Roma - Villa Aldobrandini


Questa piccola villa occupa lo spazio trapezoidale tra via Panisperna, largo Magnanapoli, via Nazionale e via Mazzarino, sulla quale si apre l'attuale ingresso al parco, opera di Cesare Valle (1938). La trasformazione urbanistica della zona, con l'apertura di via Nazionale, che corre su un piano più basso, ha nettamente sconvolto l'aspetto della villa oltre a diminuirne l'ampiezza.

Essa ora si presenta come un giardino pensile completamente racchiuso tra alti muraglioni,dai quali però, specie dal lato di largo Magnanapoli, lo sguardo spazia fino al Gianicolo...Il monte Magnanapoli che, con molta fantasia, deve il suo nome alla presenza di edifici termali di un cero Paolo (balnea Pauli) o alla presenza nell'area di costruzioni fortificate dai Colonna, che, essendo conestabili del regno di Napoli, si fregiavano del titolo di Magnus Neapolis Conestabilis, godeva per la sua posizione elevata di un'aria particolarmente pura.

Proprio per la salubrutà del luogo il duca Ippolito d'Este lo scelse per costruirvi una villa, acquisendone il terreno, ma morì senza aver realizzato il suo desiderio.


In seguito il "monte" fu acquistato dalla famiglia Vitelli, che vi costruì un palazzotto, ma ben presto la proprietà passò alla Camera Apostolica e fu allora donata da papa Clemente VIII Aldobrandini al nipote Pietro, da poco creato cardinale, che diede il nome alla villa. 

  Egli affidò l'ampliamento del primo edificio all'architetto Carlo Lambardi e la costruzione di un casino nel giardino (quello d'angolo che si affaccia su largo Magnanapoli dal lato della chiesa di S. Caterina): il tutto fu portato a compimento nel 1602.

L'edificio principale, di sobrie linee barocche, presenta una facciata su via Panisperna situata a sinistra di un ampio portale che introduce ad uno spiazzo al quale fa da fondale un ampio ninfeo;  un'altra facciata coronata da statue si trova sul lato ovest verso i giardini.  Il dislivello del terreno portò ad un differente numero di piani: tre su via Panisperna, due sul lato ovest. 

Mentre il pianterreno era adibito ai servizi, i piani superiori erano sontuosamente decorati e ricchi di opere d'arte.

La collezione di capolavori raccolta dal cardinale comprendeva dipinti di Tiziano, del Correggio, del Parmigianino ora dispersi in vari musei e le celeberrime Nozze Aldobrandine (ora nella Biblioteca Vaticana), un dipinto murale databile al I secolo d.C. scoperto per caso sull'Esquilino da due "tombaroli" dell'epoca, che fu ammirato e studiato da Pietro da Cortona, da Rubens e molti altri artisti.

Dopo la morte del proprietario la villa appartenne per un certo periodo ai Pamphili , quindi ai Borghese e acquistò nuova importanza quando divenne sede del governatore francese a Roma, il conte Sextius de Miollis, tra il 1811 e il 1814.

Dopo tornò nuovamente alla famiglia Aldobrandini fino al 1929, quando lo stato, per evitare che fosse venduta a privati per fini speculativi, la acquistò destinando il palazzetto principale a sede dell'Istituto per l'Unificazione del Diritto Privato, mentre il giardino venne ceduto al Comune di Roma per fini di pubblica utilità.

La villa ha subito negli anni diverse modifiche, ma le maggiori sono state eseguite nel 1876, in occasione dell'apertura di via Nazionale.

Furono costruiti lungo il muro di cinta due padiglioni gemelli, simili a quello già eretto dal Lambardi, mentre nel 1920 fu aggiunto un nuovo edificio su via Panisperna, opera di Clemente Busiri Vici.

L'interno, nonostante le numerose manomissioni, conserva soffitti a cassettoni e medaglioni in stucco del secoli XVII e XVIII, nonchè affreschi con carte geografiche e vedute, tra cui una che raffigura la stessa villa.

Il giardino, cui si accede da via Mazzarino, è stato chiuso al pubblico dal 1986 al 1992 per un restauro quanto mai necessario.

Prima della chiusura i suoi padiglioni hanno avuto funzioni diverse, da scuola elementare a supporto logistico della compagnia teatrale di Checco Durante, che per numerose stagioni ha tenuto qui i suoi spettacoli estivi.

Delle numerose statue che vi erano restano solo dei frammenti e qualche sarcofago, mentre si è abbastanza conservato il ninfeo visibile dall'ingresso. Ha la forma di semicerchio con il piano inferiore a bugnato che presenta tre arcate contenente nicchie con fontanine. Al di sopra una bella loggia con statue e colonne e al centro un tempietto dorico, sormontato dallo stemma di famiglia, nel cui interno si intravede l'immagine di Afrodite. Suggestiva è la barchetta di pietra posta davanti alla statua della dea, che richiama un motivo architettonico presente nella villa di famiglia di Frascati.

Per il giardino della villa erano state eseguite nel 1616 le statue delle Stagioni, qui rimaste fino al 1929 e poi trasferite nella villa di Frascati, che sono state riconosciute dal critico Federico Zeri come opera di Pietro e Gianlorenzo Bernini.

Indirizzo
Via Mazzarino, 11, 00184 Roma RM