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PROVERBI E MODI DI DIRE
FRIULANI
Il bon vin nol à bisugne di frascje.
Il buon vino non ha bisogno della frasca.
Ardiel vieri al cuince simpri ben.
Il lardo vecchio condisce sempre bene.
Se tu mangjs luvins e tu ti voltis indaur, tu vedaras cualchidun ch'al mangje li' scussis.
Se mangi lupini e ti volti indietro, vedrai qualcuno che mangia le bucce.
Pes cuet e cjar crude.
Pesce cotto e carne cruda.
Cuant che il purcit al è gras, je ore di copalu.
Quando il maiale è grasso, è tempo di ammazzarlo.
Mangja e bevi par vivi si devi
Per vivere di deve mangiare e bere.
Cui che l'ha bon vin a ćāse nol va ta l'ostarie.
Chi ha il buon vino a casa, non va in osteria.
Cui che nas l'ha di murī.
Chi nasce è destinato a morire.
Cui che va donge dai mulinārs reste infarināt.
Chi va vicino ai mugnai resta infarinato.
Cui grans si fâs il stâr.
Granello dopo granello si riempie lo staio.
Cul timp e cu la pae si madressin i gnespui.
Col tempo e con la paglia si maturano le nespole.
Denant da l'ore no si pò nè nassi nè murī.
Prima dell'ora (fissata) non si può né nascere né morire.
Di ca a cent ang val tant il lin, che la stope.
Da qui a cento anni vale tanto il lino quanto la stoppa.
Dure plui une cite sclapade che une gnove
Dura più una pentola lesionata che una nuova.
Qualche volta campa più un vecchio malaticcio che un giovine sano e robusto.
Dōs rōbis son buinis dōpo muartis: avar e purćit.
Due cose sono buone dopo esser morte: avaro e maiale.
Dure plui une cite sclapade che une gnove.
Dura più una pentola lesionata che una nuova.
Qualche volta campa più un vecchio malaticcio che un giovine sano e robusto.
El vin al è latt da puars vecios
Il vino è il latte dei poveri vecchi.
Gialine viere fās bon brūt.
Gallina vecchia fa buon brodo.
I passūz crodin ca no ur vegni mai plui fan.
I sazi credono che non gli venga più fame.
Il brāv miedi no l'ha pōre a scorteā.
Il bravo medico non ha paura di scorticare.
Il caffè l'è bon cun tre S: | sedendo, scottando e scroccando.
Il caffè è buono con tre S: seduti, bollente e a scrocco.
Il corli plui devente vieri e miei al ģire.
L'arcolaio più diventa vecchio meglio gira.
Il diaul la sa tant lunge, parcē ca l'è viēli.
Il diavolo la sa tanto lunga perché è vecchio.
Il formadi a l'è il sigillum stomaci.
Il formaggio è il sigillum stomaci.
Il fūc l'è mieģe compagnie.
Il fuoco è metà compagnia.
Il lat nol ven dai ues
Il latte non viene dalle ossa.
Il māl l'è un trist compagn.
La malattia è un maligno compagno.
Il passūt nol crōd al plen di fan.
Il sazio non crede all'affamato.
Al can de do paroni al resta senza magnar
Il cane di due padroni resta senza mangiare
Bezzi e mizizia sgorba la iustizia
Soldi e amicizia accecano la giustizia
Bocca serada no ciapa mussati
Bocca chiusa non prende zanzare (meglio non intromettersi per evitare problemi)
Chi lavora ga una camisa, chi che no lavora ghe ne ga do
Chi lavora ha una camicia, chi non lavora ne ha due
Co te vol che cegne no cen e co te vol che no 'l cengne basta un os de gril par fermar
Quando vuoi che tenga non tiene e quando vuoi che non tenga basta un osso di grillo per fermare
Dute le robe del mondo le sta tala punta dela lengua
Tutte le cose del mondo stanno sulla punta della lingua
Lampa in ponente no lampa par gnente
I fulmini a ponente non sono per niente
La piegura che la sbeléa la perde al bocon
La pecora che bela perde il boccone
La stagion che canta l'cuc, un'ora bagnà e un'ora sut
La stagione che canta il cuculo, un'ora piove e un'ora è asciutto
Pan fresco, legni verdi e parona zovena xe la rovina dela casa
Pane fresco, legni verdi e padrona giovane sono la rovina della casa
Più pressa se à, più el diaul tenta
Più fretta si ha, più il diavolo tenta
I rīs son la mignestre plui buine e la plui triste.
