Raccolta dei più famosi PROVERBI e i modi di dire ITALIANI e REGIONALI

PROVERBI E MODI DI DIRE
TOSCANI
 


A chi fa i 'onti avanti l'oste, li convien' farli du' vorte.

Bon sangue 'un-mmente.

Burrasche e puttane le vengan di Pistoia.

È meglio avé' paura che toccanne.

È come da' le perle a' maiali.

Fra i du' litiganti i' terzo gode.

Fa' come i' moscondoro, che gira gira e poi 'asca sempre nella merda.

Gobba a levante, luna calante, gobba a ponente, luna crescente.

Granata nòva spazza bene la casa.

A Marradi, seminan fagioli e nascon ladri.

Avé' più corna di un cesto di lumache.
Essere un gran cornuto.

Avé' più culo che anima.
Avere una fortuna sfacciata.

Bisognerebbe fa' di Prato campi e di Campi prato.

Brozzi (o Sesto), Peretola e Campi, Dio li fece e buttò via gli stampi.

Brozzi (o Sesto, o Poggio [a Caiano]), Peretola e Campi la peggio genìa che Cristo campi.

Chi 'unn ha cervello abbia gambe.

Chi 'unn ha testa abbia gambe.

Chi non si ricorda di prendere qualcosa deve avere gambe buone per tornare indietro a prenderla.

Crescere qualcuno a mollichella.
Coccolare qualcuno.

Culo alto ci fo un salto.
Culo basso ci fo un passo.

Cazzo ritto 'un vò' pensieri.

Chi ha paura 'un va' alla guerra. Ovvero: chi non rischia non vince.

Da Montelupo si vede Capraia, Dio fa le coppie e poi le appaia.

Donne e oche, tienine poche.

Duro te? Duro io!

È come da' le perle a' maiali.

È come volé' mètte' la gravatta al maiale.
«...e anche questa l'è fatta e fatta bene», disse quello che ammazzò la moglie. Detto pratese quando una cosa viene fatta male e in fretta. Riferimento a un fatto di cronaca dei primi del 1900.

Firenze la città dell'arte, va in culo a chi arriva e a chi parte. Si dice a chi minaccia insistentemente di andarsene, di dare le dimissioni, ecc.

Gli fa come i' cinci a una vecchia.

Gli fa come i' nonno alla nonna. Si dice di qualcosa di nessuna efficacia.

Guelfo non son, né Ghibellin m'appello: chi mi dà da mangiar, tengo per quello.

In corpo c'è buio. Invito a non essere schizzinosi sul colore del cibo.

Porco pulito 'un fu ma' grasso. Invito a non essere schizzinosi in fatto di cibo.

I' ggioho 'un vale la handela.

Icché ci vah ci hole. Quel che ci va, ci vuole.

L'ha visto più soffitti lei d'un imbianchino. Detto di donna che ha giaciuto in innumerevoli letti.

L'è come levassi la sete co' i' pprosciutto. Intraprendere una strada che sembra veloce ma in realtà lunghissima.

La pesca di' Giunti, acqua fino alle palle e pesci punti.

Meglio avé' paura che toccanne. Meglio aver paura che prenderle: come dire, la prudenza non è mai troppa.

Meglio un morto in casa che un pisano all'uscio. Proverbio lucchese di origine medievale: la Repubblica di Pisa, era solita attaccare e saccheggiare la lucchesia, per questo era meglio avere un morto in casa che un guerriero pisano alla porta. A questo, i Pisani sono soliti rispondere con «Provare per credere!» oppure «Che Dio ti accontenti!».

Meglio una cosa fatta che cento da fare. Meglio agire che perdere tempo tra mille dubbi e progetti ambiziosi.

Mettere qualcuno davant'a' cani.

Trattare qualcuno com'un pellaio.
Fare una sfuriata, mettere in cattiva luce qualcuno.

Mangiare il fumo alle schiacciate. Dicesi di persona particolarmente abile e scaltra.

Non m'è rimasto nemmen gl'occhi pe' piangere. Detto da qualcuno che ha perso tutto, in disgrazia economica.

N'i' piatto pulito 'un ci si sputa.

Non si sputa mai ni' piatto in do' si mangia.

«Organizziamoci», disse quello che facéa l'orge. L'aneddoto completo vorrebbe che il tizio in questione dicesse: «Si fa l'orge, si fa l'orge, ma poi n'i' cculo lo piglio sempre io – organizziamoci!». Si dice in situazioni di caos intollerabili.

O più panico o meno uccelli.

Pane di Prato, vin di Pomino, potta lucchese e cinci fiorentino. Detto volgare che riassumerebbe «il meglio della Toscana».

Porterebbero via i'ffumo alle candele.

Peretola, Brozzi e Campi la peggio genia che Cristo stampi.

Prato città dello sconforto; o piove, o tira vento o suona a morto.
Quando Monte Morello c'ha il cappello e Fiesole la cappa, fiorentini arriva l'acqua. Quando Monte Morello c'ha il cappello, fiorentino piglia l'ombrello. Di solito le nuvole sui monti a nord di Firenze preannunciano pioggia in città e nella piana.

Quando Monte Morello c'ha il cappello e la Calvana la sottana, domani l'è buriana. Variante sestese dei suddetti proverbi.

Quando la bocca prende e i'culo rende, si va in culo alle medicine e a chi le vende.

Reggi Reggello ché Cascia la pende.

San Gimignano dalle belle torri e dalle belle campane, gli uomini brutti e le donne befane.

Senza lilleri 'un si làllera. Senza i soldi non si fa niente.

Senza soldi un'canta i'cieco e se canta canta male. variante del precedente.

Siamo alle porte co' sassi. Siamo a ridosso di una scadenza, non c'è tempo da perdere.

Si fa come quello che si tagliò i' cinci pe' fa' dispetto alla moglie. Vendicarsi in modo da danneggiare paradossalmente più se stessi della vittima.

Si fa come i'Nardi che da presto fece tardi.

Siena di tre P è piena: palio, panforte e puttane.

Siena di tre cose tu sei piena: di torri, di campane e di figli di puttane.

Signa maligna, né levaci nuora né metterci figlia; se proprio lo devi fare, metticela ma non ce la levare. 'Antico detto che suggeriva di non imparentarsi con donne di questa cittadina della periferia.

Sogni e curregge rimangono n'i' lletto.

Se tu fossi alto quanto tu sè bischero tu berresti alle grondaie.

Tira di più un pelo di fiha che un carro di bovi.

Tira più i' filo di una sottana che un carro di buoi della Chiana.

Tre "C" sono i pericoli dei vecchi: catarro, cascate e cacarella.

Tempo e culo 'un si comandano.

T'ha' fatto i' guadagno d'i' Lica. Fare come il Lica, che lo metteva nel culo alla moglie per serbare la fica!

Vicchio Mugello, Scarperia un coltello, Borgo uno scrittoio, Dicomano un cacatoio.
Antico blasone mugellano.

A ben s'appiglia, chi ben consiglia.

A buon spenditore Iddio è tesoriere.

A cane che invecchia, la volpe gli piscia addosso.

A cattiva vacca Dio dà corte corna.

Agli uomini malvagi Dio dà poche forze in modo che non possano fare del male.

A cattivo cane, corto legame. Con i malvagi è necessario adottare leggi e provvedimenti più severi.

A chi consiglia non gli duole il capo.

A chi è affamato ogni cibo è grato.

A chi piace il bere, parla sempre di vino.

A chi s'ama si crede.

A chi usa con lo zoppo, gli se n'appica.

A far servizio non se ne perde.

A Firenze per aver ufizii, bisogna avere bel palazzo e stare a bottega.

A gatto vecchio, sorcio tenerello.

A gran lucerna grosso stoppino.

A gusto guasto, non è buono alcun pasto.

A mal mortale né medico, né medicina vale.

A mezzo gennaio, metti l'operaio. I buoni contadini prendono nuovi operati a metà gennaio, perché è meglio finire i lavori entro la primavera.

A mezzo gennaio, mezzo pane e mezzo pagliaio.

A molti puzza l'ambra. Gli stomachi, gli umori e gli affetti guasti, per non confessare il puzzo interiore, lo avvertono fuori.

A Natale, mezzo pane, a Pasqua, mezzo vino. Il buon contadino a Natale deve avere ancora metà del pane a disposizione, a Pasqua metà del vino.

A nave rotta ogni vento è contrario.

A ogni passo nasce un pensiero.

A ogni uccello suo nido è bello.

A padre avaro figlioul prodigo.

A piccol forno poca legna basta.

A pigliar non essere lente, a pagar non essere corrente.

A quattrino a quattrino si fa il fiorino.

A rubar poco si va in galera.

A San Marco il baco a processione. San Marco è il 25 aprile.

A San Martino la sementa del poverino. Nel giorno di San Martino, 11 novembre, va sotterrato il grano da seme.

A San Martino ogni mosto è vino, (o è vecchio ogni vino).

A' sottili cascan le brache.

A tavola non s'invecchia.

A tutti i poeti manca un verso.

A tutto ciò c'è rimedio fuorché alla morte.

A usanza nuova non correre.

A vecchia che mangia pollastrelli, gli vien voglia di carne salata. Si dice di quanti lasciano le cose di ottima qualità per cose meno pregiate.

A voler che il carro non cigoli, bisogna ugner le ruote.

Acqua lontana non spegne il fuoco. Gli aiuti che non sono pronti all'occasione, non giovano a nulla.

Acqua passata non macina più. Riferito alle impressioni o agli affetti dimenticati.

Acqua torba non lava.

Acquista riputazione, e ponti a sedere.

Ad ogni santo la sua candela.

Adulatori e parassiti sono come i pidocchi. Gli adulatori e i parassiti vivono a spese degli altri.

Affezione accieca ragione.

Agli ulivi, un pazzo da capo, e un savio da piè.

Agli ulivi, un pazzo sopra, e un savio sotto.

Agli zoppi, grucciate.

Ai cani e ai cavalli magri vanno addosso le mosche.

Ai peggio porci toccano le meglio pere.

Ai santi vecchi non gli si dà più incenso. Le cose nuove fanno scordare quelle antiche.

Al bisogno si conosce l'amico.

Al bugiardo non è creduto il vero. La persona che ha fama di essere bugiarda non viene creduta quando dice la verità.

Al cieco non si mostra la strada. È inutile discutere con chi non vuol capire.


Al contadino non gli far sapere, quanto sia buono il cacio colle pere.

Al fico l'acqua, e alla pera il vino.

Al fico l'acqua, e alla pèsca il vino.

Al leone sta bene la quartana. Il bene non teme il male, anzi, qualcosa che lo tempri non può far altro che giovargli.

Al maggiore deesi l'onore.

Al mazzier di Cristo non si tiene la porta.

Al più potente ceda il più prudente.

Al prudente non bisogna consiglio.

Al suono si riconosce il campanello.

Al vero corrisponde sempre ogni cosa.

Ala di cappone, schiena di castrone, son buoni bocconi.

Albero che non fa frutto, taglia taglia.

Albero spesso trapiantato, mai di frutti è caricato.

All'amico, monda il fico; al nemico, la pèsca.

All'apparir degli uccelli non gettar seme in terra.

All'avaro accade come allo smeriglio. Lo smeriglio, quando insidia uccelli più piccoli, viene spesso raggiunto da un uccello più grande che gli toglie sia la preda che la vita.

All'uomo dabbene avanza la metà del cervello, al tristo non basta tutto. La vita del malvagio è piena di difficoltà e pericoli mentre la vita del gentiluomo è più facile e sicura.

Alla corte del Re ognun faccia per sé.

Alla morte e al pagamento indugia quanto puoi.

Allegrezza fa bel viso.

Allegrezza fa lustrare la pelle del viso.

Allo svogliato il mèle pare amaro.

