Roma - Villa Celimontana

Tra le ville del centro storico è sicuramente la più nota e frequentata.

Si trova sulla sommità occidentale del colle Celio ed ha il suo ingresso monumentale sulla via della Navicella, poco distante dall'omonima fontana dalla quale prende il nome la via, a fianco alla Basilica di Santa Maria in Domnica, uno dei primi templi cristiani della Capitale.

Sormonta a Sud il Semenzaio di San Sisto Vecchio, sede e principale semenzaio del Servizio Giardini Comunale, e ad Ovest la valle delle Camene e la valle delle cosiddette Terme di Caracalla, sul prolungamento dell'antico clivo di Scauro (oggi via di San Paolo della Croce).

Nella prima metà del Cinquecento il sito era occupato da una vigna appartenente alla famiglia Paluzzelli, che vi aveva fatto eseguire degli scavi che avevano portato all'estrazione di pregiati marmi colorati utilizzati per la Dala Regia del Vaticano.

Nel 1553 la vigna fu acquistata da Giacomo Mattei, appartenente ad una facoltosa famiglia principesca, e in seguito fu trasformata in villa da Ciriaco Mattei, che affidò l'incarico di costruire un casino a Giacomo del Duca, seguace di Michelangelo. Con l'edificio, ebbe una prima sistemazione anche il parco, che fu arricchito di una cospicua raccolta antiquaria.

Non è possibile individuare l'aspetto della costruzione originaria, perché durante i molti passaggi di proprietà l'edificio fu più volte trasformato. Questo, posto su un terrazzamento, probabilmente era ad un solo piano con un portico sulla facciata e concluso dal fregio dorico e dalla balaustra tuttora esistenti. Attualmente si presenta sopraelevato di un piano, a pianta quadrangolare con due bassi avancorpi laterali sul davanti.

Grandissima nel passato era la fama dei giardini Mattei, non tanto per la vegetazione in sé quanto per la ricchezza dei marmi antichi, soprattutto bassorilievi e anche un obelisco egizio risalente al periodo di Ramsete II, tanto è vero che la sua visita era quasi un obbligo per i viaggiatori e nello stesso tempo uno dei luoghi prediletti dalla nobiltà per i suoi intrattenimenti. Il giardino è legato anche all'apostolato di S. Filippo Neri: era consuetudine infatti farvi una sosta ricreativa, durante il pellegrinaggio alle Sette Chiese, pratica religiosa divulgata dal santo, la quale, specie il giovedì grasso, vedeva la partecipazione di migliaia di fedeli.

La villa rimase ai Mattei fino all'estinzione della casata avvenuta con la morte del principe Filippo nel 1801, ma già prima, nel 1770, Giuseppe Mattei aveva venduto le sue sculture più belle al Vaticano, dove andarono a costituire il primo nucleo del Museo Pio Clementino.

Nel 1802 fu venduta la testa colossale di Augusto, sempre al Vaticano, mentre la villa fu acquistata per conto dell'arciduchessa Marianna d'Austria e poi nel 1813 fu comprata dal principe Manuel Godoy, ministro di Carlo IV di Spagna e della regina Maria Luisa, che vi fece fare diversi ampliamenti e degli scavi in cui si rinvennero due pavimenti d'epoca romana, conservati nell'edificio.

Nel 1820 furono scoperte due basi onorarie del III sec. d.C. dedicate a Caracalla dalla V coorte dei Vigili (corrispondenti ai nostri pompieri), che doveva avere nel luogo la propria sede. Nello stesso periodo l'obelisco fu spostato ove ora lo vediamo e venne modificato il giardino.

Dopo altri passaggi di proprietà la villa pervenne al barone bavarese Riccardo Hoffmann, che la ampliò ulteriormente.
Un tempietto neogotico sistemato nel giardino appartiene a questa fase.

Lo Stato Italiano la confiscò a quest'ultimo proprietario a seguito della guerra 1915-18 come bene ex nemico.

Fu ceduta al Comune nel 1925 e nel 1928 fu aperta al pubblico.

Nel 1931 fu distrutto il vecchio portale su piazza della Navicella e sostituito da quello con cariatidi che vediamo ora, provenienti dalla Villa Giustiniani poi Massimo al Laterano.

E' invece originale l'altro portale che si affaccia verso la basilica dei SS. Giovanni e Paolo.

Il casino è stato concesso dallo Stato nel 1926 alla Società Geografica Italiana, un'associazione fondata nel 1867 che ha lo scopo di favorire le conoscenze geografiche mediante la pubblicazione di riviste e l'organizzazione di viaggi d'esplorazione e di congressi.

Recentemente è stato effettuato un complesso restauro dell'edificio che ha consentito di consolidarne le strutture, eliminando anche alcune delle incongruenze architettoniche che le numerose modifiche avevano stratificato.

Le sei grandi sale del pianterreno, quattro delle quali con il soffitto affrescato,ospitano gran parte della biblioteca.

Notevole la Sala del Mosaico, cosiddetta perché conserva nel pavimento un bel mosaico d'epoca romana, che ha la volta decorata da Andrea Lilli (1620 ca.) con al centro la Primavera che riceve il vaso con i fiori da Apollo tra figure di Stagioni.

Ai piani superiori sono invece gli uffici e le raccolte del museo, una parte della biblioteca e le raccolte cartografiche sono infine sistemate nei risanati sotterranei.

Anche adesso che la villa ha perso l'antico splendore e, divenuta proprietà comunale, si è trasformata in un parco pubblico, il marmo rimasto gioca un ruolo importante insieme al fogliame degli alberi, soprattutto querce e pini, determinando piacevoli contrasti di colore.

La sinuosità del terreno e la bellezza del panorama, ricco di ricordi classici, rendono il luogo una delle oasi di verde più affascinanti della città.

Indirizzo
Via della Navicella, 10, 00184 Roma RM