta esiguo rispetto alla vastità del territorio e alle ricchezze di paesaggi e di attrattive artistiche e culturali. Una delle cause che spiega questo fenomeno risiede nella carenza di comode vie di comunicazione.
L’ammodernamento e l’espansione dei trasporti stradali proseguono infatti lentamente ed ancor oggi essi ricalcano in gran parte i tracciati coloniali. Inoltre, a causa delle condizioni climatiche, parte della rete stradale non è praticabile in tutte le stagioni, non essendo asfaltata. Le vie aeree sono le più agevoli per spostarsi da un paese all’altro, dato che ormai tutti gli stati dispongono di un aeroporto internazionale.
Nella mondializzazione dell’economia il continente africano, da sempre dilapidato delle sue risorse naturali ed umane, continua ad essere il grande escluso; stenta perciò a riprendersi e ad imboccare la strada dello sviluppo economico e del benessere. Questa realtà si presenta anche sotto il profilo turistico: nel 1996 solo il 3,5% dei flussi internazionali hanno toccato l’Africa ma, dato ancora più allarmante, i medesimi flussi si concentrano in un pugno di paesi (solo sette con arrivi superiori a 600.000. e quattro con oltre i due milioni). Tunisia, Egitto e Marocco assorbono oltre il 35% del movimento turistico rivolto verso l’Africa. Ciò è dovuto certamente alla vicinanza con l’Europa, ma anche alla ricchezza di attrattive archeologiche e culturali che in alcuni punti raggiunge livelli di eccezionalità. Il paese africano che più ha visto incrementare gli ingressi nel proprio territorio, tanto da divenire il primo per numero di arrivi, è il Sudafrica dopo l’Apartheid; esso è anche l’unico in grado di generare un flusso d’uscita verso paesi vicini come i piccoli stati enclave del Lesotho e del Swaziland o Il Botswana e lo Zimbabwe; non a caso gli ultimi due sono gli unici paesi dell’Africa Nera a godere di arrivi superiori al milione. Altri flussi di una certa consistenza, consolidatisi nel continente, sono verso Costa d’Avorio, Ghana e Senegal nell’Africa Occidentale, Kenya e Tanzania nell’Africa Orientale. Le isole che godono di significativi flussi turistici sono tutte situate nell’Oceano Indiano ; le mete più frequentate sono le Seychelles e l’isola di Mauritius, mentre minor consistenza hanno i flussi che riguardano la più grande isola dell’Africa, il Madagascar.

Il Turismo nelle Americhe

 Il continente americano, politicamente e socialmente, può considerarsi una proiezione dell’Europa. La maggioranza della popolazione è infatti di origine europea e, curiosamente, la sua distribuzione sul continente ricalca le differenze linguistiche e culturali dell’Europa: Anglosassoni a nord, Latini nel sud, nonostante le differenze tra nord e sud siano oggi meno accentuate in Europa che in America.
Qui le differenti colonizzazioni anglosassone e latina hanno prodotto situazioni economiche fra loro divaricate. U.S.A. e Canada, infatti, a differenza dei paesi dell’America Latina, hanno avuto un enorme sviluppo economico che per gli U.S.A. si è tradotto in una grande capacità d’influenza culturale e politica a livello mondiale. Non c’è avvenimento politico o economico negli U.S.A. che non susciti immediata attenzione in Europa. Fra tutti i paesi "lontani", certamente gli Stati Uniti sono oggi per noi il paese meno straniero. La Musica, i film, i programmi televisivi, la diffusione delle tecnologie avanzate, le mode culturali, forniscono un’immagine dell’America certamente parziale ma che corrisponde all’America così come la percepisce un europeo. Il particolare processo storico vissuto dall’America anglosassone (la presenza di una civiltà precolombiana caratterizzata da società non sedentarie e bassa densità abitativa) ha avuto come conseguenza la scarsità sul suo territorio di resti archeologici significativi. Al contrario l’America latina, in particolare nelle regioni dell’istmo e andina, ha sviluppato, nei secoli precedenti la colonizzazione, civiltà urbane e sedentarie che hanno lasciato un inestimabile patrimonio archeologico.
L’America del nord occupa il secondo posto per flussi turistici internazionali; i tre paesi che la compongono, Canada, Stati Uniti e Messico, assorbono il 73% (1995) degli arrivi dell’intero continente e alimentano per quantità il flusso interregionale più importante del mondo; in particolare lo scambio avviene reciprocamente tra U.S.A. e Canada e tra questi due e il Messico. Fattori di natura geografica, economica e sociale sono alla base della ampiezza del fenomeno turistico. Lo spazio geografico sterminato offre una grande varietà di paesaggi: deserti, praterie, grandi catene montuose, profondi canyon, profilo costiero vario, lunghi fiumi e grandi laghi costituiscono ambienti di grande interesse e impatto spettacolare, spesso protetti grazie ad un gran numero di parchi naturali. Alla maestosità della natura fa da contrappunto una urbanizzazione spinta: le metropoli nordamericane esprimono sovente stili architettonici e modelli urbanistici molto avanzati; città come New York, Los Angeles, Chicago, Montreal e altre sono divenute un simbolo della modernità che si esprime e negli stili di vita e nell’organizzazione degli spazi urbani e nelle attività culturali. Lo spirito pionieristico degli emigranti europei, spesso perseguitati e costretti ad abbandonare la propria terra, ha consentito nei secoli passati il popolamento della regione; tale spirito sopravvive ancor oggi nella estrema mobilità dei cittadini dell’America Anglosassone, nella mancanza di radici e nell’abitudine allo spostamento che sono un elemento costitutivo del bagaglio mentale e culturale della popolazione. Questa caratteristica condiziona positivamente la propensione al viaggio, anche se questa propensione si manifesta preferibilmente in termini di turismo interno o interregionale. Per molto tempo il viaggio in Europa è stato appannaggio delle classi ricche e culturalmente molto elevate, il Grand Tour d’Europa all’inizio del nostro secolo era divenuto uno status symbol, elemento di forte distinzione sociale. Solo le ultime generazioni di nordamericani hanno cominciato ad avvertire l’esigenza di allargare i propri confini incrementando i flussi esterni verso l’Europa, i Caraibi, l’estremo oriente e il Pacifico. Nel 1995 negli Stati Uniti si sono registrati oltre 43 milioni di presenze turistiche: la quota più rilevante proviene dallo stesso continente americano, primo fra tutti il Canada con ben 15 milioni di turisti, seguito dal Messico con 7miloni e dal resto dei paesi dell’America Latina; l’Europa con più di 9milioni di turisti è al secondo posto. Dalle frontiere U.S.A sono usciti nel 1995 poco più di 50 milioni di turisti diretti principalmente verso il Messico e l’area dei Caraibi, il Canada e L’Europa. Il Canada ha ospitato oltre 41milioni di turisti, in gran parte provenienti dal paese contiguo; più esiguo, anche per ragioni demografiche, è il numero dei turisti in uscita, poco più di 18milioni. Il Messico è tanto povero economicamente quanto ricco di preziose testimonianze delle civiltà precolombiane; lo splendore del patrimonio archeologico, le belle spiagge tropicali e l’atmosfera culturale impregnata di fascino latino hanno fatto di questo paese il principale ricettore del turismo proveniente dai ricchi paesi vicini. La contiguità territoriale con gli U.S.A favorisce le visite escursioniste, ovvero i passaggi di frontiera effettuati in giornata; infatti sono più di 60milioni i visitatori, ma anche il numero di turisti, oltre 20milioni, appare piuttosto elevato. Dopo gli Stati Uniti i flussi più consistenti provengono dal Canada e dall’Europa.
I Caraibi con il 13% costituiscono la seconda area per numero di arrivi del continente; le possibilità offerte dal turismo, per una regione complessivamente arretrata dal punto di vista economico, certamente vanno apprezzate. Quasi tutte le isole sono pressoché dipendenti dai flussi statunitensi ed anche i capitali investiti nell’attività turistica sono in gran parte nordamericani; ciò naturalmente limita, e non di poco, la ricaduta sulla popolazione dei benefici economici derivanti dal turismo. Vi è anche da considerare che solo un numero non elevato di isole, Puerto Rico, Giamaica, Bahamas, può godere di flussi significativi. La stessa Cuba, ancora sottoposta ad embargo da parte degli Stati Uniti, usufruisce di flussi molto limitati, a riprova dell’estrema dipendenza di questa area geografica dal mercato statunitense.
Il territorio del Sudamerica si distingue per la grande estensione di biomi caratteristici, come la foresta amazzonica, la pampa argentina e gli llanos del bacino dell’Orinoco. Nonostante l’ambiente naturale e i resti della civiltà incaica nelle Ande centrali continuino ad affascinare migliaia di visitatori, è il versante atlantico e soprattutto il Brasile, con più di 2milioni di arrivi, ad attirate il grosso dei flussi grazie alle grandi spiagge e al folklore; consistente risulta anche il movimento favorito dal legame che le popolazioni hanno conservato con i loro paesi d’origine. Complessivamente il Sudamerica è penalizzato dalla forte distanza dai paesi generatori di turismo e dalla concorrenza dell’America Centrale. Questa enorme regione geografica gode solo del 12% dei flussi riguardanti il continente americano; il turismo interno è anch’esso poco sviluppato a causa del reddito pro capite molto basso, dato evidente dell’arretratezza economica che contraddistingue quasi tutti i paesi della regione.