Altri mangiano la candela e tu smaltisci lo stoppino.

Altro che fischio vuol la pecora.

Ama chi t'ama, e chi non t'ama lascia.

Ama chi t'ama, e rispondi a chi ti chiama.

Ama l'amico tuo col vezzo e col vizio suo.

Amami poco, ma continua.

Amante non sia chi coraggio non ha.

Amici da starnuti, il più che tu ne cavi è un Dio t'aiuti.

Amici di buon giorno, son da mettere in forno.

Amici di profferta assai si trova.

Amici, oro, e vin vecchio son buoni per tutto.

Amicizia da bagno, dura pochi dì.

Amicizia di grand'uomo e vin di fiasco, la mattina l'è bono e a sera è guasto.

L'amicizia dura poco quando non è fra gente di pari livello sociale.

Amicizia riconciliata è una piaga mal saldata.

Amico certo, si conosce nell'incerto.

Amico di tutti e di nessuno, è tutt'uno.

Amico di ventura, molto briga e poco dura.

Amico e vino vogliono esser vecchi.

Amico vecchio e casa nuova.
Amor dà per mercede, gelosia e rotta fede.

Amor di ganza, fuoco di paglia.

Gli amori dei giovani durano poco.

Amor è cieco, e vede da lontano.

Amore e gelosia nacquero insieme.

Amore e signoria non soffron compagnia.

Amore e tosse non si nascondono.

Amore è una pillola inzuccherata.

Amore fa amore, e crudeltà fa tirannia.

Amore male impiegato, vien mal remunerato.

Amore non conosce misura.

Amore non è senza amaro.

Amore, sonno e rogna non si nascondono.

Anche chi tiene il piede aiuta a scorticare.

Anche la mosca ha la sua collera.

Anche le mucche nere danno il latte bianco.

Anche le zoppe si maritano.

Anche un pagliaio è grande e se lo mangia un asino.

Anco Adamo mangiò del pomo vietato.

Anco gli apostoli ebbero un Giuda.

Anco il cane col dimenar la coda si guadagna le spese.

Anco le civette impaniano.

Anco le volpi si pigliano.
Andare scalzo e seminare fondo, non arricchì giammai persona al mondo.
Animo appassionato non serba pazienza.
Animo e cera, vivanda vera.
Un animo buono e un bell'aspetto sono ottime vivande.
Anno di neve, anno di bene.
Anno fungato, anno tribolato.
Anno ghiandoso, anno cancheroso.
Anno nevoso, anno fruttuoso.
Ara co' buoi e semina con le vacche
Nel lavorare la terra occorre fare solchi profondi, ma non altrettanto nella sementa.
Aria rossa o piscia o soffia.
Tramonto rosso porta pioggia o vento.
Asciutto il piede e calda la testa, e nel resto vivi da bestia.
Aspetta il porco alla quercia.
Se vuoi cogliere l'uomo sul fatto, aspettalo dove va spesso, dove si riposa o dove lo portano le sue necessità e le sue voglie.
Assai pampini, e poca uva.
Astuzia di donne le vince tutte.
Avaro agricoltor non fu mai ricco.
Azzurro e oro non guastan lavoro.
Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere.
Bacio di bocca spesso cuor non tocca.
Bandi da Siena, per chi sì e per chi no.
Batti il buono, e' mègliora; batti il cattivo, e' peggiora.
Beata quella casa che un battitor sol ha.
Una famiglia che abita da sola in una casa, vive in una maggior quiete.
Befania, tutte le feste manda via; e Santa Maria, tutte le ravvia.
Per Santa Maria, si intende l'Assunzione di Maria e quindi il 15 agosto.
Bella donna, cattiva testa.
Bella moglie, dolce veleno.
Bella testa è talvolta una malvagia bestia.
Bella vigna, poca uva.
Bello in fascia, brutto in piazza.
Chi ha un bell'aspetto da neonato, spesso si imbruttisce con l'età.
Bello, sano, in corte; ed eccoti la morte.
Beltà e follia vanno spesso in compagnia.
Ben ama, chi non oblia.
Bisesto e Bisestin, o la madre o il fantolin.
Secondo la superstizione popolare, ogni cosa riesce male negli anni bisestili e anche i parti sono più pericolosi.
Bisogna far il minchione per non pagar gabella.
Bisogna far lo sciocco per non pagar il sale.
La furbizia più grande è quella di non apparir furbi.
Bisogna fare a giova giova.
Bisogna guardare alle mani, e non agli occhi.
Bisogno fa buon fante.
La necessità e la paura danno al soldato quelle virtù che lo rendono valoroso.
Bocca unta non può dir di no.
Brutto in fascia, bello in piazza.
Chi ha un brutto aspetto da neonato, diventa poi spesso un bel giovane.
Buon cane non trova buon orso.
Buon pagatore, dell'altrui borsa è signore.
Buona amistà è un altro parentà.
Una buona amicizia è un'altra parentela.
Buona quella lima che doma il ferro senza strepito.
Buone parole e cattivi fatti, ingannano savi e matti.
Buone ragioni male intese, sono perle a' porci stese.
È inutile provare a spiegare una cosa a chi non vuol capire.
San Quirico d'Orcia
Calamità scuopre amistà.
Le calamità mettono in luce l'amicizia.
Calcio di stallone non fa male alla cavalla.
Difficilmente si fa una brutta offesa a una persona che si vuole bene.
Cane affamato non cura bastone.
Cane non mangia cane.
Capo grosso, cervello magro.
Capo lavato, bicchier risciacquato.
Cappone l'inverno, e pollastrotti l'estate.
Cappone, non perde mai stagione.
Carestia fa dovizia.
Carestia prevista non venne mai.
Carità unge, e peccato punge.
Casa che ha buon vicino, val più qualche fiorino.
Casa di terra, caval d'erba, amico di bocca, non vagliono il piede d'una mosca.
Casa fatta e terra sfatta.
È meglio comprare una casa in buono stato e un podere trasandato, piuttosto che il contrario.
Casa fatta e vigna posta, mai si paga quanto costa.
Casa fatta e vigna posta, non si sa quel che la costa.
Casa fatta, possession disfatta.
Se la casa è trasandata, vale a poco che il podere sia in buone condizioni.
Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri una badia.
Casa mia, donna mia, pane e aglio, vita mia.
Casa mia, mamma mia.
In casa un uomo si sente al sicuro come un bambino tra le braccia della mamma.
Casa nuova, chi non ve ne porta non ve ne trova.
Casa per suo abitare, vigna per suo logorare, terren quanto si può guardare.
Casa sua, vita sua.
Cattivo segno, quando non si sente il male.
Quando il dolore manca sta per finire la vita.
Cattivo sparviero quello che non torna al lógoro.
Il lógoro è il richiamo dello sparviero nella caccia.
Caval rognoso non vuol lasciarsi strigliare.
Cavalli, cani, uccelli, e servitori, guastan, mangian, ruinano i signori.
Cavallo vecchio, tardi muta ambiatura.
L'ambiatura è un'andatura del cavallo, a passi corti e veloci, mossi contemporaneamente.
Cavol riscaldato e garzon ritornato, non fu mai buono.
Così come il cavolo riscaldato non è buono, anche un garzone che torna a lavorare, dopo essere stato licenziato, per lo stesso padrone non da buoni risultati.
C'è carne da ogni taglio e da ogni coltello; le brutte si maritano e le belle.
Cent'oche ammazzano un lupo.
Cento scrivani non guardano un fattore, e cento fattori non guardano un contadino.
Che colpa n'ha la gatta, se la massaia è matta?
Chi a molti dà terrore, di molti abbia timore.
Chi accarezza la mula, buscherà de' calci.
Chi si accosta ad una persona malvagia o capricciosa, può aspettarci di non passarla liscia.
Chi acquista reputazione, acquista roba.
Chi affitta il suo podere al vicino, aspetti danno o lite o mal mattino.
Chi affitta sconficca.
Chi affitta sfitta.
Chi affoga, grida ancor che non sia udito.
Chi affoga, s'attaccherebbe ai rasoi.
Chi affoga, s'impiccherebbe alle funi del cielo.
Chi all'onor suo manca un momento, non vi ripara poi in anni cento.
Chi alluoga accatta.
Chi ama crede.
Chi ama il forestiero, in capo al mese, monta a cavallo e se ne va al paese.
Chi ama, il ver non vede.
Chi ama me, ama il mio cane.
Chi ama, teme.
Chi ama tutti non ama nessuno.
Chi ara da sera a mane, d'ogni solco perde un pane.
Chi ara il campo innanzi la vernata, avanza di ricolta la brigata.
Chi ara l'uliveto addimanda il frutto.
Chi arde e non lo sente, arder possa infino al dente.
Chi assai desidera, assidera.
Chi assai pone e non custode, assai tribola e poco gode.
Chi semina tanto ma non tiene sotto controllo la terra, si affligge e raccoglie poco.
Chi attende a vendicare ogni sua onta, o cade d'alto stato o non vi monta.
Chi attende al suo, non perde mai nulla.
Chi bella donna vuol parere, la pelle del viso gli convien dolere.
Chi ben dorme non sente le pulci.
Chi ben ripone, ben trova.
Chi ben serra, ben apre.
Chi ben vive, ben muore.
Chi bene e mal non può soffrire, a grande onor non può venire.
Chi beneficio fa, beneficio aspetti.
Chi beve nero, guadagna colore.
Chi cammina un miglio pazzo, non torna a casa savio.
Chi fa una pazzia una volta, viene sempre ritenuto pazzo.
Chi cava e non mette, le possessioni si disfanno.
Facendo i solchi, ma senza metterci il concime, il podere si rovina.
Chi cena a buon'ora, non cena in malora.
Chi cerca fare impiastro, sa dove lo vuol porre.
Chi ci loda si dee fuggire, e chi c'ingiuria ci dee soffrire.
Chi coglie il frutto acerbo, si pente d'averlo guastato.
Chi compra a minuto, pasce i figliuoli d'altri, e affama i suoi.
Chi compra pane al fornaio, legna legate e vino al minuto, non fa spesa a sé ma ad altri.
Chi contender non può spesso ha contesa.
Chi dà e ritoglie, il diavolo lo raccoglie.
Chi dà per cortesia, dà con allegria.
Chi dà presto è come se desse due volte.
Chi dà retta al cervello degli altri, butta via il suo.
Chi dal Lotto spera soccorso, metta il pelo come un orso.
Chi del suo dona, Dio gli ridona.
Chi di gallina nasce, convien che razzoli.
Chi dice il vero, non s'affatica.
Chi dice la verità, è impiccato.
Chi dice tutto e niente serba, può andar con l'altre bestie a pascer l'erba.
Chi disse donna, disse danno.
Chi disse donna, disse guai.
Chi disse ragion di Stato, disse un tristo; e chi disse ragion di confino, disse un assassino.
Chi divide il miel coll'orso n'ha sempre men che parte.
Chi divide la pera coll'orso n'ha sempre men che parte.
Chi disse piano, disse tanto piano, che non ne toccò a tutti.
Chi disse pianura, lo disse tanto piano che non ne toccò a tutti.
Le terre in pianura sono desiderate da molti.
Chi disse star con altri, disse star sempre in guai.
Chi donne pratica, giudizio perde.
Chi dorme d'agosto, dorme a suo costo.
Il contadino non può permettersi di oziare in estate.
Chi è a dozzina, non comanda.
Chi è al coperto quando piove, è ben matto se si muove; se si muove e se si bagna, è ben matto se si lagna.
Chi è bello è bello e grazioso, chi è brutto è brutto e dispettoso.
Chi è brutta, e bella vuol parere, pena, patisce per bella parere.
Chi è buono, ne fa ritratto.
Chi è diffamato, è mezzo impiccato.
Chi è diverso nell'oprare, non può molto amico stare.
Chi è gran nemico, è anche grande amico.
Chi è in alto, non pensa mai al cadere.
Chi è misero o mendico, provi tutti e poi l'amico.
Chi è più alto, è il bersaglio di tutti.
Chi è portato giù dall'acqua si attacca a ogni spino.
Chi è reo, e buono è tenuto, può fare il male che non è creduto.
Chi è tenuto savio di giorno, non sarà mai pazzo di notte.
Chi è uso alle cipolle, non vada a' pasticci.
Chi fa buona guerra, ha buona pace.
Chi fa le fave senza concio, le raccoglie senza baccelli.
Chi semina le fave senza il concio, le raccoglie senza baccelli.
Chi fa male, guadagna un carro di sale, e chi fa bene guadagna un carro di fieno.
Chi fa temere ogni uomo, teme ogni cosa.
Chi fa una trappola, ne sa tender cento.
Chi fila porta una camicia e chi non fila ne porta due.
Chi fugge la mola, scansa la farina.
Chi gode un tratto, non stenta sempre.
Chi gratta, rogna accatta.
Chi ha a dar, domanda.
Chi ha a morir di peste, non gli viene far casotti in campagna.
Chi ha accordato l'oste, può andare a dormire.
Chi si è guadagnato in un modo o nell'altro il favore di quella persona che può dar problemi, può stare tranquillo.
Chi ha bachi non dorma.
Chi ha bella donna e castello in frontiera, non ha mai pace in lettiera.
Nel senso che non dorme sonni tranquilli.
Chi ha bella moglie la non è tutta sua.
Chi ha bocca vuol mangiare.
Chi ha buon cavallo e bella moglie, non 'istà mai senza doglie.
Chi ha buona cantina in casa non va pel vino all'osteria.

