Ostia Lido - La Storia

Lido di Ostia: La Pineta di Castelfusano

L'area della pineta si trova dalla parte del Lido di Ostia su cui, secondo Virgilio, i fati condussero Enea. Come attestano le parole di Silvio Italico e di Virgilio il pino era già presente nell'area.

L'area del Parco Urbano già in epoca romana era attraversata dai collegamenti tra Roma e il mare, con l'antica via Severiana voluta nel 198 d.C. dall'imperatore Settimio Severo.

Sin dai tempi dei Romani, questo era un luogo considerato molto salubre per il clima eccezionale, non molto caldo d'estate, ne troppo freddo in inverno. La “Villa della Palombara”, erroneamente detta Villa di Plinio il giovane, infatti, è una residenza per trascorrervi il periodo estivo, della quale si possono ancora oggi vedere le fondamenta.

La villa della “Palombara”, chiamata così per la presenza di un grande leccio utilizzato nel XIX secolo per la caccia ai “palombi” (piccioni selvatici) si estende all’interno del parco naturale di Castel Fusano, a pochi metri dal tracciato dell’antica via Severiana. Essa è anche erroneamente identificata con la famosa villa appartenuta e descritta da Plinio il Giovane (Como 61 d.C. – Nicomedia 113 d.C.)

I primi scavi furono condotti all’inizio del Settecento e portarono all’errata identificazione della villa della “Palombara” con quella di Plinio. Fu invece il professor Antonio Maria Colini, che scavò la villa a metà del secolo, ad attribuire il complesso residenziale a Quinto Ortensio Ortalo (114 a.C. – 50 a. C.), il celeberrimo oratore romano amico di Cicerone.

La villa si sviluppa su quote diverse e risulta articolata in più fasi costruttive. L’ultima campagna di scavo ha permesso di identificare almeno sei fasi edilizie del complesso che vanno dall’età tardo-repubblicana al medio impero, dal I secolo a.C. al III secolo d.C.

L’area in cui sorgono i resti archeologici della villa della Palombara, in epoca imperiale consisteva in una striscia sabbiosa poco ampia interposta tra il mare e la laguna nell’entroterra. La notevole migrazione verso il mare della foce del Tevere era sostanzialmente limitata nella zona a nord del canale dello stagno.

In epoca medievale, alcuni atti dimostrano l'abbondanza di selvaggina e il suo sfruttamento da parte degli ostiensi. L'area verde faceva parte del circondario del Castello di proprietà della famiglia Orsini, che era una delle famiglie italiane con maggior numero di feudi.

sono visibili mosaici in bianco e nero, l'impianto termale (frigidarium, tiepidarium e calidarium), il peristilio, circondato da un portico di forma quadrata.

L’arco in laterizi attualmente visibile è una ricostruzione fatta negli anni Cinquanta, alle spalle del quale si apre il triclinium (ambiente utilizzato per i banchetti), decorato con un pavimento a mosaico nero.

villa di Plinio il giovane

Nel XVII secolo, parti dell'area sono stati successivamente di proprietà del Monastero di San Saba, della famiglia Corona, della famiglia dei Fabi, e poi dei Mazzinghi. Sul terreno si allevavano cavalli e bufale, mentre il bosco era usato per ricavarne carbone e fascine e per scopi venatori.

Nel 1620 Vincenzo Mazzinighi cedette la porzione detta Tumoleto di Fassano al Cardinale Giulio Sacchetti, membro della famiglia Sacchetti, già affittuaria della limitrofa tenuta di Decima. La famiglia Sacchetti riunì insieme anche la tenuta di Spinerba e il Casale di Fusano, per un totale di più di 2000 ettari di terreno nel 1634.

Nel 1713 i Sacchetti trasformarono l'area in pineta, coprendo artificialmente la proprietà di circa 7000 pini domestici (Pinus pinea) e piantando vicino al mare numerosi lecci (Quercus ilex), ad arricchire la macchia mediterranea sempreverde. Furono piantumati anche olmi, pioppi e salici lungo le sponde dei canali.