Il Turismo in Oceania

 Il più lontano dei continenti fu anche l’ultimo ad essere scoperto. Nel 1521 il portoghese Magellano fu il primo europeo ad attraversare il Pacifico meridionale scoprendo le isole settentrionali dell’Oceania. Da allora ebbe inizio una lunga serie di viaggi esplorativi che si concluderà quando l’inglese James Cook, tra il 1768 e il 1779, renderà quasi completa la conoscenza del continente.
A causa della posizione geografica, i flussi turistici internazionali hanno iniziato ad interessarsi dell’Oceania solo in tempi abbastanza recenti. Negli ultimi anni i paesi del "nuovissimo continente" hanno beneficiato dello sviluppo turistico internazionale vedendo crescere costantemente gli arrivi, l’Australia e la Nuova Zelanda con più di 5milioni di arrivi sono la realtà turistica più consistente del continente.
Le attrattive riguardano essenzialmente le spiagge (solo l’Australia dispone di oltre 36.000 km di coste), in parte attrezzate con strutture ricettive di buon livello. La più estesa barriera corallina del mondo, che copre un’area superiore al territorio italiano lungo la costa orientale dell’Australia, è uno dei fenomeni naturali più affascinanti del mondo.
I parchi naturali australiani, come quello dell’Ayers Rock, e le nuove culture indigene, soprattutto quella dei Maori in Nuova Zelanda, costituiscono altri forti motivi d’interesse turistico.
Le isole coralline, con la loro bellezza straordinaria, rappresentano per la maggior parte dei turisti un sogno da realizzare. Purtroppo la loro collocazione geografica rende il viaggio molto costoso e quindi sono sede di un turismo prevalentemente elitario.
Diversa è la situazione delle isole Hawai (U.S.A.) le quali, occupando una posizione più centrale nel Pacifico, sono più facilmente raggiungibili dai turisti provenienti dall’America.

Il turismo in Europa

L'Europa, con il 58,8% degli arrivi e il 49,2% degli introiti, è il mercato turistico più importante del mondo, sia in termini assoluti che percentuali. Nel 1997, si sono registrati nel vecchio continente ben 360 milioni di arrivi con un incremento rispetto al quinquennio precedente del 3,9%. Si tratta di milioni di persone che ogni anno invadono pacificamente le città, le spiagge, le montagne del "vecchio continente", come non accade in nessuna altra parte del mondo. Certamente questo dato non è né casuale né tantomemo rappresenta un fenomeno recente: esso è frutto di un'antica tradizione che ha fatto del viaggio uno degli elementi costituivi della cultura europea.
Ma l'Europa è anche una terra dove bellezze paesaggistiche e varietà climatiche sono strettamente compenetrate con l'arte e l'architettura, consentendo così di soddisfare ogni aspettativa turistica. E' raro trovare in uno spazio relativamente piccolo, se paragonato all'ampiezza degli altri continenti, tante varietà paesaggistiche e climatiche: in pochi centinaia di chilometri si passa dagli ambienti alpini alla mitezza mediterranea, dal dolce verde delle pianure occidentali all'arida calura degli altopiani iberici, dai movimentati fiordi scandinavi alla piatta e immensa pianura Sarmatica. E poi la cultura, l'arte, l'architettura, una storia millenaria che ancor oggi si manifesta in centinaia e centinaia di grandi e piccoli centri che incantano con la loro bellezza ogni visitatore: si può ammirare la purezza del romanico, l'alta maestosità del gotico, l'eleganza e l'armonia rinascimentale, l'opulenza barocca e, nelle diffuse zone archeologiche, la suggestione dei monumenti celtici, la bellezza dei resti ellenici, la grandiosità delle vestigia romane. Naturalmente tutto ciò è essenziale, ma da solo non sarebbe stato sufficiente a determinare le fortune turistiche europee, questi elementi sono potuti divenire anche delle risorse turistiche perché l'Europa è una delle regioni più sviluppate al mondo, tanto che fra i primi sei paesi industrializzati quattro sono europei.
In questo continente si è affermata la rivoluzione industriale, è nata la ferrovia, sono salpate le navi a vapore e per primo un uomo ha tentato d'innalzarsi in cielo, dando così vita al trasporto moderno. L'antica pratica del viaggio e del turismo ha sedimentato nel corso del tempo abilità professionali e organizzazione ricettiva in grado di fornire servizi di alta qualità ed estremamente diversificati. Lo sviluppo economico, particolarmente alto nell'Europa del Centro e del Nord, ha portato con sé tutte le condizioni della crescita turistica: redditi elevati, tempo libero, alto livello d'istruzione etc. consentono ai cittadini europei di attivare il più grande mercato interno turistico. Gioca anche a favore dell'Europa il suo passato coloniale che, se pur macchiato da orrendi misfatti, ha tuttavia prodotto legami linguistici e culturali che oggi si riversano sul turismo.
Pur avendo tutti i titoli per rimanere ancora a lungo la maggiore area turistica, e tutti gli studi concordano su questa previsione, l'Europa oggi deve fare i conti con un mondo che sta cambiando rapidamente. Paesi emergenti dal punto di vista turistico e più in generale economico si affacciano sulla scena mondiale e intravedono in questo settore una fonte di ricchezza spesso preziosa: possono praticare prezzi assolutamente concorrenziali, vantando anche un notevole patrimonio ambientale e culturale. Si pensi ad esempio agli Stati dell'Asia Orientale e Meridionale, del Medio Oriente o del Nord Africa. Infatti, sempre nel quinquennio 1993/1997, gli stati dell'est Asia e del Pacifico hanno visto aumentare la loro quota del 6,1%, del sud dell'Asia del 7,3% e del Medio Oriente del 6,8%, più bassa la crescita americana contenuta nel 3,7%.
L'importanza del fenomeno turistico dal punto di vista economico certamente non viene sottovalutato nemmeno da quei paesi extraeuropei di più antica industrializzazione, innanzi tutto gli Stati Uniti, che infatti stanno potenziando le loro attività promozionali e di organizzazione. Tra i vari settori economici nell'ultimo decennio il turismo è quello che ha conosciuto una crescita più rapida: per primeggiare ancora l'Europa deve saper innovare profondamente il proprio prodotto turistico e aumentare la qualità dell'offerta.
I sommovimenti politici che hanno attraversato la parte orientale del continente, con la conseguente caduta dei regimi dittatoriali, possono rappresentare un'ulteriore occasione di espansione, ma non è detto che ciò avvenga per tutti i Paesi: infatti, ad un esame della situazione, si nota come solo alcuni, Repubblica Ceca, Ungheria e in misura minore la Russia e dal 1996 la Croatia abbiano intensificato i flussi d'entrata contando su maggiori risorse a disposizione. La Russia, negli ultimi anni, ha anche attivato una forte crescita dei propri flussi in uscita e diretti in prevalenza verso l'Europa Occidentale e l'Italia in particolare. Per altri come La Romania la Bulgaria il passaggio alla democrazia ha significato paradossalmente una perdita in questo settore. Quando vi era la "cortina di ferro" questi Paesi assumevano per i turisti occidentali un sapore esotico di diversità e di occasioni, oltre che l'indubbio vantaggio economico procurato dall'artificiale politica dei prezzi praticati nell'Est Europa. Vi è anche da considerare come in questi Paesi vi fosse un doppio mercato, per chi disponeva solo di valuta nazionale e per chi comprava in valuta estera. Con la democratizzazione alcuni di questi Stati hanno perso, almeno momentaneamente, il loro fascino. L'immagine che di essi arriva in Occidente è di fame, miseria e durezza di vita: le difficoltà economiche di questi Paesi sono gravi ed esse si ripercuotono sulla capacità di offrire sistemazioni ricettive e servizi di trasporto secondo standard internazionali, con la conseguente perdita di capacità nell'attrarre consistenti flussi dall'estero.