Isola del Giglio
Chi ha buona cappa facilmente scappa.
I ricchi e i potenti trovano facilmente un modo per non essere castigati.
Chi ha buono in mano non rimescoli.
Riferito alle carte.
Chi ha carro e buoi, fa bene i fatti suoi.
Chi ha compagnia, ha signoria.
Chi ha compagno, ha padrone.
Chi ha del pan da tirar via, tenga l'opre e non ci stia.
Chi ha denari e prati, non son mai impiccati.
Chi ha denti, non ha pane; e chi ha pane, non ha denti.
Chi ha fame non ha sonno.
Chi ha fatta la roba, può far la persona.
Chi ha fatto il suo dovere, può riposarsi.
Chi ha fatto il saggio del mèle non può dimenticare il lecco.
Chi ha assaggiato il miele, non può non leccare le dita.
Chi ha fortuna in amore, non giochi a carte.
Chi ha il buon vicino, ha il buon mattutino.
Chi ha il capo di cera, non s'esponga al sole.
Chi è debole di forze non s'esponga ai pericoli.
Chi ha il lupo per compare, porti il cane sotto il mantello.
Chi ha il mal vicino, ha il mal mattutino.
Chi ha l'amore nel petto, ha lo spron ne' fianchi.
Chi ha la tosse o la rogna, altro mal non gli bisogna.
Chi ha la volpe per comare, porti la rete a cintola.
Chi ha meno ragione, grida più forte.
Chi ha nome ha roba.
Chi ha portata la tunica puzza sempre di frate.
Chi ha prete o parente in corte, fontana gli risurge.
Nel senso che si tratta di una fonte di continuo guadagno.
Chi ha quattrini da buttar via, tenga l'opre e non ci stia.
Chi ha soldi da buttare, chiami lavoranti da fuori e non stia ai campi
Chi ha ragione teme, chi ha torto spera.
Chi ha rogna da grattare o moglie da guardare, non gli manca mai da fare.
Chi ha rogna e non la gratta, un peccato accatta.
Chi ha rubato la vacca, può rubare il vitello.
Chi ha tutto il suo in un loco, l'ha nel foco.
Chi tiene tutti i suoi averi nello stesso posto, li mette in pericolo.
Chi ha un buon orto, ha un buon porco.
Chi ha vigna ha tigna.
Chi ha vitella in tavola non mangia cipolla.
Chi ha zolle, stia con le zolle.
Chi il tristo mandi al mare, non aspetti il suo tornare.
Chi in corte è destinato, se non muor santo, muor disperato.
Chi lavora di settembre, fa bel solco e poco rende.
Chi lavora fa la gobba, e chi ruba fa la robba.
Chi lavora la terra colle vacche, va al mulino colla puledra.
Chi lavora la terra colle vacche, va al mulino colle somare.
Chi lavora la terra con le vacche ottiene scarsi raccolti. La puledra infatti porta poca soma.
Chi lavora lustra, e chi non lavora mostra.
L'uomo ozioso si prende i meriti del lavoro di un altro.
Chi le tocca son sue.
Chi lecca i piatti, deve leccare in terra.
Chi lo beve, non lo mangia.
I campi troppo vitati rendono poco.
Chi lo letamina l'ottiene, chi lo pota lo costringe a fruttar bene.
Chi loda per interesse vorrebbe esser fratello del lodato.
Chi loda San Pietro, non biasima San Paolo.
Chi mal cerca fama, sè stesso diffama.
Chi manca a un sol amico, molti ne perde.
Chi maneggia il mèle si lecca le dita.
Chi meglio mi vuole, peggio mi fa.
Chi mi piglierà di notte, mi lascerà di giorno.
Riferito ad una donna brutta.
Chi mi vuol bene mi fa arrossire, e chi mi vuol male mi fa imbianchire.
Chi mi vuol bene mi lascia piangendo, e chi vuol male mi lascia ridendo.
Chi molto pratica, molto impara.
Chi monta più alto ch'e' non deve, cade più basso ch'e' non crede.
Chi muore, esce d'affanni.
Chi muore giace e chi vive si dà pace.
Chi nasce bella, nasce maritata.
Chi nasce bella, non è in tutto povera.
Chi nasce, convien che muoia.
Chi non ama, non ha cuore.
Chi non arde non incende.
Chi non arde non incendia.
Chi non si appassiona ad una cosa non può far nascere interesse negli altri.
Chi non caca cacherà, e chi caca troppo morirà.
Chi non consuma, non rinnuova.
Chi non crede alla buona madre, crede poi alla mala matrigna.
Chi non accetta i consigli dei veri amici, finisce poi per dar retta ai cattivi consiglieri.
Chi non crede in Dio, crede nel diavolo.
Chi non cura sua magione, non è uomo di ragione.
Chi non dà a Cristo, dà al Fisco.
Chi non è uso a portar le brache, le costure gli danno noja.
Chi non fugge, strugge.
Colui che viene lasciato in amore soffre di più.
Chi non ha amico o germano, non ha forza in braccio né in mano.
Chi non ha casa, l'accatta.
Chi non ha che perdere, perde sempre.
Chi non ha forza abbia la pelle dura.
Chi non ha modo, offre la volontà.
Chi non ha orto e non ammazza porco, tutto l'anno sta a muso torto.
Chi non inganna, non guadagna.
Chi non mangia a desco, ha mangiato di fresco.
Chi non mangia ha del mangiato.
Chi non piglia l'amante al laccio, resta in casa a guardare il catenaccio.
Riferito alle ragazze che non riescono a trovare marito.
Chi non può dare all'asino, dà al basto.
Chi non se la può prendere con chi vorrebbe, se la prende con chi può.
Chi non può, sempre vuole.
Chi non sa comprare compri giovane.
Riferito sia alla compra del bestiame che ad altri casi.
Chi non sa fingere, non sa regnare.
Chi non sa fingersi amico, non sa esser nemico.
Chi non semina non ricoglie.
Chi non teme il sermone, non teme il bastone.
Chi offende l'amico, non la risparmia al fratello.
Chi pecora si fa, lupo la mangia.Uno ordisce la tela, e l'altro la tesse.
Un'ora di buon sole asciuga molti bucati.
Uno semina, e un altro raccoglie.
Uomini emorroidari, uomini ottuagenari.
Uomo asturiano, vino puro, e lancia nella mano.
Uomo avvertito, mezzo munito.
Uomo avvisato, è mezzo salvo.
Uomo che ha voce di donna, e donna che ha voce d'uomo, guardatene.
Uomo condannato, mezzo decollato.
Uomo peloso, o forca o lussurioso, o matto o avventuroso.
Uomo piccolo, uomo ardito.
Uomo rosso e cane lanuto, più tosto morto che conosciuto.
Usa col buono, e sta bene col cattivo.
V'è chi bacia tal mano che vorrebbe veder mozza.
Va' in piazza, vedi e odi; torna a casa, bevi e godi.
Val più un amico che cento parenti.
Val più una frustata che cento arri là.
Val più un'oncia di reputazione che mille libbre d'oro.
Val più un vecchio in un canto che un giovane in un campo.
Vale più una persona anziana in un angolo che un giovane in un campo.
Vanga e zappa non vuol digiuno.
La vanga e la zappa richiedono notevole forza fisica.
Vanga piatta poco attacca; vanga ritta, terra ricca.
Vedere e non toccare, è bello spasimare.
Vedono più quattr'occhi che due.
Vento senese, acqua per un mese.
Ventre digiuno non ode nessuno.
Vigna al nugolo fa debol vino.
Dalle vigne con poco sole si ottiene vino scadente.
Villano affamato è mezzo arrabbiato.
Vista torta, mal animo mostra; vista all'ingiù, tristo e non più; vista all'insù, pazzo e tanto savio che non si possa dir più.
Volto di mèle, cor di fiele.
Vuoi guardare i tuoi frutti, siine cortese a tutti.
Vuoi custodire i tuoi frutti, danne un po' a tutti.
Chi peggio fa, meglio l'accomoda.
Chi pensa al prossimo, al suo ben s'approssima.
Chi per sè raguna, per altri sparpaglia.
Chi perde ha sempre torto.
Chi perde la roba perde molto, ma chi perde il cuore perde tutto.
Chi perde, si gratti.
Chi perse fu sempre dappoco.
Chi piglia l'anguilla per la coda e la donna per la parola, può dire di non tener nulla.
Chi piglia medicina senza male, consuma l'interesse e il capitale.
Chi più arde più splende.
Chi più intende, più perdona.
Chi più urla, ha più ragione.
Chi più vuole, meno adopera.
Chi pon cavolo d'aprile, tutto l'anno se ne ride.
Piantato in aprile, infatti, il cavolo spiga presta ma non fa grumolo.
Chi pon mele in vaso nuovo, provi se tiene acqua.
Chi porta la sua moglie a ogni festa, e dà bere al cavallo a ogni fontana, in capo all'anno il cavallo è bolso e la moglie puttana.
Chi pratica co' gran maestri, l'ultimo a tavola e il primo a' capestri.
Chi pratica impara, e guadagna sempre.
Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare.
Chi predica al deserto perde il sermone.
Chi prima nasce, prima pasce.
Il grano seminato per tempo, germoglia meglio.
Chi ricorre a poco sapere, ne riporta cattivo parere.
Chi ride e canta, suo male spaventa.
Chi s'impaccia colle frasche, la minestra sa di fumo.
Con il termine "frasca" si fa riferimento sia alla donna vana che all'uomo imbroglione.
Chi scalda, rogna accatta.
Chi se ne piglia, muore.
Chi segue il prudente, mai se ne pente.
Chi segue il rospo, cade nel fosso.
Chi semina buon grano, ha poi buon pane; chi semina il lupino, non ha né pan né vino.
Chi semina con l'acqua, raccoglie col paniere.
Nessuna semina è ottimale su terreno molle.
Chi semina fave, pispola grano.
La miglior caloria è quella delle fave.
Chi semina in rompone raccoglie in brontolone.
Chi semina nel campo solo rotto, e non rilavorato e messo a seme, raccoglie poco.
Chi semina nella polvere, faccia i granaj di rovere.
È sempre meglio seminare su terreno asciutto.
Chi semina spine non vada scalzo.
Chi sempre beve non ha mai troppa sete.
Chi serba, Dio non gli dà.
Chi serba, serba al gatto.
Chi serve in corte, muore allo spedale.
Chi serve non erra.
Chi servo si fa, servi aspetta.
Chi si consiglia da sè, da sè si ritrova.
Chi si contenta al poco, trova pasto in ogni loco.
Chi si contenta, gode.
Chi si frega al ferro, gli s'appica la ruggine.
Chi si loda s'imbroda.
Chi si mette a stentare, stenta sempre.
Chi si volsero bene, non si volsero mai male.
Chi signoreggia, brameggia.
Chi soffre per amor, non sente pena.
Chi sparagna, vien la gatta e glielo magna.
Chi sprezza l'onore, sprezza Dio.
Chi sta fermo in casi avversi, buon amico può tenersi.
Chi t'accarezza più di quel che suole, o t'ha ingannato o ingannar ti vuole.
Chi t'ama di buon cuore strigni e abbraccia.
Chi tardi mette i denti, vede morire tutti i suoi parenti.
Chi ti loda in presenza, ti biasima in assenza.
Chi tiene il piede in due staffe, spesso si trova fuora.
Chi tocca la pece, s'imbratta.
Chi troppo frena gli occhi, vuol dire che gli son scappati.
Chi troppo in alto sal, cade repente. Precipitevolissimevolmente.
Chi troppo ride ha natura di matto; e chi non ride è di razza di gatto.
Chi troppo sale dà maggior percossa.
Chi trovò il consiglio, inventò la salute.
Chi va a letto co' cani, si leva colle pulci.
Chi va al mulino s'infarina.
