Roma - Villa Doria Pamphilj


La Villa Doria Pamphilj costituisce, con i suoi 184 ettari d'estensione, una delle più importanti ed ampie ville storiche romane, in cui è ben documentata ed in gran parte conservata la sistemazione seicentesca, opera di Alessandro Algardi e Giovanni Francesco Grimaldi, e le principali trasformazioni settecentesche ed ottocentesche.

Il complesso, definito tra il 1644 ed il 1655, è formato di tre parti:

La "pars urbana", costituita dal "Palazzo con diverse statue" ed i giardini circostanti (il "Teatro" d'ingresso, il Giardino Segreto, il Giardino del Teatro), raffigurati in varie stampe e disegni del '600;

La "pars fructuaria", composta dal "pineto", dalle "piante di merangoli con sue fontane nel mezzo" e dal "pomaro";

La "pars rustica", costituita dalla vera e propria tenuta agricola.

Il secondo settore è arricchito da una via d'acqua, costituita da un canale che s'immette in un lago con un'isola nel mezzo, di forma ellittica, da cui parte un secondo corso d'acqua minore che attraversa una "ragnaria".

La Villa è impostata secondo principi innovatori rispetto ai canoni del giardino regolare, sia per la disposizione nei giardini di "parterres" che anticipano il gusto francese, sia per l'organizzazione della parte monumentale secondo due assi ortogonali: il primo perpendicolare rispetto all'acquedotto ed il secondo parallelo; assi che, ripetuti in una successione di viali e terrazze, trovano il principale punto d'intersezione nel giardino più basso.

Si tratta del giardino monumentale più importante della villa, che conserva alcuni degli arredi seicenteschi (l'esedra teatrale, la fontana di Venere, il ninfeo del Fauno).

Nel periodo che va dal 1720-1738, al giardino seicentesco sono apportate modifiche riguardanti la sistemazione degli arredi vegetali, ad opera di Gabriele Valvassori.

Nel 1758 Francesco Nicoletti rinnova un ambiente ricavato al centro dell'emiciclo, decorato con stucchi, con una statua antica di Pan e con sculture di Andrea Bergondi, destinato ad accogliere un organo idraulico.

Il giardino è trasformato secondo i modelli paesistici da Andrea Busiri Vici dopo il 1849, con messa a coltura di piante esotiche e rare, utilizzate per valorizzare i "points de vue" creati con una nuova maglia viaria, caratterizzata da percorsi serpentinati rilevati nel disegno del 1899 dell'Archivio Doria Pamphilj ed ancora esistenti, nonostante l'interramento progressivo della superficie del giardino che si e' verificato negli ultimi trent'anni.

Quest'assetto paesistico è stato completato agli inizi del Novecento, estendendolo all'intero pianoro del giardino fino al declivio verso la parte terminale della valle dei daini, intorno alla nuova cappella Doria Pamphilj, accanto alla quale sono sistemati elementi "rocaille" a decorazione di cascate d'acqua.

Viene sistemata una nuova recinzione sul perimetro di questa parte del giardino, per la quale sono riutilizzati due cancelli realizzati da Gabriele Valvassori nel Settecento.

Cappella Doria Pamphilj
E' stata costruita tra il 1896 ed il 1902 su progetto d'Edoardo Collamarini, con decorazioni in mosaico ed in vari materiali di Pieretto Bianco, Emanuele Bruni, Spada, Rinaldi, Giulio Mazzino, Luigi Urgesi e Pasquale Franci.
Si tratta di un complesso di gusto differente rispetto al Giardino del Teatro in cui è collocato e rimanda all'ambiente culturale del Nord dell'Italia e dell'Europa, in cui prevale, in quel periodo, la riscoperta figurativa e filosofica del mondo medioevale.

Casale Balzarini e manufatti attigui
Il 18 novembre 1853, Filippo Andrea V Doria Pamphilj acquista una vigna con canneto nella contrada "La tedesca", dei Pii Regi Stabilimenti Spagnoli, già concessa a Marino Balzarini il 22 luglio 1841.
Dopo una causa intentata dal principe contro i Balzarini, nel 1854 egli arriva ad un accordo con Tommaso e Quintiliano Balzarini, versando loro 1.550 scudi per avere l'uso dell'immobile, utilizzato come osteria.
Il Busiri lo restaura nel 1892.

Casale Bonci e Cappellina Pamphilj
Il casale sorge sul "Casino della Guardarobba" seicentesco, manufatto di servizio del vicino Casino del Bel Respiro, ed è stato rinnovato nel secondo decennio del Novecento; sulle superfici esterne sono collocate sculture, così come sull'adiacente manufatto destinato a garage.
Nella stessa area di proprietà demaniale è situata la prima cappella ottocentesca dei Pamphilj, a pianta circolare, ispirata ai modelli paleocristiani, costruita nel 1876 da Andrea Busiri Vici, ora sconsacrata ed utilizzata come manufatto di servizio.