Le prospettive del turismo europeo

Alla fine di questo Millennio il turismo europeo dovrebbe conoscere un rafforzamento del proprio sviluppo, indotto dalla ottimizzazione di tutti i fattori: secondo le proiezioni effettuate esso dovrebbe crescere, sino alla fine degli anni Novanta, ad un ritmo medio annuale del 3,5%, per poi subire una nuova flessione nei primi decenni del Duemila. Per quanto riguarda il volume complessivo degli arrivi essi dovrebbero raggiungere i 371 milioni nel 2.000 e poco più di 476 milioni nel 2010. Nei prossimi decenni il turismo interregionale è destinato a subire un lieve ma costante calo in favore delle aeree situate in altri continenti: infatti la percentuale prevista d'espansione intereuropea è del 2,7% l'anno nel periodo 1990-2000 e del 2,4% nel periodo fra il 2000 e il 2010, il che vuol dire che alla fine del quinquennio 1995-2000 il turismo interregionale passerà dall'88,1% all'87,1%. Per quanto concerne i flussi attivati dai turisti europei verso altre destinazioni, non interregionali, esse conosceranno un incremento dovuto al consolidarsi della situazione economica e allo sviluppo dell'Europa Orientale, infatti nel periodo tra il 1990-2000, contro un aumento dei Paesi Occidentali dell'ordine del 2,9%, vi dovrebbe essere una crescita dell'Est del 3,8%. Complessivamente la destinazione più richiesta sarà quella americana e in second'ordine il sud dell'Asia
Questi dati dimostrano che in Europa il turismo è ormai un settore economico ampiamente consolidato, e può contare su una base strutturale e infrastrutturale di un rilievo tale da consentire una costante crescita. Tuttavia, il modificarsi della situazione globale (ingresso di nuove regioni e sub-regioni d'altri continenti nel mercato turistico internazionale) e alcuni limiti propri della situazione europea ha determinato, a partire dagli anni Novanta, un tasso di sviluppo meno sostenuto di quanto è stato negli ultimi anni, e tale tendenza è destinata a perdurare per tutto il decennio a venire. Ciò vuol dire che l'incremento sarà più moderato e la quota di crescita del turismo in Europa sarà inferiore a quella globale, cioè il ritmo di sviluppo del turismo internazionale sarà superiore a quello europeo e questo determinerà la conseguente perdita di qualche punto percentuale rispetto al totale.
Si tratta comunque pur sempre di un incremento e, quindi, il numero complessivo di turisti vedrà un aumento, anche se moderato. Infatti, bisogna considerare che l'1% di aumento, sia in entrata che in uscita, in Europa, equivale a 3 milioni di turisti, mentre in altre regioni, nonostante la crescita sia più veloce, la stessa percentuale di sviluppo è destinata a procurare un'addizionale più bassa, poiché il numero totale di turisti a cui essa si riferisce è di gran lunga inferiore a quello europeo. Ad esempio, l'1% di crescita corrisponde in Asia Orientale e nel Pacifico a 700.000 nuovi turisti, nel Sudasia a 34.000 e nell'intera Africa a 200.000.
La situazione economica generale è in ogni modo il dato decisivo che consente o frena lo sviluppo del settore turistico: nel continente europeo e in particolare in alcuni paesi, più deboli sul piano strutturale, agli inizi degli anni Novanta, vi è stata una crisi economica a carattere recessivo che ha procurato un arretramento del tenore di vita e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Il settore turistico ha attraversato anch'esso delle difficoltà, anche se non vi è stata una meccanica ripercussione della crisi generale. Quasi sempre la sfavorevole congiuntura economica non riduce allo stesso modo il potere d'acquisto di tutti i consumatori, ma in prevalenza dei segmenti medio bassi, mentre difficilmente vengono toccati i consumi medio alti che, quasi sempre, si rafforzano. Ora, per quanto il turismo sia un bene di consumo molto diffuso nelle nostre società, ne fanno uno scarso uso o non vi accedono proprio le categorie più deboli che sono quelle più colpite dalla crisi: ecco perché, anche se conta molto la congiuntura economica di un paese industrializzato, essa non si ripercuote allo stesso modo su tutti i consumi. Riferito al turismo ciò vuol dire che esso ha attraversato delle difficoltà negli strati di mercato più popolari, ma al contempo si è sviluppato in quelli più abbienti.
A partire dal 1994 la crisi si è arrestata ed è iniziata una nuova fase di ripresa che si è consolidata nel corso degli anni successivi, in generale l'economia dei paesi europei è in crescita, anche se la crisi finanziaria di alcuni paesi asiatici minaccia un rallentamento dello sviluppo.

Le differenze valutarie esistenti fra le varie monete contribuiscono nell'indirizzare i flussi turistici. Una delle conseguenze della crisi dei primi anni novanta è stata la tempesta monetaria che ha procurato la fuoruscita dallo SME (sistema monetario europeo) delle valute più deboli fra cui la lira, la sterlina e la pesetas, e il conseguente rafforzamento oltre misura del marco tedesco. Naturalmente, ciò ha condizionato i flussi interregionali e i turisti europei in possesso di moneta forte hanno privilegiato le aree turistiche con la valuta debole.

Per esempio, a trarre beneficio da questa situazione nel corso del 1995 è stata l'Italia che ha conosciuto un vero e proprio boom turistico invertendo il trend non molto positivo degli ultimi anni.

Con la successiva stabilizzazione delle monete all'interno dello SME ma, soprattutto con l'avvio della moneta unica fra undici paesi europei, il fattore delle differenze valutarie è destinato ad assumere minore rilevanza e la concorrenza inevitabilmente si sposterà sul piano dell'offerta prezzi-servizi. Ciò vuol dire che alcuni paesi d'Europa che sino ad adesso hanno puntato sulla svalutazione della propria moneta come fattore di concorrenza non gli sarà più possibile usare quest'arma finanziaria.

Aspetti e problemi del turismo europeo

L'Europa può fare affidamento sulla più grande capacità alberghiera del mondo: nel 1996 aveva 11 miloni di posti letto ,con un incremento rispetto al 85/96 del 30%, ciononostante, la percentuale di sistemazione in questo tipo di struttura ricettiva è scesa, rispetto al totale internazionale, dal 52,5% del 1980 ad una quota del 43,9% del 1996. Ma, l'Europa continua ancora a marcare un largo vantaggio rispetto alle altre regioni, dato che l'America, al secondo posto, rappresenta una quota pari al 35,1% del globale. Nel corso degli anni Novanta lo sviluppo delle strutture ricettive alberghiere è stato molto più lento, tranne che in alcuni paesi dell'Asia Orientale e del Pacifico, dove si è assistito ad una rapida crescita, infatti, si è passati dal 4,7% del 1980 al 15,2% del 1996. Nelle aree a turismo maturo, Europa occidentale e meridionale, si punta ad aumentare la qualità dei servizi richiamando anche notevoli investimenti di capitali nordamericani. Oltre alla diffusa e qualitativamente alta ricettività alberghiera, il continente può contare su altri e numerosi fattori positivi che promettono un sviluppo del turismo, i principali fattori possono essere così indicati.

a) crescita, a livello internazionale, della quantità di potenziali consumatori del prodotto turistico. Ciò deriva, in parte, dall'aumento dei consumi nei Paesi più economicamente ricchi, ma anche da recenti disponibilità createsi in alcune aree di recente sviluppo, in particolare nell'Asia e nel Pacifico. In queste ultime un più alto reddito disponibile si combina con una buona propensione al viaggio e tutto lascia supporre che l'Europa, area a turismo maturo, ne possa trarre i maggiori benefici. In questa area geografica va considerata la recente crisi finanziaria del Giappone, dell'Indonesia e della Tailandia e le possibili ripercussioni sul mercato turistico internazionale.

b) Il rafforzarsi dei legami culturali ed economici intereuropei , soprattutto all'interno dell'Unione Europea, ma anche fra questi, e paesi sviluppati di altri continenti. La democratizzazione dei paesi dell'Est Europa ha consentito la collaborazione quasi nell'intero continente.

c) L'incremento della mobilità fra i cittadini membri dell'Unione Europea, facilitata ulteriormente dalla riduzione o scomparsa dei controlli di frontiera. Dal 1 gennaio 1995 i controlli frontalieri sono stati notevolmente facilitati, nelle zone aeroportuali e di confine si sono creati ingressi privilegiati per i cittadini appartenenti all'Unione.