Chi va in gogna non fa il servizio volentieri.
Chi va per uccellar, resta impaniato.
Chi vanga non l'inganna.
Chi lavora con la vanga ottiene sempre i suoi frutti, il vangare non lo inganna.
Chi vive ben predica.
Chi vive in corte, muore in paglia.
Chi vive tra i lupi, impara a ululare.
Chi vuol aver le membra sane, piscia spesso, come il cane.
Chi vuol bene a madonna, non vuol bene a messere.
Chi vuol di vena un granajo lo semini di febbraio.
Chi vuol essere amato, convien che ami.
Chi vuol fare onore all'amico, faccia foco col legno di fico.
Chi vuol la casa monda, non tenga mai colomba.
Chi vuol lavoro degno, assai ferro e poco legno.
Riferito al tipo di vanga da utilizzare per ottenere un risultato migliore.
Chi vuol tutte l'ulive non ha tutto l'olio.
Per avere del buon olio deve saper aspettare e rassegnarsi se qualche oliva cade.
Chi vuol vin dolce non imbotti agresto.
[Figurativamente] Chi vuole una vita dolce, non faccia del male.
Chi vuol vivere e star bene, pigli il mondo come viene.
Chi vuol vivere sano e lesto, mangi poco e ceni presto.
Chi vuole amici assai, ne provi pochi.
Chi vuole aver del mosto, zappi le viti d'agosto.
Chi vuole ingannare il suo vicino, ponga l'ulivo grosso e il fico piccolino.
Chi vuole l'amor celato lo tenga bestemmiato.
Chi vuole nascondere il proprio amore, parli male della cosa che ama.
Chi vuole il buon bacato, per San Marco o posto o nato.
Chi vuole tutta l'uva non ha buon vino.
Per avere del buon vino l'uva deve essere matura, quindi non la si deve cogliere prima per paura che venga rubata.
Chi vuole un buon agliaio, lo ponga di gennaio.
Chi vuole un buon potato, più un occhio e meno un capo.
Riferito alla vite.
Chi vuole un buon rapuglio, lo semini di luglio.
Chi vuole un pero ne ponga cento, e chi cento susini ne ponga un solo.
Cicisbei e ganzerini fanno vita da facchini.
Cielo a pecorelle, acqua a catinelle.
Ciò che s'usa non fa scusa.
Per giustificare un'azione non basta dire che si tratta di un'abitudine comune.
Cita cita, chi vuol del ben sel faccia in vita.
Co' morti non combattano se non gli spiriti.
Coda corta non para mosche.
Cogli amici non bisogna andar co' se in capo.
Col perdonare troppo a chi falla, si fa ingiuria a chi non falla.
Colombo pasciuto, ciliegia amara.
Comandi chi può, e obbedisca chi deve.
Compagnia d'uno, compagnia di niuno; compagnia di due, compagnia di Dio; compagnia di tre, compagnia di re; compagnia di quattro, compagnia da matti.
Compagno non toglie l'utile.
Gestire un'attività insieme ad un'altra persona, non diminuisce l'utile.
Con arte e con inganno, si vive mezzo l'anno.
Con inganno e con arte, si vive l'altra parte.Delle pene d'amore si tribola e non si more.
Denaro sepolto non fa guadagno.
Detto d'amore disarma rigore.
Di buona terra to' la vigna, di buona madre to' la figlia.
Di buone armi è armato, chi da buona donna è amato.
Di casa la gatta, il topo non esce a corpo pieno.
Dì il vero a uno, ed è tuo nemico.
Di marzo, chi non ha scarpe, vada scalzo.
Di settembre e d'agosto, bevi il vin vecchio e lascia stare il mosto.
Esorta a non affrettarsi nella vendemmia.
Dice il porco dammi dammi, né mi contar mesi né anni.
Dice più un'occhiata che una predica.
Dietro al monte c'è la china.
Dimmi chi tu pratichi, e ti dirò chi sei.
Dio ha dato per penitenza all'avaro che né del poco né dell'assai si contenti.
Dio manda il freddo secondo i panni.
Dio non manda se non quel che si può portare.
Dio non paga il sabato.
Dio ti guardi da chi inghiotte lo sputo.
Dio ti guardi da quela gatta che davanti ti lecca e di dietro di graffia.
Dio ti salvi da un cattivo vicino, e da un principiante di violino.
Dispicca l'impiccato, impiccherà poi te.
Donna barbuta, co' sassi la saluta.
Donna che ha molti amici, ha molte lingue mordaci.
Donna che regge all'oro, val più d'un gran tesoro.
Donna danno, sposa speso, moglie meglio.
Con la disperazione degli innamorati mai non la volse Orlando.
Con la voglia cresce la doglia.
Con la volpe convien volpeggiare.
Con ognun fa patto, coll'amico fanne quattro.
Con traditori né pace né tregua.
Con un par di polli, si compra un podere.
Riferito alla facilità con cui si cambia podere.
Con un sol bue non si può far buon solco.
Consiglio di due non fu mai buono.
Consiglio di vecchio non rompe mai la testa.
Consiglio di volpi, tribolo di galline.
Consuetudine è una seconda natura.
Contadini e montanini, scarpe grosse e cervelli fini.
Contano più gli esempi che le parole.
Contro amore non è consiglio.
Contro i tristi è tutto il mondo armato.
Contro la forza la ragion non vale.
Conversazione in giovinezza, fraternità in vecchiezza.
Corruccio è vano senza forte mano.
Corte e morte, e morte e corte, fu tutt' una.
Corvi con corvi, non si cavano gli occhi.
Cosa comunicata è più amata.
Cosa per forza non vale scorza.
Forzatamente non si può fare nulla di buono.
Così presto muoion le pecore giovani come le vecchie.
Crudeltà consuma amore.
Panorama toscano
D'aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie.
D'ottobre il vin nelle doghe.
Esorta a non affrettarsi alla vendemmia.
D'ulive, castagne e ghianda, d'agosto ne dimanda.
Ad agosto gli alberi mostrano i frutti che daranno nei mesi successivi.
Dà buone parole e friggi.
Da chi ti dona, guardati.
Dà del tuo al diavolo, e lévatelo di torno.
Da San Gallo ara il monte e semina la valle.
San Gallo è il 16 ottobre.
Da uom dabbene non hai che bene.
Dagli effetti ci conoscono gli affetti.
Dài tempo al tempo.
Dal campo deve uscir la fossa.
Dal conto sempre manca il lupo.
Nel conteggio delle pecore i pastori non tengono mai presente il lupo.
Dal frutto si conosce l'albero.
Dal mare sale, e dalla donna male.
Dalle grida ne scampa il lupo.
Quando l'unica punizione è un avvertimento vocale, il malfattore se ne infischia e continua a comportarsi nello stesso modo.
Dei gusti non se ne disputa.
Del fitto non ne beccan le passere.
Riferito al grano, che se fitto è di cattiva qualità, dunque non scelto dalle passere.
Del servir non si pente.
Delle cere la giornata, ti dimostra la vernata: se vedrai pioggia minuta, la vernata fia compiuta; ma se tu vedrai sol chiaro, marzo fia fino a gennaio.
La Candelora è il 2 febbraio.
Donna di monte, cavalier di corte.
Donna e luna, oggi serena e domani bruna.
Donna e popone, beato chi se n'appone.
Donna iraconda, mare senza sponda.
Donna oziosa, non può essere viziosa.
Donna si lagna, donna si duole, donna s'ammala, quando la vuole.
Donna specchiante, poco filante.
Donne, asini e noci, voglion le mani atroci.
Donne e buoi, de' paesi tuoi.
Donne e oche, tienne poche.
Dono di consiglio più vale che d'oro.
Dono molto aspettato è venduto e non donato.
Dopo il cattivo viene il buono.
Dopo morti, tutti si puzza a un modo.
Dove donna domina, tutto si contamina.
Dove è abbondanza di legne, ivi è carestia di biade.
Nei territori boschivi e nei terreni molto piantati, vi è poco foraggio.
Dove è stato il fuoco, ci sa sempre di bruciaticcio.
Riferito all'amore.
Dove la voglia è pronta, le gambe son leggere.
Dove manca l'inganno, ivi finisce il diavolo.
Dove molti peccano, nessuno si gastiga.
Dove non basta la pelle del leone, bisogna attaccarvi quella della volpe.
Dove non va acqua ci vuol la zappa.
Riferito alla collina.
Dove passa il campano nasce il grano.
Il campano è la campana appesa al collo dei bovini, per cui dove passano i bovini (con l'aratro), nasce il grano.
Dov'è popolo, è confusione.
Dove regna amore, non si conosce errore.
Dove son corna, son quattrini.
Il bestiame è la parte principale dell'economia di un podere.
Dove son femmine e oche, non vi son parole poche.
Dove sta un pane, può stare una parola.
Chi ti dà da mangiare, è autorizzato ad ammonirti.
Dove va il padrone, può ire il servitore.
Dove va la nave, può ire il brigantino.
Due bene, tre meglio, quattro male, e cinque peggio.
Due, non accesero mai lume.
Due piedi non istanno bene in una calza.
Due teste fanno un quadrello.
Duro con duro non fa buon muro.
Due persone ostinate possono difficilmente vivere insieme.
Porto Vecchio (Livorno)
È bene aver degli amici per tutto.
È buona quando si può contare.
È difficile condurre il can vecchio a mano.
È lieve astuzia ingannar gelosia, che tutto crede quando è in fenesia.
È mala cosa esser cattivo ma è peggio ancora esser conosciuto.
È male amico chi a sé è nemico.
È meglio ammazzare uno che mettere una cattiva usanza.
È meglio ardere una città che mettere una cattiva usanza.
È meglio dar la lana che la pecora.
È meglio dare e pentire, che tenere e patire.
Può riferirsi ad ogni cosa, ma generalmente ci si riferisce al bestiame, in quanto tenere per troppo tempo una bestia da soma può richiedere costi eccessivi.
È meglio errar con molti ch'esser savio solo.
È meglio esser capo di gatto che coda di leone.
È meglio esser capo di lucertola, che coda di dragone.
È meglio esser capo di luccio che capo di storione.
È meglio essere il primo a casa sua che il secondo a casa d'altri.
È meglio imbattersi che andare apposta.
È meglio imbattersi che cercarsi apposta.
Sia nell'amore che nell'amicizia.
È meglio morir con onore, che vivere con vergogna.
È meglio onore che boccone.
È meglio prendere che esser presi.
È meglio un beccafico che una cornacchia.
È meglio un garofano che un gambo di pera.
Esorta a comprare bestie grosse.
È meglio un tieni tieni, che cento piglia piglia.
Esorta a non donare le cose a malincuore.
È meglio viver piccolo che morir grande.
È meglio volta che stravolta.
Meglio una strada vecchia, lunga e sicura che una nuova e sconosciuta.
E' non si grida mai al lupo che non sia in paese.
È peggio la vergogna che il danno.
È più facile arrovesciare un pozzo che riformare un vecchio.
E' sa meglio il pazzo i fatti suoi, che il savio quegli degli altri.
E' si può fare il male a forza, ma non il bene.
È un cattivo andare contro il vento.
È un cattivo andare contro la corrente.
È un gran sordo quello che non vuole intendere.
Esempi e beneficj fanno gli amici.
Val d'Orcia
Fa bene, e non guardar a cui.
