LEONARDO SCIASCIA


Racalmuto, 8 gennaio 1921
Palermo, 20 novembre 1989

Spirito libero e anticonformista, lucidissimo e impietoso critico del nostro tempo, Sciascia è una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo.

All'ansia di conoscere le contraddizioni della sua terra e dell'umanità, unì un senso di giustizia pessimistico e sempre deluso, ma che non rinuncia mai all'uso della ragione umana di matrice illuminista, per attuare questo suo progetto. All'influenza del relativismo conoscitivo di Luigi Pirandello si possono ricondurre invece l'umorismo e la difficoltà di pervenire a una conclusione che i suoi protagonisti incontrano: la realtà non sempre è osservabile in maniera obiettiva, e spesso è un insieme inestricabile di verità e menzogna.

Nato a Racalmuto, in provincia di Agrigento nel 1921, da famiglia della piccola borghesia locale, Leonardo Sciascia ottenne nel 1941 il diploma di maestro elementare.

La fine degli anni ’40 e degli anni ’50 videro una sua varia attività letteraria, contatti culturali e iniziative molteplici; il suo forte interesse per la realtà politica e sociale lo avvicinava alle posizioni della sinistra e al partito comunista, a cui egli guardava con attenzione critica, ma non senza differenza.

Il grande successo de “IL GIORNO DELLA CIVETTA“ (1961) impose all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale il problema della mafia e diede un rilievo notevole alla presenza di Sciascia nella cultura italiana.

Per tutti gli anni ’70 e ’80 la sua immagine di intellettuale problematico ebbe un rilievo internazionale.

La sua vasta produzione, al limite tra il racconto e l’inchiesta, fu accompagnata da una ricca attività di organizzatore culturale, da interventi giornalistici e da una varia attività politica.

Nel ’77 ebbe inizio una varia polemica con i comunisti e in genere con la classe politica italiana, che si complicò nel pesante clima dell’emergenza antiterroristica: in particolare in occasione del rapimento di Moro, Sciascia si espresse a favore di una trattativa per la salvezza dell’uomo politico.

Si impegnò fino in fondo nel tentativo di difendere, in una realtà sociale e giuridica stravolta e degradata, la certezza e il rigore civile del diritto.

Colpito da un male incurabile, Sciascia morì a Palermo il 20 Novembre 1989.