d) La progressiva liberalizzazione del trasporto aereo fra i Paesi membri dell'U.E., e fra questi e Paesi terzi, anche di altri continenti. Il ritmo della liberalizzazione, piuttosto veloce, ha determinato anche delle difficoltà economiche per alcune compagnie che non hanno tollerato la caduta dei profitti, ma complessivamente la "deregulation" ha incrementato il traffico aereo sia civile che commerciale. Seguendo l'esempio degli Stati Uniti, con qualche modifica, l'U.E. ha approvato nel 1993 il pacchetto che imposta la liberalizzazione del trasporto aereo. Sono stati eliminati i controlli sulle tariffe dei biglietti aerei e concessa l'autorizzazione ad effettuare voli interni ad altre compagnie aeree della comunità: per esempio, l'Alitalia può trasportare passeggeri fra due città francesi, a condizione che lo scalo d'origine del volo non si trovi in Francia, inoltre è consentito a più compagnie di effettuare la stessa rotta. La "deregulation" del trasporto aereo è una questione molto delicata, poiché insieme alla liberalizzazione delle tariffe bisogna anche garantire la sicurezza dei voli.

e) Una costante crescita delle attività promozionali nel settore turistico, condotta sia dai vari Paesi, che da entità autonome amministrative (regioni, dipartimenti, contee etc.), o da compagnie aeree, e finanche da singoli operatori alberghieri. A questa intensa e variegata attività promozionale fa riscontro una rete globale di marketing e un sistema di distribuzione che si avvale di moderne tecnologie computerizzate facenti capo ad alcuni grandi sistemi conosciuti come CRS (Costumer Reservation System). Inizialmente sono nati per la prenotazione di soli viaggi aerei, ma successivamente il sistema si è sviluppato divenendo capace di forme di gestione più ampie. Oggi opera su tutta una serie di servizi, che vanno dalla vendita di pacchetti turistici alla prenotazione alberghiera, sino al noleggio delle auto. Tale sistema rappresenta una grande innovazione nel marketing perché consente di fare fronte alla parcellizzazione dell'offerta, tipica del prodotto turistico, e alle conseguenti difficoltà informative, con una centralizzazione telematica in grado di gestire un numero imponente di posti aerei, alberghi, servizi più capillari.

A questi fattori positivi si affianca la presenza di alcuni limiti che occorre superare per consentire il pieno dispiegarsi delle ulteriori potenzialità turistiche del nostro continente. I principali problemi cui bisogna dare delle soluzioni si possono così esemplificare:

1) Necessità di reperire nuove risorse finanziarie per fare fronte agli investimenti resi necessari dalla potenzialità turistica manifestatasi in questi anni, e che si prevede durerà anche nel corso del prossimo decennio. In particolare, una buona percentuale di investimenti dovrebbe essere indirizzata verso le strutture aeroportuali per aumentarne il numero e potenziare la capacità di quelle esistenti. Si pone anche la risoluzione del problema dell'ingorgo del traffico aereo, soprattutto su alcuni corridoi aerei e cieli, come quelli di Londra e Parigi, che comporta come conseguenza, oltre che il disagio per i passeggeri, l'aumento dei costi di trasporto.
2) un riequilibro della domanda turistica fra le destinazioni interregionali e le mete al di fuori del continente europeo.
4)Un posto centrale è occupato dalla formazione del personale: l'uso delle moderne tecnologie e l'aumento della qualità dei servizi richiede un uso del personale sempre più qualificato. Tale problema si pone soprattutto nell'Europa Orientale, dove l'adeguamento agli standard internazionali è una delle condizioni di base per lo sviluppo del turismo.
3) La caduta dei regimi socialisti dell'Est ha comportato il manifestarsi di tensioni nazionali e di conflitti interetnici, in alcuni casi come nella ex Iugoslavia tali tensioni hanno assunto la forma drammatica del conflitto armato. E' evidente come ciò influisca molto negativamente sulle potenzialità turistiche complessive del continente.
4) Il potenziamento dei trasporti ha una ricaduta ambientale non sempre tollerabile: i veicoli producono inquinamento acustico, vibrazioni, e sono tra i principali responsabili di anidride carbonica, biossido di carbonio e monossido di carbonio. Gli effetti dell'inquinamento atmosferico, oltre a procurare danni alla salute, sono anche rovinosi per il patrimonio artistico e architettonico, con una particolare incidenza nelle aree urbane dove vive la maggior parte della popolazione. Bisognerà quindi investire in nuove tecnologie e puntare su veicoli meno inquinanti e, nelle aree urbane, sul trasporto pubblico.
La regione europea può trarre vantaggi dai fattori positivi, precedentemente illustrati, ed è molto probabile che la tendenza, affermandosi, consentirà un significativo sviluppo del settore turistico, anche in un prossimo futuro.

L'informatizzazione ormai diffusa e l'uso sistematico delle nuove tecnologie e sistemi informativi quali si prefigurano dalle reti telematiche e satellitari aiuteranno, se ben impiegate, a valorizzare ulteriormente il prodotto turistico e a razionalizzare il mercato.
Il viaggio e le tematiche ad esso legate stanno divenendo sempre di più al centro del dibattito culturale e suscitano l'interesse di numerosi studiosi, mentre le tematiche relative al turismo sono sempre di più oggetto dell'attenzione dei media. Ciò significa che ormai il continente europeo è una regione turistica ampiamente matura e quindi si rende necessario rinnovarne radicalmente l'offerta, puntando soprattutto sul rapporto qualità prezzi, senza accentrare ulteriormente i flussi su aree ormai congestionate che potrebbero rischiare il collasso. Occorre promuovere nuovi itinerari in grado si diversificare l'offerta e rinnovare l'immagine e le aspettative che si nutrono nei confronti del continente. Promuovere località e itinerari non logori e ampiamente sfruttati consente di rivitalizzare la domanda interregionale, continuare a soddisfare la domanda che già tradizionalmente si forma nel Nord-America e attrarre quella dei Paesi di recente industrializzazione. E' evidente che in un tale quadro di politica turistica i paesi dell'Europa Orientale possono giocare un ruolo di tutto rilievo data la loro "verginità" e i primi risultati sono già ben visibili, visto che città come Praga e Budapest stanno divenendo delle mete molto importanti; unica condizione è quella di evitare gli errori di eccessivo accentramento già compiuti in occidente.
Consolidare la domanda, che si forma nel mercato turistico dei Paesi di antica industrializzazione e calamitare quella dei Paesi emergenti è anche un modo per fare fronte al calo demografico del vecchio continente, che per ovvi motivi non può non avere una ricaduta sul turismo, sia in termini di crescita, che di modifica dei segmenti di mercato. Oggi il vecchio continente, comprese le ex repubbliche sovietiche europee, ha poco più 700 milioni di abitanti, ma il tasso di crescita demografico è il più basso del mondo: secondo alcuni calcoli a metà del primo secolo del nuovo millennio esso avrà solo 677 milioni di abitanti. Quarantacinque anni fa l'Europa rappresentava il 16% del popolazione mondiale, a metà degli anni Novanta è scesa al 6-7% e si calcola che nel giro dei prossimi cinquant'anni sarà solo il 5%. Ad esempio la popolazione della Germania, diminuirà dagli 81 milioni attuali ai 73milioni nel 2025, il Regno Unito, l'Italia e la Francia che, oggi occupano rispettivamente il 18°, il 19° e il 20° posto, passeranno, sempre nello stesso periodo, al 25°, 19° e 20° posto. La stessa Federazione Russa, che pur registra un incremento del tasso demografico, passerà dal 6° posto attuale al 10° posto. La composizione della popolazione europea si sta modificando velocemente: intorno al 2000 un quarto degli europei avrà più di 55 anni e il numero delle donne sarà prevalente. E' evidente che tutto ciò influirà pesantemente sulla formazione della domanda turistica e quindi occorrerà rinnovare il tipo e la qualità dell'offerta.

