Roma - Villa Blanc


Si trova tra Via Nomentana, via Vasi, via Venuti, piazza Winckelmann, via Marliano, ed è stata restaurata durante gli anni 2014-2016

Tra le vigne che occupavano il territorio intorno alla basilica di S. Agnese si evidenzia, intorno alla metà dell'Ottocento, il sito della vigna di proprietà di Lezzani con un casino e una piccola fabbrica rurale, risalenti al 1848 come attesta un’iscrizione ancora in loco.

Nel 1893 il sito fu acquistato dal barone Alberto Blanc (1835-1904), ministro degli esteri nel governo di Francesco Crispi, e nel 1895 fu presentato un progetto per realizzarvi un edificio signorile e trasformare la vigna in villa residenziale.

Nel progetto, firmato dall'ingegner Francesco Mora, si prevedeva la realizzazione di un casino nobile dalle eclettiche architetture e la ricostruzione, all'ingresso del parco, di un monumento funerario romano rinvenuto presso Tor di Quinto, così descritto: "una torretta squadrata a bugne con fregio a girali e terrazza con ringhiera", con funzioni di belvedere e di affaccio sulla via Nomentana.
Con l'ampliamento della sede stradale intorno agli anni cinquanta e la conseguente eliminazione di una fascia di parco, il sepolcro è stato isolato dalla villa e si trova ora all'esterno, tra due carreggiate stradali.

Nel parco vi sono altre quattro piccole costruzioni: uno chalet di tipo svizzero e tre piccoli edifici di servizio adibiti ad alloggio per il giardiniere e portineria, fatti edificare nel 1925 dal figlio di Alberto Blanc che aveva ereditato il complesso alla morte del padre.
Contemporaneamente alla costruzione di questi fabbricati si prevedeva già la sottrazione di una porzione del parco, in corrispondenza dell'attuale piazza Winckelmann, per esigenze di lottizzazione, come risulta da una planimetria della Villa, datata 1924 e allegata ai progetti di costruzione, in cui è nettamente scorporata la grande ellisse forse sistemata a prato.

La Villa negli ultimi decenni ha subito numerosi passaggi di proprietà e ripetuti tentativi di lottizzazione fortunatamente sventati da tempestivi interventi da parte di associazioni e cittadini.

Il casino nobile, costruito in due fasi tra il 1895 ed il 1897, ha un corpo centrale settecentesco ampliato ed impreziosito da numerosi corpi di fabbrica di varie dimensioni e forme che conferiscono all'insieme un aspetto estremamente articolato e mosso.

Costituisce un pregevole esempio di eclettismo con l'accostamento di parti che evocano modelli medioevali o rinascimentali, elementi anticipatori del liberty, citazioni colte dall'antico unite all'uso di materiali e tecniche moderni quali il ferro, la ghisa ed il vetro.

Il prospetto principale presenta una loggia con statue e cariatidi di stampo neoclassico, alternate a piastrelle maiolicate raffiguranti candelabri floreali ed è sormontato da una torre neogotica coronata da un'elaborata ringhiera in ferro battuto.

Un prospetto laterale è mosso da una struttura in ghisa e ferro battuto, sorretta da esili colonnine e travature metalliche che forma una grande sala adibita a giardino d'inverno; l'altro prospetto è decorato da colonne rivestite di maioliche invetriate con raffigurazioni allegoriche femminili dell'elettricità, della meccanica e della chimica.

Su tutti i prospetti si alternano finestre centinate e cornici di tipo rinascimentale, spesso sottolineate da fregi in cotto con delicati motivi floreali.

Gli interni sono egualmente scenografici, con maestose scalinate, ariose finestre con elaborati telai in ferro battuto aperte sul parco, preziose boiseries alle pareti, delicate decorazioni a tempera.

La capanna, tipico elemento di arredo dei giardini all'inglese, ha un basamento in pietra ed un tetto dallo spiovente accentuato in grandi tavole di legno scuro.

Il casino Lezzani, di tre piani, non presenta elementi di rilievo e tra gli altri edifici minori solo uno presenta un prospetto movimentato da una doppia rampa di scale che conduce ad un bel portale bugnato.

L'apparato decorativo del casino nobile è opera del pittore-decoratore Adolfo De Carolis (1874 Montefiore d'Aso - 1928 Roma) che, incentivato dall'archeologo Giacomo Boni, si recò a Faenza a perfezionarsi nell'arte della ceramica invetriata e diede un saggio di quanto aveva appreso proprio in Villa Blanc.

Sue sono appunto tutte le maioliche invetriate con motivi decorativi liberty o neo rinascimentali - festoni con frutta, vasi, candelabri floreali e figure femminili eteree - che caratterizzano i prospetti dell'edificio e sono un interessante esempio di fusione di architettura e arti applicate.

Le tempere delle sale interne, non di grande rilievo artistico, sono probabilmente attribuibili al medesimo artista.

Il parco della Villa, in origine un rettangolo molto allungato, è oggi molto ridotto.

Quel che resta permette comunque di rilevare alcuni elementi di indubbio interesse e tipici del gusto ottocentesco, quali la mescolanza di una certa libertà d'invenzione alla riproposizione di schemi tipici dei giardini formali.

Vi troviamo infatti un'alternanza di composizioni articolate in stradelli e viottolini, aiuole irregolari e montagnole, ampi prati all'inglese.

Gli arredi del giardino rispecchiano analogamente l'eclettismo imperante: alcune citazioni dall'antico, quali il finto rudere di tempio composto da due colonne che sorreggono una trabeazione di età severiana, si alternano alle moderne strutture in vetro e ferro delle serre.

Il patrimonio vegetale presenta una mescolanza di essenze tipicamente mediterranee quali lecci, pini e allori, con esemplari esotici quali cedri, banani, cicas.

Intorno al monumento funerario l'archeologo Boni volle la classica "flora delle ruine", cioè capperi, violacciocche, papaveri e altre parietarie destinate ad avviluppare e ricoprire il monumento in un intreccio di architetture e verde.

Indirizzo
Via Nomentana, 216, 00162 Roma RM