Fa forame il can per fame.
Fa prima il credito, e poi va e dormi.
Faccia chi può, prima che il tempo mute; che tutte le lasciate son perdute.
Chi può, si metta all'opera prima che cambino le cose, perché ogni lascia è persa.
Fame affoga fama.
La fame costringe la persona a far cose che gli apportano biasimo.
Fammi fattore un anno, se sarò povero, mio danno.
Fammi povera, ti farò ricco.
Riferito alla vite.
Fate del bene al lupo, che il tempo l'ha ingannato.
Fatta la roba, facciam la persona.
Una volta che abbiamo assolto ai nostri doveri, godiamocene i frutti.
Fatti buon nome e piscia a letto, e' diranno che hai sudato.
Fattor nuovo, tre dì buono.
Fattore, fatto re.
Fava e mela, coll'acqua allega.
Febbre autunnale, o è lunga o è mortale.
Febbre di maggio, salute per tutto l'anno.
Febbre quartana, il vecchio uccide, e il giovane risana.
Febbre terzana, non fe mai suonar campana.
Figlie, vigne e giardini, guardale dai vicini.
Figlio di fava e babbo di lino.
Le fave quando riscoppiano dopo il gelo, fanno il loro frutto, il lino invece no.
Fiorentin mangia fagiuoli, e' volevan gli Spagnuoli; li Spagnuoli sono venuti, Fiorentin becchi e cornuti.
Fiorentin per tutto, Roman distrutto.
Fiorentini ciechi, Senesi matti, Pisani traditori, Lucchesi signori.
Firenze non si duole se tutta non si muove.
I fiorentini cominciavano tardivamente le sommosse.
Formaggio, pane e pere, è pasto di cavaliere.
Formento, fava e fieno non si vollero mai bene.
Riferito alla difficoltà di coltivarle tutte e tre lo stesso anno.
Frenesia, gelosia, eresia, mai son sanate per alcuna via.
Fumo, fiore e corte, è tutt'uno.
Furbo, vuol dir minchione.
Gallinetta che va per cà, o la becca o l'ha beccà: se la non becca a desco, l'ha mangiato di fresco.
Gatta frisa, non fece mai bella coda.
Frisa, cioè ghiotta, leccarda.
Gatto che non è goloso non piglia mai sorcio.
Gelosia vien per impotenza, per opinione e per esperienza.
Genova, aria senza uccelli, mare senza pesce, monti senza legna, uomini senza rispetto.
Mare senza pesce, montagne senza alberi, uomini senza fede e donne senza vergogna.
Genova, prende e non rende.
Genovese aguzzo, piglialo caldo.
Gente allegra Iddio l'aiuta.
Gente assai, fanno assai, ma mangian troppo.
Chiamando tanti garzoni, si fa tanto lavoro ma si spende anche tanto per remunerarli.
Gentilezza corre la prima al perdono.
Giugno, la falce in pugno; se non è in pugno bene, luglio ne viene.
Giugno è il momento giusto per falciare il grano, a luglio è troppo tardi.
Gli alberi grandi fanno più ombra che frutto.
Gli amici e gli avvisi aiutano fare le faccende.
Gli amici hanno la borsa legata con un filo di ragnatelo.
Gli amici son buoni in ogni piazza.
Gli scarparelli la pietra la gli sciupa, la pietra la gli asciuga.
Gli storni son magri perché vanno a stormi.
Quando in molti hanno lo stesso lavoro, il guadagno è poco per tutti.
Gli stracci vanno all'aria.
I poveri sono sempre quelli che ci rimettono.
Gli uomini non si misurano a canne.
Godiamo, chè stentar non manca mai.
Gola degli adulatori, sepolcro aperto.
Gotta nell'ossa, dura fino alla fossa.
Gran fecondità non viene a maturità.
Gran nave vuol grand'acqua.
Gran pesto fa buon cesto.
Grande amicizia genera grand'odio.
Grasso monaco, grasso vitello.
Grasso ventre, grosso ingegno.
Grattugia con grattugia non guadagna.
Grave cura non ti punga, e sarà tua vita lunga.
Grossa testa non fa buon cervello.
Guadagno sotto il tetto, guadagno benedetto.
Il guadagno della stalla è una parte importante nell'economia del podere.
Guancia pulita, fronte ardita.
Guardati da aceto di vin dolce.
Bisogna stare attenti all'ira dei mansueti.
Guardati da chi consiglia a fine di bene.
Guardati da' segnati da Cristo.
Guardati dalla peste, dalla guerra e dai musi che guardano per terra.
Guardisi d'invecchiare chi non vuol tornar fanciullo.
Gusto guasto è come vin da fiasco.
Gusto pazzo, amor guasto.
I colpi non si danno a patti.
Cioè «i colpi non si danno secondo la misura destinata» (cfr. Patto, in Vocabolario degli accademici della Crusca, 1729-17384, vol. III, p. 525, § IX). Cfr. Benvenuto Cellini, Vita, lib. I, cap. LXXIII: «[...] raffermai dua colpi soli, che al sicondo mi cadde morto di mano, qual non fu mai mia intenzione; ma, sì come si dice, li colpi non si danno a patti.»
I consigli e il villano pigliali alla mano.
I cortigiani hanno solate le scarpe di buccie di cocomero.
I cortigiani hanno per suole bucce di cocomero.
I cortigiani è facile che perdano il loro ruolo.
I favori delle corti sono come sereni d'inverno e nuvoli di state.
I favori delle corti sono come il cielo limpido d'inverno e le nuvole d'estate.
I favori delle corti durano poco.
I Giudei non istanno bene co' Samaritani.[2]
I gran personaggi o non hanno figliuoli o non son saggi.
I granchi vogliono mordere le balene.
I mosconi rompon le tele de' ragni.
I panioni fermano, ma le civette chiamano.
I pastori per rubare le pecore si mettono nome lupi.
I pesci grossi mangiano i piccini.
I più buoni son messi in croce.
I poveri s'ammazzano, e i signori s'abbracciano.
I poveri sono i primi alle forche, e gli ultimi a tavola.
I primi amori sono i migliori.
I santi nuovi metton da parte i vecchi.
Le cose nuove fanno scordare quelle antiche.
I santi vecchi non fanno più miracoli.
Le cose nuove fanno scordare quelle antiche.
I troppi cuochi guastano la cucina.
I vecchi andrebbero ammazzati da bambini.[3]
Il barbiere non si contenta del pelo.
Il bello piace a tutti.
Il bisognino fa trottare la vecchia.
Il bisogno fa l'uomo bravo.
Il bruno il bel non toglie, anzi arricchisce le voglie.
Il bue mangia il fieno perché si ricorda che è stato erba.
Usato quando qualcuno da anziano si comporta proprio come faceva da giovane.
Il bue lascialo pisciare e saziar di arare.
Il buon lavoratore rompe il cattivo annuale.
Il buon lavoratore supera anche le cattive annate.
Il buono a qualcosa è l'asino del pubblico.
Chi è bravo in qualcosa, è obbligato a fare anche per chi non è buono a nulla.
Il buono fa camera col buono.
Il campanile non migliora la cornacchia.
Il grado posseduto non muta la persona.
Il cane in chiesa fu sempre il mal venuto.
Il cane s'alletta più con le carezze che colla catena.
Il carbone o scotta o tinge.
Il consiglio va raro invano.
Il consiglio del traditore è come la semplicità della volpe.
Il cortigiano è la seconda specie de' ribaldi.
Il cuculo fa l'ova nel nido della sterpazzuola.
Il cuor delle donne è fatto a spicchi come il popone.
Il cuore dei bricconi è un mare in burrasca.
Il cuore ha le sue ragioni e non intende ragione.[4]
Il curioso raccoglie frutto.
Il diavolo dove non può mettere il capo vi mette la coda.
Il diavolo è sottile, e fila grosso.
Il diavolo può tentare, ma non precipitare.
Ognuno ha la responsabilità dei suoi errori, le tentazioni e le occasioni sono solo scuse.
Il ferro lima il ferro.
Il fico vuole avere due cose, collo d'impiccato e camicia di furfante.
Quando il fico è maturo infatti torce il collo e si piega e il suo involucro si screpola ("camicia stracciata").
Il Fiorentino mangia sì poco e sì pulito, che sempre si conserva l'appetito.
Il formaggio, a merenda è oro, a desinare argento, a cena è piombo.
Il fumo va dietro ai belli.
Per fumo si intendono vanità, arroganza, superbia.
Il furfante in ogni luogo trova tre cose, osteria, prigione e spedale.
Il giusto ne soffre per il peccatore.
Il gran rado non fa vergogna all'aia.
Loda seminare il grano rado.
Il gran signor non ode, se non adulazion, menzogna e frode.
Il gran tempo a' gran nomi è gran veleno.
Il grano va a chi non ha sacca.
Il guadagno si fa il giorno della compra.
Riferito in particolare al bestiame.
Il ladro sta bene col malandrino.
Il leone ebbe bisogno del topo.
Il lupo avanti al gridare fugge.
Chi ha fatto qualcosa di male fugge anche prima di essere scoperto.
Il lupo d'esser frate ha voglia ardente mentre è infermo; ma sano se ne pente.
Il lupo mangia ogni carne, e lecca la sua.
Il lupo non caca agnelli.
Il lupo non guarda che le pecore sieno conte.
Il magnano tanto salta con le bolge quanto senza.
Essendo abituato a portarle sempre, è come se non le avesse.
Il mal del traditore ne va col pelo.
Il male non istà sempre dove si pone, se non sopra i gobbi.
Il male unisce gli uomini.
Nelle sofferenze comuni gli uomini si stringono di più.
Il maritare e l'impiccare è destinato.
Il medico pietoso fa la piaga puzzolente.
Il mèle si fa leccare perché è dolce.
Chi vuole essere amato, deve comportarsi dolcemente.
Il miglio mantiene la fame in casa.
Il pane di miglio non fa passare la fame.
Il mondo è di chi lo sa canzonare.
Il padrone non va per l'acqua.
Il pan di casa stufa.
Il pesce grosso mangia il minuto.
Il piangere puzza a' morti e fa male a' vivi.
Il pidocchio non ha faccia, e però sta saldo.
Riferito ai furfanti senza vergogna.
Il più ciuco è fatto priore.
Il più tira il meno.
Il poco mangiare e il poco parlare non fece mai male.
Il porco sogna ghiande.
Il porco vuol mangiare sporco e dormire pulito.
Il potestà nuovo manda via il vecchio.
Le cose nuove fanno scordare quelle antiche.
Il primo passo che ci conduce alla vita, ci conduce alla morte.
Il riso fa buon sangue.
Il riso fa cuore.
Il sano consiglia bene il malato.
Il servizio torna sempre a casa col guadagno.
Il tempo sana ogni cosa.
Il tempo scuopre la verità.
Il tignoso non ama il pettine.
Il titol di più onore è padre e difensore.
Il vecchio pianta la vigna, e il giovine la vendemmia.
Il venerdì ammazza il sabato.
Il vero ha il morbo in casa.
Il vero punge e la bugia unge.
Il vero non ha risposta.
Il viaggio alla morte è più aspro che la morte.
Il villano venderà il podere, per mangiare cacio, pane e pere.
Il vin nel fiasco non cava la sete di corpo.
Il vino che si pasteggia non imbriaca.
Il vino di casa non imbriaca.
Il vino nel sasso, ed il popone nel terren grasso.
In campo stracco, di grano nasce loglio.
In casa de' ladri non ci ruba.
In casa de' sonatori non si balla.
In casa sua ciascuno è re.
In chiesa co' santi, e in osteria co' ghiotti.