IL turismo d'ingresso

In Europa, gli arrivi hanno registrato, nel periodo compreso tra il 1992 e il 1997, un tasso d'incremento medio annuo del 3,9%. Questo dato, di per sé consistente, in realtà non è equamente diviso su tutto il territorio. Complessivamente 24 paesi europei registrano più di 1 milione l'anno di arrivi e rappresentano il 98% del totale dell'intera area continentale, il che vuol dire che il resto dei Paesi europei gode solo del 2% di arrivi. Se si considera poi che solo una decina hanno più di 10 milioni di arrivi l'anno si può trarre la ovvia conclusione che il turismo europeo soffre di eccessiva concentrazione. Questo fatto, se ben utilizzato, lascia ampi spazi allo sfruttamento di larga parte del continente, ancora solo marginalmente toccato dal turismo.
In testa ai Paesi del "vecchio continente" secondo i dati del 1997 si pone la Francia con 66,864 milioni di arrivi , seguono la Spagna con 43,378, l'Italia 34,08 Il Regno Unito 25,960 milioni di arrivi. Rispetto al quinquennio precedente si confermano tra i principali paesi le posizioni acquisite tranne una netta ripresa degli arrivi in Gran Bretagna. La Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria sono nell'ordine i paesi orientali che si pongono immediatamente dopo le quattro principali mete turistiche. Per quanto riguarda Il paese magiaro già all'epoca della divisione europea godeva dei favori dei turisti in quanto Paese dell'Est più aperto degli altri. Vi è poi da considerare la posizione geografica, nel cuore dell'Europa, è estremamente favorevole per attirare i flussi dei mercati ricchi. Dopo l'Ungheria seguono, l'Austria, Germania e Russia.

Gli arrivi in Europa provenienti da altri continenti poco più di 74 milioni, l'America si pone decisamente come il mercato più importante per l'attivazione di questi flussi, nel 1997 si sono registrati 23.638.000 di arrivi. Naturalmente sono innanzitutto gli USA i maggiori protagonisti, infatti ben 16.450.000 di statunitensi sono arrivati in Europa. Le mete privilegiate dei cittadini USA sono: la Gran Bretagna (3.089.000), L'Italia (2,884.000), la Francia (2,603.000), Germania (1.597.857), a cui fanno seguito, la Spagna e la Svizzera: questi sei Paesi rappresentano il 72% degli arrivi statunitensi nella regione europea. Dal mercato asiatico arrivano in Europa oltre 14 milioni di turisti la cui quota prevalente è giapponese. Infatti, Il Giappone, con 6.386.343 di arrivi, si pone al secondo posto come attivazione di flussi verso l'Europa: l'interesse del Paese del sol levante per il continente è piuttosto recente e si è consolidato in questi ultimi decenni. Nel periodo anteguerra il Giappone era ancora un Paese chiuso e quasi autarchico, la cui attenzione verso l' estero era soprattutto dettata dalla volontà di dominio e rivolta verso l'Asia; nel secondo dopoguerra il Paese era ancora stremato dalla guerra e tutto da ricostruire. Il mercato turistico nasce con la ricostruzione e il decollo economico: la forte occidentalizzazione impressa al Giappone ha finito per provocare una ricaduta turistica verso l'Europa. L'incremento annuo dei flussi è veramente molto elevato aggirandosi intorno al 7%. I principali Paesi visitati dai giapponesi sono: l'Italia e forte distanza la Germania, la Gran Bretagna, e la Francia, insieme costituiscono il 76% del totale degli arrivi nipponici.

I flussi in uscita

I cittadini europei, tra il 1987 e il 1996, hanno notevolmente incrementato i loro viaggi, si tratta in gran parte di destinazioni interregionali: i flussi tra Paesi europei costituiscono i due terzi del totale.

Per quanto concerne le destinazioni al di fuori dell'Europa la più importante è costituita dall'America a cui segue l'Asia Orientale e la regione del Pacifico. I viaggi su lunga distanza erano sino a non molto tempo fa d'élite: per costi e capacità d'adattamento, erano riservati ad un numero contenuto di turisti. In termini di percentuale ancora rappresentano una quota minoritaria, ma, essendo cresciuto il numero globale dei viaggiatori, attualmente essi interessano ogni anno decine di milioni di europei e la tendenza conduce ad un aumento della richiesta, che porta a considerare oggi tali trasferimenti un fenomeno di massa. Paesi come la Gran Bretagna e la Francia godono d'una tradizione più antica, altri, come l'Italia, si sono affacciati su questo segmento di turismo, in modo molto vistoso in questi ultimi dieci anni. Di solito chi sceglieva destinazioni su lunga distanza era motivato dalla ragione di credere di avere ormai visto tutto ciò che c'era da vedere e dell'Europa e del proprio Paese, per cui diventava prevalente la voglia di esotismo e di ampliare le proprie conoscenze. Oggi, questa motivazione non è l'unica, poiché, sempre più spesso, la scelta di tali mete è sganciata da motivazioni culturali precise e viene dettata da ragioni di costo, oppure, prevalentemente, da una generica curiosità di visitare luoghi molto diversi da quello di provenienza, dove ancora la natura appare incontaminata e le culture intatte e lontane. Spesso si parte avendo in mente un'idea dei posti da raggiungere, formatasi attraverso qualche depliant turistico o programma televisivo, cioè una visione spesso sommaria e superficiale. Nasce il sospetto che in realtà tale scelta sia influenzata, per non dire condizionata, dagli operatori turistici attraverso il mercato pubblicitario e altri strumenti.
La Germania con oltre 77 milioni di uscite, nel 1997, è di gran lunga il principale alimentatore del mercato turistico europeo: la domanda del mercato germanico, sempre nel periodo considerato, ha avuto una crescita media annuale del 5,2%. Questo dato dipende dall'elevato tenore di vita di cui godono i cittadini della Germania e dalla posizione geografica che li rende vicini, sia all'area mediterranea, che ad altre destinazioni; non da ultimi, la stabilità e il forte potere nel mercato dei cambi della valuta tedesca rendono più favorevoli i flussi esterni. Negli ultimi anni si è registrato un piccolo rallentamento del ritmo di crescita, ma tutto fa supporre che non appena la parte orientale della Germania avrà risolto i suoi problemi economici, lo sviluppo ritroverà una nuova vitalità. E' noto come i tedeschi abbiano rivolto nel corso di questi anni la loro preferenza soprattutto alle località balneari, e l'Italia è stato il Paese che ha maggiormente beneficiato di tale scelta. Ma, nel mercato tedesco, va anche crescendo la richiesta di turismo culturale, e tale richiesta sembra essere destinata a divenire sempre di più importante. Le principali destinazioni europee sono la Francia, la Spagna, l'Austria e l'Italia, a livello extraeuropeo sono gli Stati Uniti, la Tunisia e l'Egitto.

La Gran Bretagna con 43.115 milioni permane per importanza il secondo mercato europeo. Anche questo mercato sta subendo modificazione per quanto riguarda le destinazioni: diminuiscono infatti, pur lentamente, le richieste di viaggi verso altri paesi europei e aumentano le richieste di viaggi a lunga distanza, soprattutto rivolti verso gli USA.

La principale destinazione dei turisti britannici resta l'Europa con oltre 33milioni di arrivi, i paesi europei più visitati sono, La Spagna, la Francia, l'Irlanda e la Grecia, principale destinazione extraeuropea è il continente americano con poco più di 4.500 arrivi, collocandosi al primo posto come mercato turistico nordamericano, gli Stati Uniti godono di gran lunga dei maggiori flussi. Altre principali destinazioni extraeuropee sono la Cina, l'Egitto e l'India.
La Francia, attiva un mercato turistico in uscita dal paese di 21milioni di arrivi, anche in questo Paese si assiste ad un progressivo incremento delle richieste di viaggi su lunga distanza rispetto a quelli intereuropei che attualmente si collocano a oltre 15milioni e mezzo di arrivi. In Europa le destinazioni preferite dai turisti francesi sono nell'ordine, il Regno Unito, la Spagna, l'Italia e la Germania. I principali flussi extraeuropei sono diretti verso il continente americano, con una netta prevalenza degli Stati Uniti e in secondo luogo verso l'Africa, Tunisia Marocco ed Egitto ospitano i flussi più significativi.
Il mercato italiano è in continua espansione, il tasso di crescita è sostenuto anche se ancora distante dai paesi prima indicati. La meta privilegiata resta l'Europa ed in particolare la Francia, la Spagna, il Regno Unito e l'Austria. I paesi fuori dai confini europei che di più assorbono i flussi italiani sono gli Stati Uniti, l'Egitto e la Tunisia.
Nel decennio degli anni Ottanta il mercato spagnolo era ancora molto limitato ma, a partire dall'inizio degli anni Novanta, si è avuta una formidabile ripresa, con una crescita media vicina al 10% annuo, in corrispondenza della maturazione economica complessiva del Paese e l'ingresso nella CEE, avvenuto nel 1985. I flussi spagnoli ammontano a quasi 12 milioni di partenze si attivano ancora prevalentemente verso gli altri Paesi europei, sono meno consistenti verso le destinazioni a lunga distanza.
I cambiamenti politici e economici prodottisi in Europa alla fine degli anni Ottanta hanno aperto una nuova frontiera per le possibilità di sviluppo del mercato turistico: l'insieme della popolazione dei Paesi dell'Est Europa ammonta a circa 400 milioni di persone. Le condizioni economiche di questi Paesi ancora appaiono piuttosto precarie e arretrate, e non in grado di esprimere dei flussi consistenti in uscita; tuttavia, già a partire da alcuni anni, si sta assistendo all'intensificarsi di arrivi di cittadini dell'est, in particolare Russi, Cechi e Polacchi.