Nel 1755 il Principe Agostino Chigi acquistò la pineta dai Sacchetti. Nel 1888 i Chigi affittarono l'area a Re Umberto I.

Nel 1932 il Governatorato di Roma acquistò la pineta dal principe Francesco Chigi e la dichiarò "area di interesse ambientale e paesaggistico" per evitare che vi si potessero costruire delle abitazioni, che avrebbero deturpato il luogo e distrutto la foresta mediterranea esistente, che costituisce un grande serbatoio di ossigeno per tutte le zone limitrofe; il principe tenne per sé il Castello e parte della tenuta, e il 21 aprile 1933 la pineta è stata aperta al pubblico.

Dal secondo dopoguerra la Pineta è attraversata dalla via Cristoforo Colombo, collegamento storico dei romani con il mare.

La Regione Lazio il 26 giugno 1980 ne fece un Parco Urbano.

Dal 1987 venne istituita anche la Riserva naturale Litorale romano, e con il Decreto Ministeriale istitutivo del 29 marzo 1996 la Riserva accorpò a sé le aree di interesse archeologico, agricolo e ambientale dei comuni di Fiumicino e di Roma, tra cui il Parco Urbano della Pineta di Castel Fusano.

La Pineta di Castelfusano è nata intorno al 1700, quando la tenuta era di proprietà del Cardinale Sacchetti, il quale, dopo aver commissionato la costruzione di una villa a Pietro da Cortona, iniziò a mettere a dimora sei o settemila pini domestici per la commercializzazione dei pinoli.
I Chigi, ai quali fu venduta intorno al 1730, continuarono in questa attività, utilizzando tutta la zona compresa tra l'attuale via Cristoforo Colombo e la via del Lido di Castelporziano.

Villa Farnesina

La vegetazione della pineta, molto rigogliosa, nonostante la vicinanza del mare, è un insieme di alberi di alto fusto (Pini, Lecci e Farnie) e si estende per oltre 1000 ettari.

E' presente un sottobosco composto da ginepri, corbezzoli, lentischi, pungitopo, ligustri, biancospino e mirto ed altre essenze profumate, dove hanno fatto i loro nidi e le loro tane diversi animali: picchi, merli, tortore, civette, allocchi e aironi, ma anche ricci, testuggini, lucertole, volpi, cinghiali, faine e donnole, una parte dei quali provenienti dalla tenuta di Castel Porziano, di proprietà della Presidenza della Repubblica.

Come nel passato, la pineta di Castelfusano è ancora oggi luogo di svago, giovani e meno giovani si dilettano nel praticare varie specialità sportive: jogging, bicicletta, fitness, pattinaggio, tennis; appassionati di bird-watching trascorrono giornate intere in attesa di avvistamenti.

C'è anche chi, con la propria famiglia, decide di organizzare pic-nic per trascorrere una giornata nel verde respirando aria pulita. Queste abitudini, ormai consolidate dei romani, hanno fatto si che la pineta di Castelfusano diventasse luogo ben organizzato fatto di piste ciclabili, spazi aperti, e sentieri dove si può passeggiare ammirando da vicino l'ambiente naturale.

Nella zona del campeggio di Castefusano si trova un piccolo canale di circa cinque ettari, ricco di canneti, dove sono presenti alcuni esemplari di animali rari, come la tartaruga palustre e la nutria. Questo canale, incompiuto, era stato voluto da Benito Mussolini per creare una via navigabile tra Roma e il mare.In questo periodo si sta attuando un'opera di dragaggio del canale per consentire un transito più agevole per le imbarcazioni.

La Via Severiana

Via Severiana

Alcuni frammenti di basolato usati per lastricare la Via Severiana, antica strada romana che congiungeva l'antica Fiumicino con Terracina, sono ancora visibili all'interno del Parco Urbano. Parte della strada romana era stata rimossa dai Chigi, alcune opere di ripristino risalgono ai primi del Novecento.

Flora

Uno studio floristico da parte di Maria Grazia Guerrazzi ha individuato la presenza di 455 specie suddivise in 272 generi e 73 famiglie.