Il riso è (i risi sono) la minestra più buona e la più triste.
Il sium l'è l'immagine da muart.
Il sonno è l'immagine della morte.
Il vin l'è bon d'avrīl pūr e mai temprāt.
Il vino è buono puro in aprile e (a maggio/e mai) temperato.
Scherzo sull'omonimo mai: (maggio, e mai negazione)
Il vin di ćāse nol inćoche.
Il vino di casa non ubriaca.
Jè plui grande la pōre dal māl, che il māl istes
È più grande la paura del male che lo stesso male.
L'è lāri tan cui cu robe che cui cu ten il sac.
È ladro tanto chi ruba che chi tiene il sacco.
L'è miei jessi in disgraćie di Dio che da justizie.
È meglio essere in disgrazia di Dio che della giustizia. Perché Dio è più misericordioso.
L'è miei sparagnā il flāt par quand ca si ha di murī.
È meglio risparmiare il fiato per quando si deve morire.
L'è un trist ucel chel ca nol puarte cun se la plume.
È un triste uccello quello che non porta con sé le piume.
Si dice in senso figurato d'un operaio che non porti seco gl'istrumenti che gli son necessarii.
L'onōr nol fās bulī la cite.
L'onore non fa bollire la pentola.
L'ultim tabār l'è fat sense sachetis.
L'ultimo mantello è cucito (fatto) senza tasche.
L'ūv no l'ha di insegnā alla gialline.
L'uovo non deve insegnare alla gallina.
La malizie a cres cu l'etāt.
La malizia cresce con l'età.
La speranće, je il rimiedi dai disperās
La speranza è il rimedio dei disperati.
La volp lāsse il pel, ma il vīzi no.
La volpe lascia il pelo, ma non il vizio.
Lis femminis ogn'an deventin plui ģovins
Le donne diventano ogni anno più giovani.
Perché dicono ogn'anno d'averne uno di meno.
Lis malatiis – son avīs.
Le malattie – sono avvertimenti.
Līs robis lungis deventin madracs.
Le cose lunghe diventan serpi.
Miei vin turbit che āghe clare.
Meglio vino torbido che acqua limpida.
Fasui e patatis ingrasin lis fantatis.
Fagioli e patate fanno crescere i bambini.
Ai passuts ancje la mil ur par amare.
Ai pasciuti anche il miele sembra amaro.
Si da il sorg ai purcis magris.
Si dà il granturco ai porci magri.
Sta cul to uguāl | si tu us fā bon carnevāl.
Stai con il tuo uguale se vuoi far un buon carnevale.
Su la val di Giosafat si saldin dug i cons.
Sulla valle di Giosafat si saldano tutti i conti.
Une gote d'assinć uaste un pittēr di mīl.
Una goccia di assenzio guasta un vaso di miele.
Val plui un ucel in man che cent par ajar.
È meglio un uccello in mano che cento per aria.
Val plui una fete di polente quiete | che une panzade maladete.
È meglio una fetta di polenta in pace che una scorpacciata maledetta.
Vin, femminis e marons | van gioldūs tās lor stagions.
Vino, donne e marroni van goduti nelle loro stagioni.
Vōs di mus no va in paradīs.
Voce d'asino non va in paradiso.
A chel mus ca nol puarte baste, no si dai vene.
A quell'asino che non porta basto (carico), non si dà avena.
A cuinćā la salate a l'ūl un mat a metti il ueli e un savi a metti l'asēt.
Per condire l'insalata ci vuole un pazzo nel mettere l'olio e un saggio nel mettere l'aceto
A fā la barbe al mus, si pierd timp i fadie.
A fare la barba all'asino, si perde tempo e fatica.
A mangiā fritae e polente l'è come balā cu la sō femmine.
Mangiare frittate e polenta è come ballare con la propria donna.
A vuelin siet umigns a fâ une ciase, e baste una femine a sdrumâle.
Ci vogliono sette uomini per fare una casa, ma basta una donna per distruggerla
Ai prēdi si dai la crodeuće
Ai preti si dà la cotica. Lo dicono i contadini per indurre i figli a farsi preti
Al è lari tant cui che al robe, che cui che al ten il sac.
È ladro tanto chi ruba quanto chi tiene il sacco.
Al mange plui vene chel mus ca nol tire la carete.
Mangia più avena quell'asino che non tira la carretta.
Altri è il fevelā di muart è altri l'è il murī.
Una cosa è parlare di morte, un'altra morire.
Al val tant un sōld in sorēli che in ombrene.