 Il marketing nei principali paesi europei

La liberalizzazione degli scambi e le nuove quote di mercato, com'è naturale, accentuano la concorrenza fra i vari Paesi europei e li spingono a rinnovare continuamente la propria strategia di marketing. Ormai il turismo non viene più considerato, almeno nella gran parte dei Paesi, l'ancella povera dell'economia: è entrato a pieno titolo nelle varie politiche governative e comunitarie.

La Francia, che certamente non vuole perdere il suo primato, sta molto lavorando per rinnovare il proprio prodotto turistico: a tal fine, tende a promuovere l'immagine di un Paese capace di offrire una gamma molto diversificata di attrattive, in grado di soddisfare segmenti di mercato anche molto particolari. La strategia di marketing ha identificato ben 28 tipologie turistiche presenti nel Paese, verso le quali cerca d'interessare con una forte campagna promozionale, i mercati principali. In particolare, progetti più recenti prevedono nuovi itinerari da affiancare a quelli già conosciuti e in grado di valorizzare anche città piccole e medie sino ad oggi escluse dai circuiti turistici. L'apertura del tunnel della Manica è senza dubbio una grande occasione e dovrebbe consentire l'aumento di visitatori britannici e di altri Paesi in transito verso il Regno Unito. Euro Disney è stata la maggiore iniziativa turistica di questi anni: nelle intenzioni doveva attrarre il turismo familiare dell'Europa e sollevare anche economicamente una zona relativamente depressa come la valle della Marna. Il Parco ha avuto un successo limitato rispetto alle attese, sia perché i cittadini europei si sono dimostrati meno entusiasti di quelli americani o giapponesi nei confronti di un simile divertimento, sia perché, soprattutto, nello medesimo periodo, nei Paesi che avrebbero dovuto costituire i mercati principali, come il Regno Unito, l'Italia e la Spagna, è piombata la svalutazione della moneta con ricadute negative verso la Francia.

L'Olanda è un piccolo Paese le cui limitate varietà paesaggistiche rendono oggettivamente difficile la diversificazione della tipologia turistica. I Paesi Bassi stanno cercando di valorizzare le risorse che meglio ne tratteggiano la fisionomia, individuando quattro temi essenziali sui quali concentrare la strategia di vendita del prodotto turistico: l'Olanda il Paese dell'acqua, l'eredità storica e culturale, le città, soprattutto Amsterdam divenuta una delle più importanti city-break" (termine con il quale si individua una città che è oggetto di meta turistica di per sé), e il mare.

L'Austria è ormai da tempo una delle più importanti destinazioni europee. La politica turistica di questo Paese punta ad allargare il mercato con la valorizzazione delle sue risorse naturali, soprattutto montane, rivolgendo particolare attenzione ai giovani e al turismo familiare, ai quali propone la valorizzazione delle attività sportive nei laghi, soprattutto del salisburghese, e itinerari di montagna da effettuarsi in mountain-bike, oltre alla possibilità di praticare il rafting. Si punta particolarmente su Vienna inserita nel gruppo di città "city-break" in collegamento con altri centri dell'Est Europa come Praga o Budapest.

La Spagna è oggi nella triade dei Paesi che registrano il maggior numero di arrivi: tale risultato è anche dovuto ad una oculata politica che ha invertito completamente la strategia dei decenni precedenti che aveva puntato essenzialmente sullo sviluppo della costa mediterranea causando spesso scempi edilizi e gravi danni ambientali. Con lo slogan "The other Spain" si è promossa un'immagine più completa e ricca del Paese spostando parte dei flussi verso l'interno dove sono situate alcune tra le città più belle e ricche di opere d'arte e al contempo si sono operati grossi investimenti nelle infrastrutture; in particolare, per innalzare la qualità dell'offerta, il governo spagnolo ha investito oltre 2 milioni di pesetas nella catena dei Paradores (alberghi di lusso ricavati da edifici antichi) e in altre iniziative ricettive.

La Grecia per la gran parte dei turisti è stata e continua ad essere identificata con la sua parte insulare, Atene e alcune località archeologiche: il resto del paese è molte volte solo occasione di transito, ed è ai più sconosciuto. Per tale motivo il Paese ellenico è anch'esso alle prese con il tentativo di diversificare la propria offerta, pur puntando ancora sul mare e le isole come sue principali attrattive. Comunque vi sono una serie di iniziative tese a valorizzare la parte continentale e soprattutto la Grecia centrale con le sue montagne e laghi, al contempo si cerca di far entrare nel mercato la città di Atene come destinazione "city-Break". Per migliorare la qualità delle strutture ricettive il governo dal 1993 ha reso illegali le camere affittate senza licenza.

Il Portogallo, oltre che sulle belle spiagge, punta sulle sue straordinarie risorse culturali: nel 1994 Lisbona è stata la città capitale della cultura europea e ciò è servito per il lancio di una grande operazione promozionale in grado di rivelare al resto dell'Europa le risorse artistiche del Paese. Il Portogallo sta compiendo degli sforzi per promuovere, oltre che L'Algarve, anche il Nord del paese e le regioni interne ricche di montagne e foreste.

La Gran Bretagna si aspetta un amento dei flussi facilitati dall'apertura del tunnel della Manica e, accanto al ruolo incontrastato di Londra come una delle principali destinazioni turistiche d'Europa, cerca di rinforzare i flussi in altre regioni del Paese e su altre tipologie. In particolare si punta sulle località rivierasche del sud, sulle città storiche e sugli ambienti rurali.

L'Irlanda ha nella sua quasi intatta campagna e nelle accidentate e affascinati coste oceaniche le sue due principali risorse turistiche e queste cerca di valorizzare con la pratica di sport, come la vela e attività equestri, o la possibilità di compiere itinerari con rilassanti passeggiate in bicicletta, attraverso il verde del Paese e antiche fattorie. Si affiancano a queste iniziative centri, destinati soprattutto ai giovani, per lo studio della lingua. L'attenzione è rivolta soprattutto al mercato europeo con in testa la Gran Bretagna, ma anche la mercato statunitense.
Per i paesi dell'Europa Orientale il turismo rappresenta una straordinaria occasione per incamerare valuta pregiata, avendo, come è noto, questi Paesi molte difficoltà ad esportare altri tipi di beni. In effetti ognuno dei Paesi dell'Est dispone di una quantità di risorse turistiche invidiabili , ma vi sono ancora dei problemi nel valorizzarle pienamente e renderle mete ambite dei flussi internazionali. Molti di questi problemi nascono dalla arretratezza delle infrastrutture e dalla scarsa qualità delle sistemazioni alberghiere e ristorative. Nel breve periodo le possibilità più concrete si presentano per alcune città come Budapest, Praga, Mosca e San Pietroburgo ( ex Leningrado) .