Forte la presenza, all'interno della macchia mediterranea sempreverde, di lecci e di pini domestici (Pinus pinea) introdotto dall'uomo nei secoli scorsi. Si possono osservare, tra le varie specie, il corbezzolo, il lentisco, la fillirea, l'erica arborea, il mirto, l'alaterno, il ginepro fenicio, il rosmarino e l'osiride.

Fauna

L'area era fin dall'antichità ricca di selvaggina e uccelli. In alcuni periodi l'eccessivo sfruttamento venatorio portò le autorità locali a emettere dei divieti di caccia per le popolazioni limitrofe; per esempio, il 5 giugno 1277 si fece "divieto di uccellare e transitare senza autorizzazione". La famiglia Sacchetti, in seguito, ripristinò l'autorizzazione "ad uccellare e a cacciare cinghiali, caprioli, cervi, lepri, istrici, e ricci", ma l'attività fu probabilmente eccessiva dato che un secolo dopo un chirografo di papa Benedetto XIII istituì nuovamente la riserva di caccia con pene severe per chi contravveniva.

Nel passato erano presenti grandi mammiferi oggi estinti nell'area: il cervo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il cinghiale (Sus scrofa), il daino (Dama dama).

Attualmente si incontrano volpi (Vulpes vulpes), donnole, faine, ricci (Erinaceus europaeus), istrici (Hystrix cristata), talpe (Talpa europaea), conigli selvatici (Oryctolagus cuniculus) e tassi. Sull'area sono presenti anche numerosi volatili, come picchi, upupa (Upupa epops), capinere (Sylvia atricapilla), scriccioli (Troglodytes troglodytes), occhiocotti (Sylvia melanocephala), pettirossi, codirossi (Phoenicurus phoenicurus), cuculi, picchi, cannaiole (Acrocephalus scirpaceus), garzette (Egretta garzetta), aironi (Ardea purpurea e Ardea cinerea), martin pescatori (Alcedo atthis), gallinelle d'acqua (Gallinula chloropus), cavalieri d'Italia (Himantopus himantopus), altre specie tipiche della macchia mediterranea.

Nel 1986 sulla fauna è stato fatto uno studio da Italia Nostra, ma già in precedenza erano stati compiuti studi sull'avifauna, in particolare tra il 1930 e il 1938 da parte dell'Osservatorio Ornitologico di Castel Fusano.
Si possono incontrare anche specie di insetti rari.

Gli incendi 

La pineta viene spesso colpita dall'azione di piromani o da incendi di origine non identificata. Sono centinaia i focolai di incendi che negli ultimi anni hanno devastato la Riserva. Alcuni, di particolare entità, hanno provocato danni ambientali difficilmente recuperabili nei prossimi decenni.

Il 4 luglio del 2000, 300-350 ettari della pineta secolare e della macchia mediterranea sempreverde sono stati colpiti da un incendio, e di questi 280 ettari sono andati completamente distrutti.

Altri gravissimi incendi che hanno decimato ettari di riserva di pinus pinea ci furono il 9 luglio 2002, da giugno a settembre 2003, l'11 luglio 2004 e il 1º luglio 2005.

Nel luglio 2008 almeno altri 80 ettari di pineta sono stati distrutti da una serie di roghi di origine dolosa.

Il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha inserito la Riserva Naturale Statale Litorale Romano, di cui fa parte anche il Parco Urbano Pineta di Castel Fusano, tra le aree protette da tutelare in base ai Piani AIB (Attività antincendi boschivi) delle Riserve Naturali Statali.

pineta castelfusano - incendio

Il 17 Luglio 2017 un altro incendio doloso brucia 100 ettari della pineta nella zona a ridosso di Via Cristoforo Colombo e Via del Lido di Castel Porziano, causando la chiusura di Via Cristoforo Colombo (da Via del Canale della Lingua fino a Piazzale Cristoforo Colombo), di Via del Lido di Castel Porziano e di Viale di Castel Porziano (da Via del Canale della Lingua fino a Via del Lido di Castel Porziano).