Casale di Giovio
Edificio principale della tenuta della confraternita dei SS. Bartolomeo ed Alessandro della Regione Bergamasca, già spettante alla cappellania eretta da Francesco Mangili di cui la confraternita aveva lo juspatronato, fu concessa nel 1828 ai fratelli Antonio ed Alessandro Giovio. La tenuta fu acquistata nel 1847 dal principe Filippo Andrea V Doria Pamphilj, ed il casale fu restaurato più volte tra il 1865 e il 1892.
Il casale, di grande interesse storico, sorge sopra un monumento funerario romano, su cui è stata eretta una torre medioevale con annessa unità abitativa, più volte rinnovata.

Cascina ai Monti
Si tratta di un fienile con abitazione di servizio, restaurato nel 1869-70, nel 1910 e nel 1923.

Cascina Floridi, con serre nell'area al confine con il Giardino dei Cedrati
La tenuta è stata annessa alla villa nel 1855. La cascina si compone di diversi corpi aggiunti, destinati a fienile, costruito nel 1879-80, ed abitazione, a formare una struttura con pianta a L. In origine era costituito da un solo ambiente, gravemente danneggiato durante i combattimenti del 1849.
Oggetto di diversi restauri nella seconda metà dell'Ottocento, fino a quello del 1892, nelle sue vicinanze, al confine con il Giardino dei Cedrati, sono state costruite alcune serre in ghisa e cristallo, della fine dell'Ottocento.

Casino del Bel Respiro
Il palazzo è costruito su incarico di Camillo Pamphilj, con l'approvazione e l'aiuto del pontefice Innocenzo X Pamphilj, tra il 1644 ed il 1652, sotto la direzione di Alessandro Algardi e Giovanni Francesco Grimaldi, dopo l'elaborazione di progetti, non realizzati, di Francesco Borromini e di Girolamo Rainaldi.
Dopo i danni del 1849, Andrea Busiri Vici lo restaura ed elabora, nel 1854, progetti di miglioramento ed ampliamento rimasti in gran parte inattuati. I restauri condotti dal 1908 al 1910 hanno in gran parte alterato l'assetto dell'edificio.

Casino Farsetti, con cascina e rimessini
E' un complesso di manufatti concessi dall'arciconfraternita del SS.Salvatore ad Sancta Sanctorum a Maffeo Farsetti senior, che la assegna alla secondogenitura Farsetti. Nell'atto d'affitto della villa, stipulato nel 1744 tra Antonio Massi e Filippo Farsetti, sono menzionati i diversi edifici che la caratterizzano, databili tra il 1703 ed il 1744.
Costituiti da un tinello, una cappella, un casino (corrispondente al casale ora in concessione all'A.N.F.F.A.S.) ed una "casetta del lavorante", sono ricordati anche nell'atto d'acquisto del complesso stipulato tra Filippo Farsetti ed il conte Nicolò Soderini, acquirente.
Quest'ultimo, nel 1750, vende la tenuta a Girolamo Pamphilj. Nel Castato Gregoriano del 1819 è raffigurata la pianta della villa con i diversi manufatti, tra cui il casino settecentesco ed una casa ad uso fienile affacciata sulla Via Aurelia Antica.
Gli edifici sono stati ristrutturati più volte nella seconda metà dell'Ottocento, in funzione dell'uso agricolo e d'abitazione di servizio. In un documento del 1869 sono ricordati la "cascina grande di Falzetti" ed il "fieniletto aderente alla suddetta verso Ponente", utilizzato come deposito di fieno. In un altro atto del 1872 è descritto un nuovo "fienile Falsetti". Nel 1875 sono condotti lavori straordinari a quest'ultimo fienile ed a quello preesistente.
Nel 1891 è steso un rapporto degli stabili e manufatti, in cui risultano da restaurare la casa, i granari, il fontanile ed il fienile.
Per il primo complesso devono essere restaurati gli esterni, le scale, porte e finestre (nella stalla);
Nel "locale ad uso granaro" sono da ripristinare l'abitazione, il forno, il vano attiguo, la stalla, l'ambiente delle vasche, la stalletta, il "recinto dello scoperto";
Nell'abitazione due ambienti, la cucina e due granari.
Nel fienile sono da rifare gli intonaci del primo ambiente.
L'assetto del complesso è documentato in una pianta del 1891 di P. Gui, in cui il manufatto affacciato alla Via Aurelia Antica, è definito "cascina" e risulta mantenere ancora l'assetto già noto. Nel 1910 l'architetto Carlo Busiri, su incarico dell'Amministrazione Doria Pamphilj, restaura il settecentesco "casale Falzetti", con il rifacimento del tetto, ed alcuni interventi di consolidamento; il casale è nuovamente restaurato nel 1914.
I principi Doria Pamphilj destinano nel 1917 l'area per il recupero dei giovani con il lavoro agricolo. Il 23 settembre 1920, l'ingegnere G. Aliforni elabora un "Progetto di trasformazione della cascina sulla Via Aurelia", rilevando la "pianta del piano terreno" di quest'ultimo immobile, la "pianta del piano superiore" e la "sezione AB" in scala 1:100; rilievi che illustrano abbastanza chiaramente lo stato dell'immobile.