In fine le s'accomodan tutte.
In mancanza di cavalli gli asini trottano.
In pellicceria ci vanno più pelli di volpe che d'asino.
Alla fine dei conti i furbi hanno sorte peggiore degli sciocchi.
In un'ora nasce il fungo.
Innanzi il maritare, abbi l'abitare.
Insalata ben salata, ben lavata, poco aceto, ben oliata, quattro bocconi alla disperata.
Invan si pesca, se l'amo non ha l'esca.
Ira senza forza, nulla vale.
Centro storico di Volterra
L'acqua fa l'orto.
L'aglio è la speziera dei contadini.
L'agnello è buono anche dopo pasqua.
L'agnello umile succhia le mammelle della propria madre e quelle degli altri.
L'allegria è il primo rimedio della scuola salernitana.
L'amicizia si dee sdrucire, non istracciare.
L'amicizia deve stropicciarsi, ma non strapparsi
L'amicizie devono essere immortali, e le inimicizie mortali.
L'amicizie si fanno in prigione.
L'amico accenna e non balestra.
L'amico ammonisce e non offende.
L'amico dev'essere come il denaro.
L'amico non è conosciuto finché non è perduto.
L'amore è principio del bene e del male.
L'amore, l'inganno e il bisogno insegnano la rettorica.
L'aquila non piglia mosche.
L'aquile non fanno guerra a' ranocchi.
L'asino, per tristo che sia, se tu lo batti più del dovere, tira calci.
L'avarizia è scuola di ogni vizio.
L'avaro è come l'idropico; quanto più beve, più ha sete.
L'avaro è procuratore de' suoi beni, e non signore.
L'avaro non fa mai bene se non quando tira le calze.
L'avere non è solamente di chi l'ha.
L'economia è una gran raccolta.
L'elefante non sente il morso della pulce.
L'eloquenza del tristo è falso acume.
L'ingannato è chi inganna.
L'inganno va a casa dell'ingannatore.
L'innamorato vuol esser solo, savio, sollecito e segreto.
L'occhio vuol la sua parte.
L'olio e la verità tornano alla sommità.
L'onore è di chi sel fa.
L'onore porta oro, ma non l'oro l'onore.
L'onore va dietro a chi lo fugge.
L'onore inteso come "gli onori", o anche la fama, la celebrità.
L'orina fa onore al medico.
Grazie all'urina il medico può riconoscere alcune malattie.
L'oro s'afina al fuoco e l'amico nelle sventure.
L'orso sogna pere.
L'orzola, dopo due mesi va e ricôla.
L'orzola ricoglila dopo due mesi.
L'ospite e il pesce in tre giorni puzza.
L'uomo è fuoco e la donna è stoppa; vien poi il diavolo e gliel'accocca.
L'ultima cosa che si ha da fare, è il morire.
L'ultima pecora piscia nel secchiello.
Perché lo trova già vuotato dalle altre.
L'ultimo vestito ce lo fanno senza tasche.
Nulla si può portare nell'aldilà, riferito soprattutto agli avari.
L'uso doventa natura.
L'uso fa legge.
L'uso serve di tetto a molti abusi.
L'uso vince natura.
La bella donna è un bel cipresso.
Ovvero senza frutti.
La bella gabbia non nutre l'uccello.
La beltà senza la grazia è un amo senza l'esca.
La biscia si rivolta al ciarlatano.
La buona compagnia è mezzo pane.
La buona fama è come il cipresso.
Il cipresso una volta troncato, non riverdisce mai più.
La capra non contrasta col leone.
La carestia fa buona masseria.
La carne dela lodola piace ad ognuno.
La casa e la moglie si godono più d'ogni altra cosa.
La castagna di fuori è bella e dentro ha la magagna.
La catena non teme il fumo.
La catena tanto lega il padrone quanto lo guarda.
La colpa è sempre degli offesi.
La coscenza è come il solletico.
La dimenticanza è il rimedio dell'ingiuria.
La diritta è serva della mancina.
La donna è come la castagna; bella di fuori, e dentro è la magagna.
La donna è come l'appetito, va contentata a tempo.
La donna e l'uovo vuole un sol padrone.
La donna guarda più sott'occhio che non fa l'uomo a diritto filo.
La donna ne sa un punto più del diavolo.
La fama e il suono, fan le cose maggiori di quel che sono.
La fame caccia il lupo dal bosco.
La fame ha le spie per tutto.
La fame non conosce legge.
La forza caca addosso alla ragione.
La gatta frettolosa fece i gattini ciechi.
La guerra cerca la pace.
La guerra fa i ladri e la pace gl'impicca.
La lingua batte dove il dente duole.
La lingua unge e il dente punge.
La lode giova al savio e nuoce al matto.
La lontananza ogni gran piaga sana.
La maggior gloria del vincere è perdonare al vinto.
La mala compagnia fa cattivo sangue.
La matassa quanto più è arruffolata e meglio s'accomoda.
La morte, altri acconcia, altri disconcia.
La morte de' lupi è la salute delle pecore.
La morte è di casa Nonsisà.
La morte non perdona al forte.
La morte non sparagna re di Francia né di Spagna.
La morte non vuol colpa.
La morte paga i debiti, e l'anima li purga.
La morte pareggia tutti.
La morte viene, quando meno s'aspetta.
La mosca pungendo la tartaruga si rompe il becco.
La mosca tira i calci come può.
La musica ne' dissimili, e l'amicizia ne' simili.
La nave non va senza il battello.
La necessità non ha legge.
La necessità torna in volontà.
La paura guarda la vigna.
La paura della punizione frena i malfattori.
La pecora è per il povero, non il povero per la pecora.
La pecora rende molto ma vuole essere trattata bene.
La pecora guarda sempre se ha dietro l'agnello.
La pecora ha l'oro sotto la coda.
Riferito al concime.
La pecora sarebbe buona se avesse la bocca l'avesse in montagna e il culo in campagna.
Perché il dente è dannoso per le piante mentre il concime è prezioso e importante.
La pecora sul culo è benedetta e nella bocca maledetta.
Perché il dente è dannoso per le piante mentre il concime è prezioso e importante.
La perversità fa l'uomo guercio.
La porta di dietro è quella che ruba la casa.
La predica fa come la nebbia, lascia il tempo che trova.
La prima oliva è oro, la seconda argento, la terza non val niente.
La prima scodella piace a tutti.
La pulce salta perché l'è vergognosa.
La rana avvezza nel pantano, se ell' è al monte torna al piano.
La roba è fatta per i bisogni.
La roba non è di chi la fa, ma di chi la gode.
La rosolia in tre dì secca e va via.
La saggina ha la vita lunga.
La saggina sta molto sotto terra prima di nascere. (letterale)
La felicità del saggio ha vita lunga.
La segale nella polverina e il grano nella pantanina.
La segale nel terreno sottile e asciutto e il grano in quello grosso e umido.
La segale o il segalato fece morir di fame la comare.
La tosse a non curarla dura cento giorni, e a curarla cent'uno.
La tosse è il tamburo della morte.
La vanga ha la punta d'oro.
La verità è figliola del tempo.
La verità è madre dell'odio.
La verità è una sola.
La verità può languire ma non perire.
La verità vien sempre a galla.
La vicinanza è mezza parentela.
La vigna pampinosa fa poca uva.
La vipera morde il ciarlatano.
La vita cerca la morte.
La vita dell'adulatore poco tempo sta in fiore.
La volontà è tutto.
La volpe in vicinato non fa mai danno.
Lagrime di donne, fontana di malizia.
Lavora o abborraccia, ma semina finché non diaccia.
Lavoratore buono, d'un podere ne fa due; cattivo, ne fa un mezzo.
Lavoro fatto di notte non val tre pere cotte.
Le belle cose piacciono a tutti.
Le belle senza dote trovano più amanti che mariti.
Le bellezze son le prime spedite.
Le belle donne trovano facilmente marito.
Le bestie vecchie muoiono nella stalla de' contadini minchioni.
Le buone donne non hanno né occhi né orecchie.
Le buone parole acconciano i mali fatti.
Le buone parole non rompono i denti.
Le case grandi dal mezzo in su non s'abitano.
Le cattive compagnie conducono l'uomo alla forca.
Le cose rare son le più care.
Le cose vanno fatte quando se ne sente il bisogno.
Le donne arrivano i pazzi e i savi.
Le donne dicono sempre il vero; ma non lo dicono tutto intero.
Le donne hanno sette spiriti in corpo.
Le donne hanno l'anima attaccata al corpo con la colla cerviona.
Le donne per parer belle si fanno brutte.
Le donne piglian ben le pulci.
Le donne s'attaccano sempre al peggio.
Le donne son come i gatti, finché non battono il naso, non muoiono.
Le donne son figliuole dell'indugio.
Le donne son sante in chiesa, angele in istrada, diavole in casa, civette alla finestra e gazze alla porta.
Le donne sono il purgatorio della borsa, il paradiso del corpo, e l'inferno dell'anima.
Le fave nel motaccio, e il gran nel polveraccio.
Le femmine calano come la cassa de' mercanti.
Le leggi sono come i ragnateli.
Le mosche piccole si impigliano in essa e quelle grandi la sfondano.
Le mosche si posano sopra alle carogne.
Le parole son femmine, e i fatti son maschi.
Le ragazze piangono con un occhio, le maritate con due, e le monache con quattro.
Le secchie si metton a combatter col pozzo, e ne portan la testa rotta.
Le speziere migliori stanno ne' sacchetti piccoli.
Legala bene, e poi lasciala andare.
Legami mani e piei e gettami tra i miei.
Leva da capo e poni da piè.
Bisogna sia potare che annaffiare.
Loda il monte e tienti al piano.
Lontan dagli occhi, lontan dal cuore.
Luna mercurina tutto il ciel ruina.
La luna che nasce di mercoledì lascia presagire pioggia e tempeste.
Lupo affamato, mangia pan muffato.
Mal si balla bene se dal cor non viene.
Difficilmente si balla bene se non viene dal cuore.
Nessun divertimento giova se non viene dal cuore.
Male altrui consiglia, chi per sè non lo piglia.
Malinconia non paga debito.
Mano bianca è assai lavata.
Mangia bene e caca forte, e non aver paura della morte.
Mangiar molto e bever bene, e urlar quando la viene. [riferito alla gotta]
Masseria, masseria, viene il diavolo e portala via.
Matta è quella pecora che si confessa al lupo.
Meglio errar con molti che da sé stesso.
Meglio soli, che male accompagnati.
Meglio un aiuto che cinquanta consigli.
Meglio un prossimo vicino che un lontano cugino.
Meglio una sassata nella testa, che una ferita nell'onore.
Meno siamo a tavola, e più si mangia.
Milano la grande, Vinegia la ricca, Genova la superba, Bologna la grassa, Firenze la bella, Padova la dotta, Ravenna l'antica, Roma la santa.
Molta terra, terra poca; poca terra, terra molta.
La molta terra lavorata male, equivale a poca; la poca terra lavorata bene, equivale a molta.
Molti pochi fanno assai.
Monte, porto, città, bosco o torrente abbi se puoi per vicino o parente.
Morso di pecora non passa mai la pelle.
