Roma - Villa Leopardi Dittajuti


Sorge in un'area limitrofa alla via Nomentana, a circa due chilometri da Porta Pia, percorsa nel sottosuolo da alcuni rami delle catacombe del Coemeterium Maius (ingresso in via Asmara. Per visite rivolgersi alla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra)

Nell'antichità il sito della villa era contrassegnato dalla presenza del percorso dell'Acquedotto Vergine e, nel sottosuolo, dal considerevole complesso catacombale del Cimitero Maggiore, organizzato su più livelli e che, secondo la tradizione, accoglieva i resti dei martiri Vittore, Alessandro, Felice, Papia e Mauro.

Noto già nel Cinquecento, il cimitero è stato oggetto di scavi sistematici negli ultimi decenni del secolo scorso e di nuovo mezzo secolo fa, rivelando numerose pareti affrescate, epigrafi, decorazioni architettoniche e una galleria di collegamento dell'area sottostante la Villa con il cimitero di S. Agnese.

I soprassuoli erano coltivati a vigna, analogamente a tutta la zona circostante, come documenta una "misura" dell'inizio del XIX secolo commissionata dai proprietari, i Padri di Santa Maria in Via, che avevano acquistato il sito riunendo tre diverse vigne.

Nella "misura" compaiono alcuni modesti manufatti che non rivelano alcun carattere residenziale e dovevano essere adibiti, molto probabilmente, a ricovero per attrezzi e deposito.

Uno di questi edifici rurali si trova ancor oggi nell'area della Villa: si tratta del piccolo casale, forse settecentesco, che serviva probabilmente da abitazione, con le murature in mattoni, pietra e ricorsi di travertino, consistente in due piani collegati da una scala esterna e con, sullo spigolo meridionale, l'impronta di un'immagine votiva oggi scomparsa.

Le prime notizie sul possesso da parte della famiglia Leopardi Dittaiuti, un ramo della famiglia Leopardi di Recanati, risalgono al 1886 quando dall'amministratore del conte Giulio fu presentata alla Commissione Edilizia la richiesta per edificare una "casa ad uso vignarolo ed un capannone ad uso dormitorio per lavoranti". Il sito è definito vigna e gli edifici, molto semplici e di modeste dimensioni, erano allineati lungo la Via Nomentana e sono oggi scomparsi a seguito dell'ampliamento della sede stradale risalente agli anni cinquanta di questo secolo.

Altri interventi edilizi furono eseguiti negli anni 1887, 1891 e ancora nel 1902 ma se ne conserva traccia solo nelle domande presentate nell'anno 1905, quando i Leopardi decisero di dotare il fondo di un edificio residenziale, ampliato poi nel 1909, e quella del 1913 quando fu edificata la scuderia-garage e completata la sistemazione del fondo che aveva preso l'aspetto di un giardino di modeste dimensioni ma di interessante assetto.

Il sito della villa è oggi ridotto sia per l'ampliamento della Via Nomentana, che ha comportato la distruzione dei manufatti situati lungo il fronte stradale, sia per la lottizzazione della parte di parco retrostante: si tratta in ogni caso di una delle ville di via Nomentana maggiormente conservate, a confronto dello scempio che ha quasi completamente distrutto le ville vicine quali Villa Anziani.

Vi sono oggi quattro edifici: il casino nobile di stile neogotico, il casalino settecentesco, il garage-scuderia ed il manufatto moderno adibito a stalla. Nel 1976 il parco e gli edifici sono stati espropriati dal Comune di Roma ed adibiti ad uso pubblico.

Gli edifici minori non presentano caratteri di rilievo, mentre il casino padronale si distingue per dimensioni e ricerca di tipologie architettoniche particolari.

Progettato dall'ingegner Miscia, originario di Osimo e quindi probabilmente legato da comuni origini ai Leopardi, rientra nel gusto neomedioevale ampiamente diffuso nei primi anni del Novecento e comune a molte altre costruzioni.

Si tratta di un manufatto di tre piani, composto da una torretta e da un corpo di fabbrica addossato, che unisce l'uso moderno del cemento armato all'evocazione di tipologie neogotiche, secondo la moda eclettica del tempo. L'accesso sul fronte principale, verso la Via Nomentana, è adorno da un portico con archi neogotici decorati da cornici a tralci floreali, sorretto da colonne tortili ed elaborati capitelli, coperto a terrazza con ringhiera a sottili colonnine dalle forme diverse. I paramenti murari sono in laterizi e conci di tufo, mentre tutti gli elementi decorativi sono in graniglia di cemento che imita materiali nobili.

I prospetti sono movimentati dalla presenza di elaborate finestre: al piano nobile vi sono bifore sormontate da traforati rosoni mentre al piano superiore le bifore sono semplici; la torre presenta al primo piano una finestra squadrata, al secondo una bifora con sovrastante rosone, all'ultimo un'aerea quadrifora con colonnine tortili. Le cornici marcapiano sono messe in risalto da ricorsi decorativi in laterizio.

La documentazione sull'assetto originario del giardino è scarsa ed il recente intervento di sistemazione, totalmente incurante di qualunque riferimento all'assetto storico, ha definitivamente manomesso quanto si poteva ancora forse individuare.

L'unico documento che attesti una sistemazione dell'antica vigna, secondo canoni propri di un giardino, risale al 1913: si tratta della pianta allegata al progetto di costruzione del garage-scuderia e conferma le linee fondamentali che sono distinguibili anche in altre piante successive della zona. L'assetto del parco è ispirato allo stile detto "gardenesque": una rivisitazione del giardino all'inglese secondo linee semplificate, caratterizzato dalla presenza di viali tortuosi ed aiuole irregolari che mettono in evidenza gli edifici principali.

Non si sa quali piante popolassero il giardino: oggi dominano lecci, pini e allori, ma numerose sono anche alcune essenze vegetali considerate invadenti quali gli ailanti, la brussonetia e le robinie che invece nel passato erano ritenute di pregio in quanto di provenienza esotica.

Di recente il parco è stato oggetto di un intervento che ha sovrapposto all'assetto originario, peraltro notevolmente degradato, una sistemazione moderna, con pavimentazioni policrome, muretti, decorazioni in travertino, panchine, aiuole di rose ed altre piante da fiore, secondo criteri non rispettosi dell'originario giardino.

Nel parco non sono riscontrabili elementi decorativi di arredo, con la sola eccezione di una piccola fontana accanto al casino nobile di cui richiama lo stile neogotico: si tratta, infatti, di una semplice vasca esagonale con al centro un pilo composto da alcune colonnine tortili affiancate e che sorreggono una vaschetta che ripete la forma esagonale. La fontana, come gli elementi decorativi dell'edificio, è in graniglia di cemento che imita l'aspetto di mosaici medioevali.

Tutta l'area è protetta da una recinzione moderna, realizzata a tutela del parco nel 1989, ma le cancellate d'accesso sono invece ben più antiche e sono pregevoli esempi di lavorazione del ferro e della ghisa.

Indirizzo
Via Nomentana, 385, 00199 Roma RM