Chalet svizzero
Edificio di servizio destinato al portiere. Realizzato nel 1881-83 sotto la direzione del Busiri Vici, ripete la tipologia derivata dai manufatti di area svizzera, poggiante su finte rovine e con l'uso per le superfici esterne di cortina laterizia, ferro battuto e maioliche.

Giardino dei Cedrati, con manufatti e serre
Complesso seicentesco con manufatti poggianti sull'acquedotto Traiano Paolo, destinati a rimesse e stalle.
Nel 1731-36 Gabriele Valvassori rinnova il giardino, guarnendolo di cancelli, vari arredi e diverse fontane (la più importante è quella di Venere), in asse con i percorsi viari esterni al recinto. Alla fine dell'Ottocento, nel giardino sono costruite serre in ghisa e cristallo, dotate di riscaldamento, di modello neomedioevale.

Palazzina Corsini e scuderie
Edificio costruito su di un immobile settecentesco della Villa Corsini. Il fabbricato preesistente è completamente ristrutturato da Andrea Busiri Vici nel 1866-69 su commissione del principe Andrea Filippo V Doria Pamphilj, per destinarlo al figlio primogenito.
Il principe chiede all'architetto di riferirsi alle palazzine di stile "oltremontano", e, in effetti, il Busiri realizza una costruzione avvicinabile alle residenze di città, utilizzando per le facciate la cortina laterizia, gli intonaci a finta cortina e la "pietra arenaria di Malta", mentre per gli interni delle maioliche napoletane, non messe in opera.
Originariamente costituito da due piani, a pianta quadrangolare, con due torrini, nel 1870 sono condotti piccoli lavori di completamento e nel 1874-76 interventi più importanti, come la sopraelevazione dell'attico e lo spostamento dell'accesso alla scala interna.
Nel 1876-79 terminano le sistemazioni interne ed altre opere sono realizzate nel 1894. All'edificio è collegato un gran manufatto a pianta rettangolare e coperto a volta, destinato a scuderia, costruita nel 1875-76.

Serre ottocentesche
Complesso costituito da una serra fredda, una serra temperata ed una serra calda, costruite nel 1846-47 da Giovanni Gui e dotate di un impianto di riscaldamento, sistemato nel 1867-68 da Andrea Busiri Vici.
Dedicate alla coltivazione d'ananas e di frutti esotici queste serre si rifanno a modelli anglosassoni, sia per l'uso d'elementi di produzione industriale in ghisa e cristallo, sia per la tipologia neomedioevale.
Oggetto di successive modifiche nel 1870 e nel 1892 ad opera del Busiri, alla fine dell'Ottocento è studiato un progetto di rinnovo del complesso, sempre di gusto neomedievale e, nel 1891, Giuseppe Michelucci, nonno del più celebre Giovanni, elabora un progetto di ristrutturazione, aggiornato su modelli francesi d'archeologia industriale, rimasto inattuato.

Vaccheria e fienile ai Monti
La vaccheria è un edificio rustico realizzato tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento da Francesco Bettini, nell'ambito delle nuove costruzioni funzionali all'"orto agronomico". Nel 1844, sono rinnovati gli intonaci e nel 1845 sono commissionati i lavori di ristrutturazione ad Andrea Busiri Vici, iniziati nel 1851 e conclusi nel 1852.
La costruzione è destinata a stalla al piano terreno ed a fienile al primo piano; è mantenuto il torrino preesistente, collocato al centro della facciata e decorato con mattoncini ed intonaci di varie tonalità. Dopo altri lavori condotti nel 1871, nel 1923 è nuovamente rimaneggiato, per destinarlo ad abitazione. La torre poggia su di un vano sotterraneo destinato a riserva d'acqua, d'origine romana.
In prossimità della vaccheria si trova un fienile, costruito nel 1852 sotto la direzione di Andrea Busiri Vici, di semplice struttura a pianta rettangolare, con piloni sorreggenti un tetto a capriate. Fatto stimare dal principe Pamphilj nel 1871, è restaurato nel 1892.

Ingressi

via di S.Pancrazio, via Aurelia Antica, via Leone XII, largo M. Luther King, via Vitellia, via della Nocetta