Vale tanto un soldo al sole quanto all'ombra.
Vale lo stesso guadagnare lavorando in campagna che a bottega
Amî di dug, amî di nissun.
Amico di tutti, amico di nessuno.
Barbe rosse pēl di diaul.
Barba rossa pelo di diavolo.
Bisugne temē Dio par amōr | e no amālu par timor
Bisogna temere Dio per amore e non amarlo per timore.
Co è la sō ore no val nuje dī di no.
Quando è giunta la propria ora non serve a niente dir di no.
Cu la umiltāt si romp la glāce.
Con l'umidità si rompe il ghiaccio.
Umiltāt ha il doppio significato di umidità e umiltà.
Cuant che e ciape fûc la cjase, no bisugne scjaldâsi.
Quando la casa piglia fuoco non è il momento di scaldarsi.
Cuarp passūt, anime consolade
Corpo sazio, anima consolata.
Cui ca l'è mat nol uaris mai | e s'al uaris l'è fortunat assai.
Chi è pazzo non guarisce mai e se guarisce è fortunato assai.
Cui che ame i giaz, ame lis femminis.
Chi ama i gatti ama le donne.
Cui che ben vīv, ben mūr.
Chi bene vive, bene muore.
Muss e musse prest s'intindin.
Asino e asina presto (subito) s'intendono.
Nessun plui nemî dall'om, che l'om istess.
Nessuno (è) più nemico dell'uomo dell'uomo stesso.
No si vīv dome cūl pan.
Non si vive di solo pane.
Pan brontolāt no fore i bugei.
Pane dato a malincuore non fora le budella.
Pan d'un dì | ūv d'un'ore | lat d'un minūt | e vin d'un an.
Pane di un giorno, uova di un'ora, latte di un minuto e vino di un anno.
Pan e gaban – l'è bon dut l'an.
Pane e cappotto – sono buoni l'anno.
Panze sclopā ma rōbe no vanzā.
Fai scoppiare la pancia, ma non far avanzare nulla.
Piel numar un.
Pelle, numero uno.
La salute prima di tutto.
Prejere de mus no va in cil
Preghiera d'asino non va (sale) in cielo.
Qualchi volte dure plui une cite viere che une gnove.
Qualche volta dura più una pentola vecchia che una nuova.
Quand ca si ha imparāt a vivi in chē volte si mūr.
Quando si è imparato a vivere, allora si muore.
Quand che il giat no l'è in paīs, | a fās fieste la surīs.
Quando il gatto non è in paese, il topo fa festa (gode).
Se urte simpri en che dēt ca si ha māl.
Si urta sempre in quel dito che duole.
Sossedâ nol vûl ingian: o sium o fan.
Sbadigliare non vuole inganno: o sonno o fame
Mior spindi in pan che in midisinis
Meglio spendere in pane che in medicine
Mignestre riscjaldade no à durade.
La minestra riscaldata non dura a lungo.
Cul pan sut ognidun diventa mut.
Con il solo pane vien meno anche la voglia di parlare.
L'aghe ruvine i puinz e il vin il cjaf.
L'acqua rovina i ponti e il vino la testa.
Vin e amîs, un paradîs.
Aver vino ed amici è un paradiso.
I fruts e i cjòcs è àn simpri l'agnul custode cun lôr.
I bambini e gli ubriachi hanno sempre vicino l'angelo custode.
Gioldi fin che si po', si à simpri timp di patî.
Godere fin che si può, c'è sempre tempo per soffrire.
Ancje Dio al è furlan: sa nol pae vuei, al pae doman.
Anche Dio è friulano: se non paga oggi, paga domani.
A val pi un'ora di ligria che cent di malincunia.
Vale più un'ora di allegria che cento di malinconia.
L'ultin bocon al è chel ch'al ingrasse.
L'ultimo è il boccone che ingrassa.
Il vin al dà fuarce ae lenghe e la cjol aes gjambis.
Il vino da forza alla lingua e la toglie alle gambe.
Une ridade gjave un claut de casse.
Una risata toglie un chiodo alla cassa (da morto).
A Sant'Andrêe il purcìt su la brêe.
A S. Andrea il maiale sulla tavola.
Pan e gaban sta ben dut el an.
Pane e vestiti pesanti vanno bene tutto l'anno.
Se tu mangjs luvìns e tu ti voltis indaùr, tu viodaràs qualchidùn c'al mangje lis scussis.
Se mangi lupini e ti volti indietro, vedrai qualcune che ne mangia le bucce.