Dalla Comunità Europea all'Unione Europea

Nel 1952 sei paesi, usciti dalle rovine del Secondo Conflitto mondiale, Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo, davano vita alla prima organizzazione comunitaria, la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA). A distanza di poco più di quarant'anni, quella che poteva sembrare un'iniziativa politica velleitaria e utopistica destinata a naufragare fra gli scogli dell'egoismo nazionale europeo, ha realizzato il suo obiettivo più importante: la creazione dell'Unione Europea con un numero di Paesi passato progressivamente dai sei iniziali a sedici.
L'Unione Europea è quindi divenuta la più importante realtà industriale e il più grande mercato del mondo come volume di scambi. Naturalmente un processo di tale portata, che ha invertito una storia secolare di conflitti e divisioni, non è stato facile e ha dovuto superare numerosi ostacoli e il suo stesso cammino continua a non essere spedito, a causa di numerosi rallentamenti e passi indietro.
La prima tappa fondamentale di tale percorso è rappresentato dal Trattato di Roma del 1957 che istituisce la Comunità Europea e gli conferisce maggiori poteri a sostegno di un mercato unico. Condizione base di tale obiettivo è stata l'elaborazione di politiche in grado di favorire una maggiore coesione economica, superando gradualmente il dislivello esistente fra le varie economie, alcune più sviluppate altre meno.
Nel 1965 la CECA e l'EURATOM (organismo per l'energia atomica) confluirono nella CEE; nel 1969 erano già stati eliminati tutti gli ostacoli principali all'interscambio commerciale e nel 1972 si è cominciata ad impostare la cooperazione monetaria; qualche anno dopo si è creato un Fondo europeo di sviluppo regionale per aiutare le zone economicamente arretrate.
I primi significativi successi della CEE hanno sollecitato altri Paesi a chiederne l'ammissione e nel 1973 si aggiunsero la Gran Bretagna, l'Irlanda e la Danimarca. Nel 1979 venne eletto, per la prima volta, a suffragio universale, il Parlamento europeo, conferendo così un maggiore spessore politico alla Comunità. Nello stesso anno venne creato lo SME, il sistema monetario europeo: tutte le valute, dei Paesi membri, sono state poste, all'interno di fasce di oscillazione minime e massime, questo per dare certezza ai cambi e favorire quindi gli scambi commerciali. Lo SME non ha avuto vita facile, è andato incontro a "tempeste monetarie" che hanno costretto alcune monete che si erano molto indebolite, soprattutto nei confronti del marco tedesco, ad uscire, almeno temporaneamente, dal sistema; sempre nello steso anno si è dato vita all'ECU (European currency unit).
Nel 1981 la Grecia, che già da alcuni anni aveva fatto richiesta di adesione, è stata ammessa nella CEE. Tuttavia l'inizio degli anni ottanta non registrava un andamento positivo: il processo di unificazione sembrava ormai impantanatosi e sempre più spesso facevano capolino interessi nazionali a scapito di quelli comunitari, le iniziative politiche ed economiche si trovavano in una situazione di stallo, determinata anche dal fatto che tutte le decisioni dovevano essere prese all'unanimità, con un notevole rallentamento dell'attività. Ma, sotto la spinta degli europeisti più convinti, tra i quali l'italiano A. Spinelli, il cammino verso l'unificazione fu ripreso con nuovo vigore e nel 1987 gli Stati che, con l'ingresso, avvenuto l'anno prima, della Spagna e del Portogallo erano divenuti dodici, stipularono l'Atto unico europeo, prima revisione del trattato di Roma. L'accordo prevedeva il raggiungimento, entro il 1992, del mercato unico con la libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi all'interno dell'Europa unita, contemporaneamente il principio dell' unanimità fu sostituito con quello della maggioranza qualificata.
Nel dicembre del 1991 venne siglato, dai Capi di Stato e di Governo dei dodici Paesi, il nuovo trattato che sancisce la nascita dell'Unione Europea detto di Maastricht, atto molto importante che assicura nuovo slancio a tutta la politica comunitaria, fissando obiettivi che hanno lo scopo e di allargare l'area della Comunità e di farle fare un basso decisivo verso l'unione economica e monetaria (UEM), nonché politica.
Un'unione economica sempre più stretta deve necessariamente avanzare anche sul piano della politica, l'obiettivo degli Stati Uniti d'Europa, non è esplicitamente contenuto nel trattato, ma vi si prevedono maggiori competenze date al Parlamento e una politica estera e una difesa comune. E' evidente che quanto più potere viene trasferito dai singoli Stati all'Unione Europea, tanto più procede anche l'unificazione politica, il vero sogno degli europeisti. Nel 1995 è stato conseguito anche un allargamento dell'Unione, infatti vi sono entrati a far parte l'Austria la Svezia e la Finlandia portando così a quindici il numero totale, ma molti altri Stati, dalla Turchia all'Ungheria, hanno fatto domanda di adesione e quindi è probabile che negli anni a venire si profilino nuovi ampliamenti.
Molti problemi restano ancora da risolvere e gli interessi nazionali tendono ancora ad affacciarsi, per esempio in Francia e in Danimarca il trattato è stato approvato dopo un referendum, molto discusso e, come si è detto nei paragrafi precedenti, alcuni Paesi non hanno accettato ancora la scomparsa delle frontiere, ma un punto forte è che il processo è stato messo in moto. Con la creazione della cittadinanza europea, ogni cittadino è libero di soggiornare e di lavorare in qualsiasi Paese della Comunità ed ha diritto di voto a di essere eletto nelle elezioni comunali: ed è proprio questo aspetto che è destinato a cambiare i comportamenti e la mentalità delle popolazioni, che sentiranno con il passare del tempo l'Europa come una realtà a loro vicina.

IL Cammino dell'Euro

Con il trattato di Maastricht, l'Europa, ha fatto una scelta molto importante e senza precedenti nella storia: la nascita di una moneta unica, l'EURO. Le economie dei paesi europei sono sempre più integrate e la presenza di diverse valute era divenuta un fattore di ostacolo ad ogni futuro processo di ulteriore integrazione. Con l'adozione di una sola valuta vi è la possibilità di creare un mercato unico più efficiente e di dare più stabilità al sistema economico e politico, oltre che a mantenere prezzi più stabili. L'Euro sarà la moneta della più grande potenza economica mondiale in termine di PIL e di percentuale sulle esportazioni, ciò darà alla moneta europea un ruolo di primo piano nel panorama finanziario mondiale, in competizione con le altre due monete forti, il dollaro e lo yen. Raggiungere un obiettivo di tale importanza non è stato certamente facile, sino ad oggi battere moneta era prerogativa esclusiva degli stati nazionali l'Euro invece sarà una moneta di una comunità che ancora deve compiere per intero il tragitto dell'unificazione politica. Dei quindici paesi facenti parte dell'unione quattro (Gran Bretagna, Svezia, Danimarca e Grecia) per vari motivi non partecipano alla fase iniziale della moneta unica, i prim tre paesi perché non vi hanno ancora aderito, la Gracia perche all'atto della verifica non aveva una situazione economica e finanziaria in linea con i parametri necessari. L'avvio effettivo dell'Unione ha la data d'inizio del 1 gennaio 1999, quando la fissazione del tasso di cambio fra le varie valute degli undici paesi non potrà più essere modificato. A questa data sino al 2002 non vi saranno ancora le banconote in Euro, ma tutte le operazioni interbancarie e le nuove emissioni di debito pubblico avverrà nella moneta europea. Per quanto riguarda i privati potranno ancora scegliere se fare le loro operazioni in Euro o nella valuta nazionale, così come potranno aprire dei c/c in Euro. Dal 1° gennaio 2002 la moneta europea comincierà a circolare, sino al 30 giugno dello stesso anno conviverà con le monete nazionali dal 1° luglio del 2002 l'Euro rimarrà l'unica valuta a corso legale.