Né amico rinconciliato, né pietanza due volte cucinata.
Ne ammazza più la penna del medico che la spada del cavaliero.
Né mulo, né mulino, né fiume, né forno, né signore per vicino.
Ne' pericoli si vede chi d'amico ha vera fede.
Nell'uva, son tre vinaccioli; uno di sanità, uno di letizia, e uno di ubriachezza.
Nella botte piccola ci sta il vin buono.
Nella pace i giovani seppelliscono i vecchi, ma nella guerra i vecchi seppelliscono i giovani.[5]
Nella guerra d'amor vince chi fugge.
Nelle corti, la carità è tutta estinta, né si trova amicizia se non finta.
Nelle stracce e negli straccioni s'allevano di gran baroni.
Nessun diventò mai pover per far limosine.
Nessuna meraviglia dura più di tre giorni.
Niuna persona senza peccato, niun peccato senza rimorso.
Noci e pane, pasto da villano; pane e noci, pasto da spose.
Non a tutti vola il gufo.
Non bisogna contentar le donne se non del lino.
Non bisogna fare il diavolo più nero di quanto non sia.
Non c'è male senza bene.
Non c'è migliore specchio dell'amico vecchio.
Non c'è il peggior frutto di quello che non matura mai.
Non conosce la pace e non la stima, chi non ha provato la guerra in prima.[6]
Non dar del pane al cane ogni volta che dimena la coda.
Non è bello quel ch'è bello, ma è bello quel che piace.
Non è mai sì gran morìa, che non campi chicchessia.
Non è malvagio eguale a quel che si compiace del far male.
Non è più bel mestiere, che non aver pensiere.
Non è più bell'amor che la vicina, la si vede da sera e da mattina.
Non è traditore senza sospetto.
Non far mai bene, non avrai mai male.
Non fu mai guercio senza malizia.
Non fu mai sì bella scarpa, che non diventasse una ciabatta.
Non fu mai sì vaga rosa, che non diventasse un grattaculo.
Non ha più carta l'agnello che la pecora.
Il giovane non ha più sicurezza della vita rispetto al vecchio.
Non ha Vinegia tanti gondolieri, quanti Vicenza conti e cavalieri.
Non ischerzar coll'orso, se non vuoi essere morso.
Non istuzzicare l'orso, quando gli fuma il naso.
Non mi dare e non mi tôrre; non toccar quando son molle.
Riferito alla vite, personificata.
Non nevica tutto il verno.
Non nominare la fune in casa dell'impiccato.
Non riposa colui che ha carco d'altrui.
Non s'ara come s'erpica.
L'erpicatura è un lavoro più leggero rispetto all'aratura. Anche in senso figurato: ogni cosa va fatta in modo appropriato.
Non s'ha se non quello che si gode.
Non s'impara mai a vivere sino alla morte.
Non sa donare chi tarda a dare.
Non si deve incolpare se non fortuna.
Non si fa mantello per un'acqua sola.
Non si fa un mantello per una pioggia soltanto.
Non si fa un amico che serva una sola volta.
Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Non si può avere le pere monde.
Non si può avere le viti legate con le salsicce.
Non si può tenere la lingua a nessuno.
Non si sazia meno una formica per un granulo di grano, che si faccia un leofante per dieci staia.
Non si sente le campane piccole quando suonano le grandi.
Non si serra mai una porta che non se n'apra un'altra.
Non si vende la pelle prima che s'ammazzi l'orso.
Non sono in Arno tanti pesciolini quanti in Venezia gondole e camini.
Non tutte le pecore sono per il lupo.
Non v'è la peggio stretta di quella della falce.
Non v'è sabato senza sole, non v'è donna senza amore, né domenica senza sapore.
Non v'è termine più certo e meno intenso della morte.
O di paglia o di fieno, purché il corpo sia pieno.
O molle o asciutto, per San Luca semina.
San Luca è il 18 ottobre.
O sassi o pani, bisogna aver qualcosa in man pei cani.
Occhio bello, animo felino; occhio pesto, alma desta; occhio ridente, alma mordente.
Occhio con occhio fa mal riscontro.
Oggi fave, domani fame.
Ogni acqua spegne il fuoco.
Poche lacrime bastano a placare lo sdegno.
Ogni aiuto è buono.
Ogni buon detto fa retto.
Ogni cosa è meglio della morte.
Ogni dieci anni un uomo ha bisogno dell'altro.
Ogni difforme trova il suo conforme.
Ogni disuguaglianza amore agguaglia.
Ogni domane porta il suo pane.
Ogni formica ama il suo buco.
Ogni frutto vuol la sua stagione.
Ogni granchio ha la sua luna.
Ogni lasciata è persa.
Ogni male ha la sua ricetta.
Ogni muta, una caduta.
Esorta a non cambiare troppo spesso lavoranti, ma anche i lavoranti a non cambiare troppo facilmente padroni.
Ogni pazzo vuol dar consiglio.
Ogni prete può menare il cherico.
Ogni simile appetisce il suo simile.
Ogni trista acqua cava la sete.
Ogni tristo cane abbaia da casa sua.
Ogni uccello canta meglio nel suo nido che in quello degli altri.
Ogni uccello, d'agosto e di settembre è beccafico.
Ogni uccello fa festa al suo nido.
Ogni uomo è uomo, e ha cinque dita nelle mani.
Ogni vite vuol il suo palo.
Ogni vento non scuote il noce.
Ogni volpe ama la sua tana.
Ogni volta che uno ride, leva un chiodo alla bara.
Ognuno ama la giustizia a casa d'altri.
Ognuno è amico di chi ha un buon fico.
Ognuno è padrone in casa sua.
Ognuno ha da fare nel grado suo.
Ognuno vorrebbe il mestolo in mano.
Olio, aceto, pepe e sale, sarebbe buono uno stivale.
Onestà e gentilezza sopravanza ogni bellezza.
Onora il buono perché ti onori, onora il tristo perché non ti disonori.
Palla in bocca e fiasca in mano.
Pan d'un giorno, vin d'un anno.
Pan di miglio non vuol consiglio.
Pan di legno e vin di nugoli, e chi vuol mugolar mugoli.
La dieta dei montagnare consiste nel mangiar castagne e bere acqua.
Pan padovano, vin vicentino, carne furlana, trippe irivigiane.
Pane, noce e fichi secchi, ne mangerei parecchi.
Panno senese, si rompe prima che si metta in dosso.
Para via malinconia, quel c'ha da essere convien che sia.
Pari con pari bene sta e dura.
Paura de' birri, desio di regnare; fanno impazzare.
Pazzo è colui, che strazia sè per dar sollazzo altrui.
Pecora mal guardata, da ogni agnello è poppata.
Pecore contate, il lupo se le mangia.
Pecore conte, lupo le mangia.
Penitenza senza frutto, epiteto della corte.
Pensiero non pagò mai debito.
Per arricchire bisogna invitire.
Per arricchirsi, bisogna piantare viti.
Per conoscere un furbo ci vuole un furbo e mezzo.
Per fare un buon campo ci vuole quattro m: manzi, moneta, merda e mano.
Per fare una cosa bene, bisogna essere tagliati a buona luna.
Per riuscire bene in qualcosa bisogna esservi portati.
Per forza si fa l'aceto.
Con la forza, non si ottiene nulla.
Forzatamente non si può fare nulla di buono.
Per la ragion di Stato e di confini, son rovinati ricchi e poverini.
Per la Santa Cadelora, se nevica o se plora, dell'inverno siamo fuora; ma se c'è sole e solicello, noi siam sempre a mezzo il verno.
Per parlare di gioco, bisogna aver tenuto le carte in mano.
Per più non potere, l'uomo si lascia cadere.
Per San Bastiano, sali il monte e guarda il piano; se vedi molto, spera poco; se vedi poco, spera assai.
San Bastiano è il 20 gennaio. Riferito al grano che promette buona raccolta quando il freddo in inverno ha impedito alle sue foglie di crescere.
Per San Barnabà, l'uva viene e il fiore va.
San Barnabà è l'11 giugno.
Per San Michele, la succiola nel paniere.
San Michele è il 29 settembre, riferito alle castagne.
Per San Piero, o paglia o fieno.
San Piero è il 29 giugno.
Per San Tomè, piglia il porco per lo piè.
Per San Tommaso piglia il porco per il piede
San Tommaso è il 21 dicembre.
Per Sant'Andrea piglia il porco per la sèa; se tu non lo puoi pigliare, fino a Natale lascialo andare.
Per Santa Croce, pane e noce.
Santa Croce è il 14 settembre, le noci sono mature.
Per Santa Caterina, la neve alla collina.
Santa Caterina è il 25 novembre.
Per Santa Caterina, o neve o brina.
Per Santa Maria, il marrone fa la cria.
Per un peccatore perisce una nave.
Perché vada il carro, bisogna unger le ruote.
Perdona a tutti, ma niente a te.
Pere e donne senza romori, sono stimate le migliori.
Piacere fatto non va perduto.
Piccola acqua fa cessar gran vento.
Poche lacrime bastano a placare un grande sdegno.
Piccola pietra gran carro riversa.
Piccola scintilla può bruciare una villa.
Piccola spugna ritiene acqua.
Piccole ruote portan gran fasci.
Piccolo ago scioglie nodo stretto.
Piccolo vento accende fuoco, e il grande lo smorza.
Piè di montagna, porto di mare, fanno l'uomo profittare.
Pippion da prima, cappone a mezzo, arrosto a sezzo.
Pisa, pesa per chi posa.
Allude alla pesantezza dell'aria pisana.
Piscia chiaro, e abbi in tasca il medico.
Più da noi è bramato, chè più ci vien negato.
Più ne sa un pazzo a casa sua, che un savio a casa d'altri.
Più vale il cuore che il sangue.
Vale più un amico che un parente.
Più vale mestiero che sparviero.
Lo sparviero in pugno era un passatempo degli antichi nobili.
Più vale un pan con amore che un cappone con dolore.
Più vale una savia donna filando, che cento triste vegliando.
Pizzica e gratta, rogna fatta.
Placato il cane, facile è rubare.
Poca barba e men colore, sotto il ciel non è peggiore.
Poca brigata, vita beata.
Poca uva, molto vino; poco grano, manco pane.
Quando il vino è poco può comunque bastare, il pane invece finisce presto.
Poco e spesso empie il borsello.
Poco fiele fa amaro molto miele.
Poco mosto, vil d'agosto.
Poco vino, vendi al tino; assai mosto, serba a agosto.
Poeti, pittori, strologi e musici fanno una gabbia di matti.
Poni i porri e sega il fieno, a qualcosa la chiapperemo.
Presto per natura, e tardi per ventura.
Riferito alla sementa.
Prima di domandare, pensa alla risposta.
Prima di scegliere l'amico bisogna averci mangiato sale sett'anni.
Piuttosto pecora giusta, che lupo grasso.
Qualche volta si vuol dar passata.
Quando c'è la volontà c'è tutto.
Quando canta il Cucco v'è da far per tutto; o cantare o non cantare, per tutto c'è da fare.
Quando canta il Firinguello, buono o cattivo, tienti a quello.
Il fringuello canta d'inverno, quando non conviene cambiare padrone.
Quando canta il Ghirlindò, chi ha cattivo padron mutar lo può.
Il ghirlingò canta in primavera, quando il contadino tende a cercare un nuovo padrone.
Quando canta il Merlo, chi ha padron si attenga a quello.
Il merlo canta a settembre e ottobre, periodo in cui un contadino non dovrebbe mai trovarsi senza padrone.
Quando canta l'Assiolo, contadin semina il fagiolo.
Quando del bel servir, mal si raduna.
Quando è caduta la scala, ognun sa consigliare.
Quando è su' granai non se ne può aver senza denai.
Quando i furbi vanno in processione, il diavolo porta la croce.
Quando il caso è disperato, la provvidenza è vicina.
Quando il fico serba il fico, tu, villan, serba il panico.
La mancata caduta dei fichi dall'albero lascia presagire un cattivo raccolto per l'anno successivo.
Quando il grano è ne' campi, è di Dio e de' Santi.
Quando il grano è ne' campi, è di tutti quanti.
Quando il grano è nei campi è esposto a mille casi.
Quando il grano ricasca, il contadino si rizza.
Il grano ricasca quando è fitto e rigoglioso.
Quando il lupo mangia il compagno, crede si dee sterile la compagnia.
Quando il padre marita la figlia, egli ha casa e vigna; quando l'ha meritata non ha né vigna né casa.
Quando il tempo si muta, la bestia starnuta.
Quando il villano è sul fico, non conosce né parente né amico.
Quando l'anno vien bisesto, non por bachi e non far nesto.
Secondo la superstizione popolare, ogni cosa riesce male negli anni bisestili.
Quando la febbre caca su' labbri è buon segno.
Un'eruzione sulle labbra dopo la febbre è un buon segno prognostico.Quando la milza cresce, il corpo dimagra.
Quando la pera è matura, bisogna che caschi.
Quando la pera è matura, casca da sè.
Quando la volpe predica, guardatevi, galline.
Quando le fave sono in fiore, ogni pazzo è in vigore.
Quando le volpi si consigliano, bisogna chiudere il pollajo.
Quando luce e dà il sole, il pastor non fa parole.
Il pastore, infatti, esce subito per portare le pecore in campagna.
Quando mette la querciola, e tu semini la cicerchiola.
Quando nevica, il lupo predica.
Quando odi altrui mancamenti, chiudi la lingua fra i denti.
Quando Siena piange, Firenze ride.
Riferito al meteo e non solo. Presente anche nella forma inversa.
Quando suona il campanone, tutto l'agnello è bozzone.
Il campanone suona per San Giovanni (24 giugno), in quei giorni arriva il grande caldo e l'agnello non è più buono.
Quando tutti ti dicono briaco va a dormire.
Quanto più ciondola, più ugne.
Riferito all'ulivo.
Quattrin sotto il tetto, quattrin benedetto.
Il guadagno dalla stalla è una parte importante nell'economia del podere.
Quanti vanno alla forca che non n'han né mal né colpa.
Quei consigli son sprezzati che son chiesti e ben pagati.
Quel che alla donna ogni segreto fida, ne vien col tempo a far pubbliche gride.
Quel che è fatto è reso.
Quel che si dona, luce; quel che si mangia, pute.
Ramo corto, vendemmia lunga.
Riferito alla vite.
Rana di palude sempre si salva.
Rana, o salta o piscia, e non sbrana.
Rivoltami, che mi vedrai.
Riferito alla terra (personificata), che chiede la vanga.
Rogna birresca, quando credi che la sia guarita, rinfresca.
Rosso, mal pelo.
Rovo, in buona terra covo.
Là dove crescono i rovi, la terra è buona per coltivarci il grano.
Sa più il papa e un contadino, che il papa solo.
Saluti di sbirri giustificano la persona.
San Barnabà, il più lungo della 'stà.
San Luca, cava la rapa e metti la zucca.
San Luca è il 18 ottobre.
Sanno più un savio e un matto, che un savio solo.
Savie all'impensata e matte alla pensata.
Scrofa magra, ghianda s'insogna.
Sdegno cresce amore.
Sdegno d'amante poco dura.
Sdegno e vergogna son pien d'ardire.
Se ari male, peggio mieterai.
Se d'aprile a potar vai, contadino, molt'acqua beverai e poco vino.
S'è grande è oziosa; s'è piccola è viziosa; s'è bella è vanitosa; s'è brutta è fastidiosa.
Se il buon prospera, ognun prospera.
Se il grande fosse valente e il piccolo paziente e il rosso leale, ognun sarebbe eguale.
Se il lupo sapesse come sta la pecora, guai a lei.
Se il tuo gatto è ladro, non lo cacciar di casa.
Se la donna vuol, tutto la puol.
Se la tosse non si cava, la fossa si scava.
Se le donne fossero d'oro non varrebbero un quattrino.
Se lodi il buono, diverrà migliore; biasima il tristo e' diverrà peggiore.
Se non si maritassero altro che le belle, cosa farebbero le brutte?
Se occhio non mira, cuor non sospira.
Se piove per la Pasqua, la susina s'imborzacchia.
Se piove per San Barnabà, l'uva bianca se ne va; se piove mattina e sera, se ne va la bianca e la nera.
San Barnabà è l'11 giugno.
Se se n'avvede me l'abbo, se non se n'avvede me la gabbo.
Se tu vuoi della vite trionfare, non gli tôrre e non gli dare, e più di due volte non la legare.
Se tu vuoi empir le tina, zappa il miglio in orecchina.
Se tu vuoi star sano, piscia spesso come il cane.
Se un cieco guida l'altro, tutti due cascano nella fossa.
Se volasse il castrone, sarebbe miglior del cappone.
Se vuoi condurre un uomo a imbarbogire, fallo ingelosire.
Se vuoi guardar la casa, fai un uscio solo.
Se vuoi la buona rapa per Santa Maria sia nata.
Se vuoi piaceri, fanne.
Senza Cerere e Bacco è amor debole e fiacco.
Senza il pastore non va la pecora.
Senza suono non si balla.
Riferito al suono delle monete.
Sera rossa e nero mattino, rallegra il pellegrino.
Seren fatto di notte, non val tre pere cotte.
Serva tornata non fu mai buona.
Una serva che torna a lavorare per lo stesso padrone dopo essere stata licenziata non dà mai buoni risultati.
Servi, e non badare a chi.
Servigio riaccende amore.
Sesto, Peretola e Campi son la peggio genìa che Cristo stampi.
Settembre, l'uva e il fico pende.
Si batte la sella per non battere il cavallo.
Chi non se la può prendere con chi vorrebbe, se la prende con chi può.
Si predica bene e si razzola la male.
Signor di maggio dura poco.
Riferito al Signore delle feste che si tenevano a Firenze nel mese di maggio.
Simili con simili, e impàcciati co' tuoi.
S'impiccano i ladrucci, e non i ladroni.
Soli non si starebbe bene nemmeno in Paradiso.
Solo dir posso ch'è mio, quanto godo e do per Dio.
Son meglio le fave che durano, che i capponi che vengon meno.
Sopra il nero, non v'è colore.
Sottil filo cuce bene.
Sotto consiglio non richiesto gatta ci cova.
Sotto la bianca cenere, sta la brace ardente.
Sotto la scuffia spesso è tigna ascosa.
Spada in bassa mano, non è senza taglio.
Spesso si dà per forza quel che si nega per cortesia.
Sta meglio il grano al campo, che al mulino.
Sulla gioventù non si fece mai male.
Negli acquisti (di bestiame e non solo) non si sbaglia mai puntando sulla gioventù.
Suon di campana non caccia cornacchia.
Tal guaina tal coltello.
Tal susina mangia il padre, che allega i denti al figliuolo.
I figli spesso pagano sulla loro pelle gli errori dei padri.
Tal ti fa il bellin bellino che ti mangerebbe il core.
Tal ti ride in bocca che dietro te l'accocca.
Tale dà un consiglio per uno scudo, che nol torrebbe per un quattrino.
Tante tramute, tante cadute.
Esorta a non cambiare troppo spesso lavoranti, ma anche i lavoranti a non cambiare troppo facilmente padroni.
Tante volte al pozzo va la secchia, ch'ella vi lascia il manico o l'orecchia.
Tanto caca un bue, quanto un uccellino.
Tanto è dire raperino, quanto ladro e assassino.
Tanto è ladro chi ruba che chi tiene il sacco.
Tanto è morir di male, quanto d'amore.
Tanto è tenere che scorticare.
Tanto mangia il povero quanto il ricco.
Tanto sa altri quanto altri.
Tanto va la rana al poggio, che ci lascia la pelle.
Tempo e fantasia si varia spesso.
Tempo rimesso di notte, non val tre pere cotte.
Terra bianca, tosto stanca.
Terra coltivata, ricolta sperata.
Terra magra fa buon frutto.
Terra nera, buon grano mena.
Testa calva, piazza di pidocchi.
Tosse d'estate conduce al sagrato.
Tosse d'inverno vuol governo.
Tra corsale e corsale non si guadagna se non barili vuoti.
Tra furbo e furbo mai non si camuffa.
Tra maggio e giugno fa il buon fungo.
Tra mal d'occhio e l'acqua cotta, al padron non gliene tocca.
Riferito alla raccolta delle fave. Infatti il maldocchio (succiamele delle fave) è un parassita che distrugge le fave, i contadini cuociono (acqua cotta) le fave senza dividerle con il padrone, in entrambi i casi quindi il padrone non raccoglie fave.
Tradimento piace assai, traditor non piacque mai.
Tral cuoco e il canavaccio non è mai nimicizia.
Tre cose son cattive magre, oche, femmine e capre.
Tre cose vuole il campo, buon lavoratore, buon seme e buon tempo.
Tre donne fanno un mercato e quattro fanno una fiera.
Tre fili fanno uno spago.
Tre furfanti fanno una forca.
Trista a quella pecora che ritorna al branco.
Troppo lungo non fu mai buono.
Tutte le bocche son sorelle.
Tutte le volpi alla fine si riveggono il pellicceria.
Tutto è meglio della morte.
Tutto il male non vien per nuocere.
Tutto il rosso non è buono, tutto il giallo non è cattivo.
Tutto il rosso non son ciliegie.
Tutto s'accomoda fuorché l'osso del collo.
Un barbiere tosa l'altro.
Un bel naso fa un bell'uomo.
Un canestro d'uva non fa vendemmia.
Un carro di fastidi non paga un quattrin di debito.
Un diavolo conosce l'altro.
Un nemico è troppo, e cento amici non bastano.
Un neo cresce bellezza.
Un noce in una vigna, una talpa in un prato, un legista in una terra, un porco in un campo di biada, e un cattivo governatore in una città, sono assai per guastare tutto.
Un pazzo getta una pietra nel pozzo, che poi ci voglion cento savi a cavarla fuori.
Spesso pronunciato in merito agli scandali e agli scompigli.
Un poco e un poco fa un tocco.
Un torso di pera cascata, è la morte di mille mosche.
Un uomo ne val cento, e cento non ne vagliono uno.
Un uomo nuoce a cento, e cento non giovano a uno.
Una bella porta rifà una brutta facciata.
Una bella bocca fa da sola un bel viso.
Una goccila di mèle concia un mar di fiele.
Una mano lava l'altra, e tutte e due lavano il viso.
Una pecora infetta, n'ammorba una setta.
Una pecora marcia ne guasta un branco.
Una pera fradicia ne guasta un monte.
Una piccola catena muove gran peso.
Una pulce non leva il sonno.
Una voglia non fu mai cara.
Una volta passa il lupo.
Uno da sè, non può far nulla.
Uno fa i miracoli e l'altro raccoglie i moccoli.
Uno fa le veci, e l'altro ha le noci.
Uno leva la lepre, e un altro la piglia.