Il Turismo In Italia 

Secondo i dati forniti dall'Enit riguardanti il complesso del movimento turistico negli esercizi alberghieri e extralberghieri, suddiviso per regioni si, manifesta chiaramente quanto già ricorrentemente affermato: le regioni settentrionali e alcune centrali assorbono le quote più significative dei flussi sia interni che internazionali. Per quanto riguarda il totale degli arrivi si collocano al primo posto il Veneto (8.877.848), seguito dalla Toscana ( 7.401.075) dal Trentino Alto Adige (7.120.791) dal Lazio (7.032. 627), dalla Lombardia (6.752. 800) e dall'Emilia Romagna (6.216.934) la prima delle regioni meridionali è la Campania con 3.326.251. Come si può notare le regioni che, oltre che per la loro efficiente struttura ricettiva, possono disporre di aree di turismo diversificate: turismo balneare, di montagna e culturale e si trovano vicino ai grandi bacini di produzione della domanda turistica ne traggono quasi tutti i vantaggi. Al contrario le regioni meridionali Calabria, Basilicata e Molise sono le ultime.
Per avere un'idea più precisa dei flussi è opportuno disaggregare i dati che riguardano il movimento interno da quello estero. Le regioni dove si indirizzano i flussi interni più consistenti sono l'Emilia Romagna, la Lombardia, il Veneto la Toscana, il Trentino Alto Adige e il Lazio. Pur rimanendo, le regioni centro settentrionali quelle preferite, si registra un inversione delle gerarchie spiegabile per alcune regioni con la maggiore richiesta di turismo di evasione; per la Lombardia e il Lazio i flussi interni sono rispettivamente attivati dall'importanza economica della prima e dalla presenza di Roma nella seconda. Pur con qualche cambiamento di ordine di grandezza le stesse regioni godono dei maggiori arrivi stranieri, in questo caso è il Veneto che si colloca al primo posto seguito dalla Toscana, mentre L'Emilia Romagna retrocede al sesto. Da ciò si può dedurre che un forte richiamo di flussi esteri è esercitato dalle tradizionali città d'arte, in primo luogo Venezia e Firenze.
La regione che si situa in testa al numero di presenze è il Trentino Alto Adige (51.760.866) seguito dal Veneto (47.7306.671) dall'Emilia Romagna (38683.330) dal Lazio (28.122.909) dalla Toscana (24.880.776) e dalla Lombardia (23.364.883). Come si può notare la Toscana che è al secondo posto per numero di arrivi è invece al quinto per quanto riguarda le presenze, cioè gode di un minor numero di pernottamenti medi, tipico delle aree dove il turismo il turismo balneare o di montagna non è soverchiante. Le regioni che si collocano ali primi posti per le presenze italiane sono: Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Veneto, mentre le presenze straniere si indirizzano verso il Veneto il Trentino Alto Adige e il Lazio. I Tedeschi sono al primo posto tra le presenze straniere in ben 17 regioni su venti, solo la Valle D'Aosta, dove figurano al primo posto gli inglesi, la Sicilia e la Basilicata dove si pongono al primo posto i francesi sembrano sfuggire all'area dei flussi provenienti dalla Germania. Anche per quanto riguarda le presenze, La Calabria, l'Abruzzo, la Basilicata e il Molise concludono la graduatoria , questo dato appare ancora più grave se si considera che queste sono regioni a forte emigrazione e che quindi una quota delle presenze riguarda emigrati che ritornano per trascorrere le vacanze nei loro luoghi di origine, appare quindi evidente come il Meridione sia del tutto fuori dai grandi circuiti internazionali.
Per quanto riguarda l'area di provenienza il maggior movimento d'ingressi è attivato dalla Germania e si indirizza prevalentemente verso il Trentino Alto Adige, il Veneto e l'Emilia Romagna; segue quello proveniente dalla Francia che predilige il Veneto, la Sicilia e L'Emilia Romagna; Terzo in ordine d'importanza è il flusso statunitense diretto prevalentemente verso il Lazio, la Toscana e il Veneto; Il movimento turistico britannico, appena inferiore a quello americano è orientato verso il Veneto, la Campania e la Toscana, mentre gli austriaci preferiscono il Veneto, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia.

Le forme del Turismo

Turismo balneare: Può essere marittimo fluviale e lacuale, questa forma di turismo copre la maggioranza delle presenze nelle strutture ricettive, il turismo marittimo è naturalmente quello più importante, da solo nel 1992 ha rappresentato il 47,2% del totale dei pernottamenti. Le regioni dove è maggiormente sviluppato questo tipo di turismo sono Emilia Romagna (27.819.158 presenze), che rimane la regione preferita dagli italiani per trascorrere i periodi di vacanza mentre il Veneto (22.409.256), è la regione preferita dagli stranieri; la Liguria (13.2426.74) l'Abruzzo (12.427.340) e la Toscana (11.226.990). I centri balneari che godono di maggior movimento sono: Rimini, Lido di Jesolo, Bibione. Lidi Ferraresi, Cesenatico, Lignano Sabbiadoro e Riccione. Nel turismo lacuale il primato spetta al lago di Garda con oltre 8.800.000 presenze annue le località di maggior richiamo sono Bardolino, Riva del Garda Arco e Malcenise-Benaco- Brenzone. Nei laghi prealpini, la presenza di turisti stranieri è superiore a quella interna.

Turismo di montagna: Inizialmente questa forma di turismo era praticata solamente nel periodo estivo in quanto si effettuavano delle escursioni e scalate. Il turismo bianco cioè invernale, negli ultimi decenni ha preso il sopravvento, complessivamente le località di montagna coprono il 22,1% delle presenze totali. Tranne Courmayeur, in Val D'Aosta i centri di turismo invernale più frequentati, sono posti nelle Alpi Tridentine e Venete; Canazei Moena Pozza di Fassa ha raggiunto nel 1992 quasi 4.000.000 di presenze, seguito da Madonna di Campiglio e Val di Sole Pejo. In particolare nel turismo di montagna appare incontrastato il primato del Trentino Alto Adige che raccoglie l'80% delle presenze straniere e il 50% di quelle italiane. Il turismo di montagna appenninico copre una fetta minoritaria dell'intero movimento solo l'Appennino abruzzese con 2.857.228 presenze gode di flussi consistenti grazie oltre che alla bellezza paesaggistica anche la vicinanza di città come Roma e Napoli.

Turismo culturale: è il segmento turistico che più di ogni altro si allaccia alla tradizione dei grandi viaggi, in quanto la sua motivazione principale è dettata dall'arricchimento e dalla conoscenza di culture ed esperienze diverse. Questo tipo di turismo anche se non è di massa sta vivendo un momento di crescita ed interessa particolarmente paesi come l'Italia dotati di un grande patrimonio artistico. Il problema dei costi e delle infrastrutture, problemi ecologici e ambientali, la disorganizzazione del patrimonio artistico ne fanno il tallone d'Achille del turismo italiano, mentre potrebbe essere la punta di diamante. Nel nostro paese nel 1992 ha rappresentato il 18,6% delle presenze complessive e fatto particolare fra le principali tipologie (ad eccezione del turismo lacuale) è l'unica in cui i flussi stranieri sono superiori a quelli interni, con grande vantaggio per ciò che concerne la bilancia commerciale di questo settore. Roma, con 10.610.455 presenze annue si stacca nettamente da tutte le altre principali città di forte richiamo turistico e che sono Firenze (5.806.590), Venezia (4.084.168), Ravenna (2.424.725) seguono poi Bologna, Napoli, Assisi, Verona e Palermo. Per quanto riguarda Milano (5.612.297) e Torino (1.631.049) essendo anche due grandi centri economici è difficile distinguere il turismo d'arte da quello d'affari.

Turismo termale: si tratta di una delle forme più antiche di turismo, l'effetto benefico delle acque era già conosciuto nel mondo antico. Per tutto l'Ottocento e sino ai primi decenni del Novecento la frequentazione delle località termali oltre ad avere un fini salutistici era anche di moda presso l'aristocrazia e la ricca borghesia. Ancora oggi nel loro stile architettonico molte di queste località richiamano da vicino la "Belle Epoque". L'Italia per la particolare caratteristica geologica del suo territorio è particolarmente ricca di acque idrominerali e di centri di soggiorno. Le zone termali, assorbono il 7,3% delle presenze annue di cui un 40% di stranieri. La Toscana vanta 2.966.253 presenze annue e si pone in testa le regioni italiane le località più frequentate sono Chianciano Terme e Montecatini. Segue l'Emilia Romagna con 2.040.866, i principali centri sono Salsomaggiore, Castrocaro e Bagno di Romagna; il Trentino con 1.889.691, principali località sono Levico Terme e Merano e poi il Veneto con 1.544.310, principali località sono Abano terme e Recoaro terme; nel Lazio praticamente il turismo termale si concentra nella località di Fiuggi che assorbe più di 800.000 presenze.

Turismo naturalistico : è l'erede dell'antica villeggiatura praticata sia dai patrizi romani che dai signori rinascimentale, l'ambiente scelto per tale tipo di turismo è solitamente la campagna. Oggi l posto delle grandi ville si va affermando un nuovo tipo di struttura ricettiva, l'agriturismo che utilizza gli stessi ambienti contadini proponendo anche ritmi di vita legati all'ambiente circostante. L'agriturismo considerato in origine un modo alternativo e giovanile di trascorrere le vacanze sta continuamente facendo nuovi adepti. Il soggiorno nelle aree protette è di grande interesse ambientale e grazie alla crescente cultura ecologica si va diffondendo nel nostro paese.

Turismo d'Affari: può essere considerato la forma moderna degli antichi viaggi dei mercanti, in quanto suoi fine è quello di concludere affari o comunque viene svolto per fini professionali, le fiere e le esposizioni costituiscono generalmente il grande richiamo di questo tipo di turismo. Le principali fiere che si svolgono in Italia sono quella di Milano, la Fiera del Levante a Bari e quella dell'agricoltura a Verona. Il turismo congressuale che è una particolare forma del turismo d'affari è un settore in netta espansione rappresenta una quota molto appetita poiché può essere convogliato nei periodi di bassa stagione. Il turismo congressuale richiede però delle strutture ricettive molto avanzate e specializzate, dalle sale congressuali al sistema dei trasporti.